Pere, serve una vera unità di crisi

Dalla vetrina di Futurpera Bergami chiede meno frammentazione dell'offerta. Ma il settore produttivo si muove in ordine sparso

Bisognava arrivare alle conclusioni della terza giornata di convegni al World Pear Forum di Futurpera per sentire di nuovo parlare di mancanza di aggregazione. Ci ha pensato Albano Bergami, vicepresidente dell’Oi Pera, che commentando l’esito della tre-giorni fieristica ha detto: “Insieme al Cso Italy abbiamo lavorato per dare agli operatori un’offerta convegnistica capace di dare risposte concrete alle maggiori criticità del settore. Ma, naturalmente, continuano a permanere alcune difficoltà in ambito commerciale, primo tra tutti una frammentazione dell’offerta. Per questo motivo serve un’aggregazione totale, non la divisione in piccoli o grandi gruppi strutturati, ma una vera unità del comparto”.

Se la distribuzione si aggrega, la produzione può rimanere frammentata?

Perché, a conti fatti, più della cimice, della maculatura bruna, dell’avverso andamento climatico e della mancanza di nuovi mercati può, sempre e ancora, la frammentazione dell’offerta. È un refrain a cui ci hanno abituato i produttori ortofrutticoli, non solo quelli di pere. Intanto, però, la grande distribuzione organizzata corre ai 1.000 all’ora per mantenere la posizione e presentarsi sempre più aggregata. Basta pensare all’acquisizione dei pdv Auchan da parte di Conad, o all’entrata in VéGé di Bennet.

E la produzione come risponde? Ferma a 20-30 anni fa, stessi discorsi e, spesso, stesse liturgie. E, se non c’è riuscito Luca Granata con Opera, il sistema produttivo è destinato a soffrire ancora.

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