Luci e ombre nella campagna 2018 di pesche e nettarine

Secondo Fruitimprese Emilia Romagna il 2018 viaggia a diverse velocità per pesche e nettarine, mentre aumentano i volumi di pere William

Giancarlo Minguzzi presidente di Fruitimprese Emilia Romagna

“Sono in progressiva e forte diminuzione le raccolte di pesche e nettarine in Emilia Romagna che termineranno circa a metà settembre, ma anche nelle altre regioni la disponibilità diminuirà del 50% nelle prossime settimane con prezzi in miglioramento. Dal punto di vista del reddito il bilancio di pesche e nettarine si potrà considerare positivo per la parte iniziale (maggio-giugno) e finale poiché nei mesi centrali (luglio e fino al 25 agosto) la pressione di Grecia e Spagna si è fatta sentire, quindi vedremo a consuntivo prezzi inferiori alle aspettative”.

A tracciare un primo bilancio della campagna della frutta estiva nel 2018 è Giancarlo Minguzzi, presidente di Fruitimprese Emilia-Romagna e della Op Minguzzi Spa di Alfonsine (Ra).

Pere in aumento  i volumi di Abate

Procedono bene anche le vendite delle susine e già dalla prossima settimana inizierà la raccolta di Angeleno le cui quantità sono previste in calo rispetto allo scorso anno sia in Italia ma soprattutto in Spagna”.

Sul fronte pere è terminata la raccolta di William con un calibro inferiore rispetto alla scorso ma con quantitativi simili, mentre Abate è ora in piena raccolta e si prevede un raccolto leggermente superiore allo scorso anno. “Per la determinazione del valore – aggiunge Minguzzi – occorrerà verificare la produzione di pere in Belgio e Olanda dove il raccolto dovrebbe essere di calibro inferiore alla media. Le mele precoci già raccolte in Emilia Romagna stanno dando soddisfazioni ai produttori, grazie ai magazzini vuoti lasciati dalla scorsa stagione e complice anche una rinnovata selezione di cloni di mele Gala”.

Infine le albicocche. “Nonostante una produzione inferiore allo scorso anno specialmente in Emilia Romagna – conclude Minguzzi – continua da parte dei clienti sia in Italia ma anche all’estero la richiesta di prodotto di qualità che non sempre sappiamo offrire. E non si può più contare sull’industria che fino a qualche anno fa differenziava e valorizzava il prezzo dell’albicocca”.

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