Via libera alle Tea, rivoluzione per il mondo sementiero

Il Parlamento europeo approva la proposta di regolamentazione delle nuove tecniche genomiche invocate dal mondo agricolo per rispondere alle criticità del climate change

L'Ue apre alle tecniche di evoluzione assistita (Tea)
L'Ue apre alle tecniche di evoluzione assistita

Continua l’avvicinamento dell’Ue alle richieste degli agricoltori. Con 307 voti a favore, 263 contrari e 41 astenuti, la plenaria di Strasburgo ha approvato la proposta di regolamentazione delle Tea (tecniche di evoluzione assistita) o Ngt (New Genomic Techniques), come genome editing e cisgenesi, finora vietate in quanto considerate Ogm, invocate dal mondo agricolo per rispondere con varietà più resilienti agli effetti del cambiamento climatico e all’incremento dei patogeni che riducono drammaticamente la produzione.

Data storica

“È  una data storica -ha detto in aula la relatrice della proposta, Jessica Polfjärd-, il Parlamento ha votato per la scienza, la sicurezza alimentare e il sostegno agli agricoltori europei. Dopo un decennio di stasi abbiamo deciso di regolamentar le Ngt”.

Diverse associazioni di categoria, Coldiretti, Confagricoltura, Cia-Agricoltori Italiani, in primis, avevano sollecitato l’approvazione per rispondere più efficacemente alle criticità del climate change e alle nuove possibilità offerte dalla nutraceutica. “Il via libera alla nuova genetica green no Ogm permetterà di selezionare nuove varietà vegetali, con maggiore sostenibilità ambientale, minor utilizzo di input chimici, ma anche resilienza e adattamento dei cambiamenti climatici, nel rispetto della biodiversità e della distintività dell’agricoltura italiana ed europea” afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini. Un passo determinante, sottolinea l’associazione, che in Italia potrà giovarsi del primo storico accordo siglato esattamente tre anni fa tra agricoltori e scienziati per la una nuova genetica green tra la Coldiretti e la Siga (Società italiana di genetica agraria).

Per Confagricoltura il voto in plenaria “riconosce l’importanza di fornire agli agricoltori gli strumenti necessari per garantire la capacità produttiva e conseguire gli obiettivi di sostenibilità”. E ricorda che l’Italia si è già portata avanti autorizzando formalmente la sperimentazione in campo delle tecniche di evoluzione assistita. I tempi però sono stretti. E l’auspicio dell’associazione è di un’azione diplomatica del ministro Lollobrigida nell’ambito del Consiglio Agricoltura Ue per arrivare all’approvazione prima della scadenza dell’attuale legislatura.

Meno costi e tempi più veloci

Una decisione gradita anche alle aziende sementiere, costrette a impiegare un decennio per portare sul mercato cultivar attraverso incroci e con maggiori costi. Secondo Alessandro Vitale, dirigente di ricerca del Cnr all’Istituto di biologia e biotecnologia agraria di Milano e membro del consiglio direttivo della Società italiana di genetica agraria (Siga), con la nuova metodologia “si risparmierebbe il 90% dei 100 milioni oggi necessari per portare un prodotto geneticamente modificato sul mercato e si dimezzerebbero i tredici anni di tempo attualmente necessari”.

Il via libera dell’Ue arriva comunque in zona Cesarini, a scadenza di mandato, in ampio ritardo rispetto ad altri Paesi (Usa, Uk, Israele, Cina) che stanno già adottando queste tecnologie e hanno accumulato un vantaggio operativo.

Aspetti da chiarire

Ci sarà tempo per verificare il testo, anche a causa dei tanti emendamenti. Alcuni punti dovranno poi essere ancora chiariti lungo l’iter di approvazione. Sulla non brevettabilità, che il provvedimento vorrebbe affermare, non è tutto scontato. Un punto essenziale,  precisa la Coldiretti, è legato al sostegno che potrà essere assicurato dalla ricerca pubblica, con l’abbandono della logica del brevetto delle multinazionali delle sementi. “Si tratta di un sostegno della competitività delle imprese agricole -sottolinea Prandini-, che hanno la necessità di innovare per crescere. Una grande sfida per far tornare gli agricoltori protagonisti della ricerca senza che i risultati finiscano nelle mani di poche multinazionali proprietarie dei brevetti”.

Che cosa succederà poi per il biologico? Si potranno avere prodotti bio modificati geneticamente? Da definire anche l’impatto sui prodotti tutelati dal marchio europeo, Dop e Igp: cosa succederà ai disciplinari?

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