Arancia, il declino di un frutto Top

L’arancia, fino agli inizi degli anni Ottanta, era il frutto più consumato al mondo. Con poco più di 40 milioni di tonnellate, superava l’altro frutto “internazionale” per eccellenza, ovvero le banane, di quasi tre milioni di tonnellate. Oggi, con una situazione dei consumi mondiali profondamente mutata, questa situazione è stata ribaltata a tal punto che le banane hanno visto quasi triplicare i volumi prodotti, arrivando a ben 115,24 milioni di tonnellate, mentre l’arancia è aumentata in maniera meno marcata, per un totale mondiale di 73,19 milioni di tonnellate (dati FAO).

Ad aggravare il quadro complessivo, ci ha pensato anche un altro frutto eccellente, la mela, che in pochi anni ha raggiunto le zone alte delle classifiche dei consumi a discapito proprio dell’arancia. A livello produttivo quindi il trend mondiale è caratterizzato da una generale flessione che ormai persiste da tempo nei Paesi di antica tradizione come Italia, Israele e Stati Uniti, mentre le performance migliori si evidenziano per Paesi come il Brasile e la Cina, che oggi confermano la loro leadership a livello mondiale.

Nonostante questo, l’Italia rimane il terzo Paese del Mediterraneo per produzione di agrumi e il dodicesimo a livello mondiale, con superfici in netto calo ma una produzione in crescita, trainata soprattutto da Sicilia e Calabria. Bene le superfici a regime biologico che registrano quote in aumento in buona parte del Sud Italia.

In Italia, la stagione delle arance, partita da poche settimane, sta mostrando il suo lato debole, con rese ancora insoddisfacenti e una colorazione del prodotto non ottimale a causa delle elevate temperature registrate negli ultimi mesi. Il dato positivo è che la qualità risulta comunque buona in molti areali produttivi del Sud Italia, anche se per la stagione in corso è atteso un calo nel volume di arance italiane di circa il 20-30%, a seconda delle zone. Persiste il problema del virus Tristeza, che si è diffuso ormai in tutta la Sicilia decimando molte coltivazioni. Ad oggi sono circa 5.000 gli ettari di agrumi andati persi e che sono stati sostituiti con nuove varietà resistenti alla patologia su un totale di 49.000 ettari.

Sono i Paesi dell’Unione Europea (28) che acquistano i quantitativi più rilevanti del nostro prodotto, ben l’81% del totale. La Germania è stata il principale sbocco, con il 25% del volume complessivo e quantitativi del 30% in meno rispetto alla campagna precedente. Calo delle spedizioni anche per Francia (-17%) ed Austria (-16%) rispettivamente al 13% e 10% del totale, a seguire Belgio e Svezia al 5% del complessivo, in diminuzione di 7 e 13 punti percentuali sulla stagione scorsa. Solo verso la Spagna abbiamo esportato volumi maggiori rispetto al passato, raggiungendo il 4% del complessivo esportato. Polonia e Repubblica Ceca registrano quantitativi in discesa sul periodo 2017/18, mentre le spedizioni verso i Paesi europei Extra-UE28 flettono del 7% con una rappresentatività al 19% del totale. In lieve calo le spedizioni verso la Svizzera (solo l’1% in meno) e -8% sul 2017/18 verso la Norvegia.

La bilancia commerciale rimane negativa

Il saldo della bilancia commerciale italiana (calcolato sull’anno solare) nel 2018, si conferma negativo anche se in riduzione rispetto al 2017. Secondo i dati diffusi dall’Istat, durante la campagna commerciale 2018/19 (settembre-maggio), le esportazioni di arance italiane, con poco più di 100.000 tonnellate, sono diminuite del 22% rispetto alla stagione 2017/18. Anche in termine di valore si segnala un calo di 10 punti percentuali in meno rispetto alla campagna precedente.

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