Il Bergamotto di Reggio Calabria diventa Igp

Via libera dal Masaf, il prossimo step il riconoscimento definitivo comunitario. Esulta la filiera reggina, 300 operatori per più di 1.500 ettari su 150 chilometri di costa e 50 comuni interessati

Il bergamotto di Reggio Calabria è oggi destinato soprattutto all'industria profumiera
Il bergamotto è oggi destinato soprattutto all'industria profumiera

Dopo due anni e mezzo di istruttoria il ministero dell’Agricoltura e della sovranità alimentare e delle foreste (Masaf) ha approvato l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria e il relativo disciplinare di produzione. Esulta la filiera reggina che annovera circa 300 operatori tra bergamotticoltori, trasformatori e associazioni.

Un prodotto nutraceutico e salutistico che potrà ora spuntare prezzi maggiori

Rosario Previtera, alla guida del Comitato promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria Igp
Rosario Previtera, presidente del Comitato promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria Igp

“L’Igp offre una grande opportunità a tutti i produttori, i quali finalmente si sganceranno dal giogo secolare del prezzo dell’essenza e potranno finalmente entrare nel mercato italiano e internazionale del fresco e dei derivati -fa sapere Rosario Previtera presidente del Comitato promotore per il Bergamotto di Reggio Calabria Igp e la sua tutela e valorizzazione-. Attendiamo la convocazione dell’assessore all’agricoltura Gianluca Gallo, al fine di coordinare insieme i tempi e i luoghi per la prossima tappa che consiste nella cosiddetta audizione pubblica o riunione di pubblico accertamento. Mi auguro che entro pochi mesi da oggi si riesca a ottenere la cosiddetta “protezione nazionale transitoria” ovvero il riconoscimento e la possibilità di commercializzare il prodotto Igp  entro i confini nazionali per poi passare successivamente al riconoscimento definitivo comunitario come previsto dalla normativa europea”.

Il disciplinare dell’Igp Bergamotto di Reggio Calabria è di fatto stringente come quello Dop: prevede la produzione e la trasformazione del prodotto esclusivamente all’interno dell’area vocàta e si estende ai derivati dell’industria agroalimentare. “Abbiamo ampliato l’area di produzione fino a 50 comuni. L’Igp  finalmente tutelerà la filiera reggina da quelle produzioni bergamotticole che da alcuni anni sempre più si sono diffuse nelle altre province e regioni, immesse sul mercato a prezzi stracciati. Il nostro comitato si trasformerà, come previsto dalla normativa, in Consorzio di tutela anche secondo i nuovi dettami del nuovissimo regolamento comunitario sulle Indicazioni Geografiche. E sta già lavorando ad alcuni progetti di valorizzazione del sistema prodotto-territorio che coinvolgerà la filiera, i comuni e il turismo esperienziale”.

L’Igp incoraggerà pratiche agricole più sostenibili

Elena Albertini, membro del direttivo di Origin Italia l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche
Elena Albertini, membro del direttivo di Origin Italia

“In queste settimane il Regolamento comunitario per le Indicazioni Geografiche sta cambiando e punterà a una maggiore semplificazione ma anche a una ulteriore tutela e a una migliore tracciabilità. E i Consorzi avranno un ruolo ancora più significativo sui controlli e sulla trasparenza contro le frodi e i danni all’immagine dei prodotti di qualità” fa notare Elena Albertini, membro del direttivo di Origin Italia, l’Associazione Italiana Consorzi Indicazioni Geografiche. Secondo Roberto Capobianco, presidente nazionale di Conflavoro-Pmi, “l’Igp Bergamotto di Reggio Calabria porterà investimenti e sviluppo e nuova occupazione al Mezzogiorno”. Giuseppe Falcone di Anpa-Liberi Agricoltori rileva che “l’adesione alle norme e ai requisiti stabiliti per ottenere e mantenere l’Igp incoraggerà l’adozione di pratiche agricole sostenibili e di elevata qualità. I produttori dovranno affrontare la sfida conformandosi a standard rigorosi e gestendo l’evoluzione della domanda di un prodotto certificato”.

“È  stato raggiunto un obiettivo importante per tutti gli agricoltori del comprensorio bergamotticolo provinciale, con più di 1.500 ettari per 150 chilometri di costa e cinquanta comuni interessati -riflette Tommaso Trunfio, giovane presidente della cooperativa bergamotticola Bergamia aderente all’Op Frujit, che ha coinvolto più di duecento agricoltori-.  Riuscire ad avere il marchio Igp sul nostro frutto e sui derivati significherà spuntare prezzi maggiori sul mercato del fresco del Nord Italia, che richiede sempre più prodotto in quanto nutraceutico e salutistico. Ma soprattutto questo marchio finalmente ci tutelerà e difenderà dall’introduzione sempre più spinta di bergamotti che giungono insistentemente da un biennio da altre regioni del Meridione, con gravi danni per la nostra economia locale. Vogliamo poi essere liberi dalla storica e consolidata industria dell’essenz,a che oggi stabilisce dall’alto il prezzo del bergamotto fuori dalle logiche di libero mercato”.

 

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