#vocidellortofrutta, Benelli (Don Camillo): “Cerchiamo manodopera per raccolta meloni, tante domande da camerieri”

L’Ad dell’Agricola Don Camillo esprime preoccupazione in vista della campagna al Nord. “Pronti a fare i test sierologici a tutti i nostri collaboratori, ma l’invio dei kit è bloccato”

Andrea Benelli, amministratore delegato dell'azienda consortile Don Camillo
Andrea Benelli, amministratore delegato dell'azienda agricola Don Camillo

Chi  farà la raccolta di meloni al Nord? Il prodotto sviluppa il 60% del fatturato dell’Agricola Don Camillo. A fine maggio comincerà la campagna a Brescello. “Assumeremo circa 150 persone. Siamo ricorsi a una selezione di candidati provenienti da altri settori che hanno chiesto di poter lavorare. Inaspettatamente sono arrivate molte domande, tantissimi da camerieri” fa sapere l’amministratore delegato Andrea Benelli. Il tempo stringe anche per i test sierologici, necessari per la tranquillità dei lavoratori. “Ho contattato due aziende, in Germania e in Cina, ma nessuna delle due garantisce la consegna a maggio: pare sia tutto bloccato”.

Qual è il core business dell’Agricola Don Camillo?

Don Camillo è una Op, una società consortile che raggruppa più di 40 soci sparsi in tutta Italia, con focus su Sicilia, Puglia, Emilia e Lombardia. Tre stabilimenti, 250 persone. impiegate nei momenti di picco più quelli in campagna dove ogni socio ha le sue esigenze. Siamo nati nel 2005 per produrre meloni, che è il core business. Da solo sviluppa il 60% del fatturato, che è quasi 56 milioni di euro, di cu il 14% maturato con l’export. E per l’85% il canale è la Gdo.

Quanti sono i prodotti che sviluppate?

Sono sei: quattro sono Cucurbitacee, meloni, angurie, zucche e zucchine. E abbiamo anche arance e clementine, avendo rilevato un’azienda in Puglia: coprono un periodo in cui non abbiamo meloni e angurie.

Uno dei temi caldi, in vista della raccolta estiva, è la carenza della manodopera: qual è la situazione? Di quanti lavoratori avete bisogno per meloni e angurie?

Raccolta meloni Don Camillo
Meloni Don Camillo

Oggi stiamo lavorando sostanzialmente con  un monopodotto, il melone in Sicilia. La stagione è appena iniziata ma in quella regione si lavora tutto l’anno grazie anche ad altre colture, come le zucchine: lì il personale non è stagionale e non abbiamo grossi problemi. Altra cosa al Nord, per Brescello, dove inizieremo la campagna da fine maggio-inizio giugno: assumeremo circa 150 persone oltre ai 50 fissi per lo stabilimento.

Abbiamo un po’ di preoccupazione  perché ricorriamo a stagionali. Abbiamo una decina di persone che giungono tutti gli anni dall’estero ma non abbiamo certezza se quest’anno accadrà.  Siamo ricorsi a una selezione di candidati provenienti da altri settori che hanno richiesto di poter lavorare, perché non sanno come e quando ripartiranno. Inaspettatamente sono molte le domande arrivate. Tantissimi da camerieri o gente che opera periodicamente nelle zone turistiche.

Sui voucher qual la sua opinione?

Uno strumento che non abbiamo mai utilizzato: non è comodissimo, neanche a livello burocratico. Utilizziamo altre forme di assunzione anche per periodi limitati.

Perché è impossibile meccanizzare parte della raccolta di meloni o angurie?

L’agricoltura italiana a livello di produttori è frammentata: molte imprese sono medio-piccole e meccanizzarsi costa tanto. La nostra azienda è fortemente automatizzata, ma oggi alcune fasi sono difficili da meccanizzare, soprattutto in campagna. La raccolta, per esempio, è complicata perché una macchina del genere, che non c’è, dovrebbe riconoscere quando il melone è maturo e questo è difficile quando il prodotto è coperto da foglie: lo vede solo l’occhio umano.  Altra cosa è passarlo sotto una calibratrice che individua anche il minimo difetto in una frazione di secondo. Oggi la meccanizzazione per i meloni  è solo l’utilizzo di nastri di convoglio in contenitori.

In emergenza Coronavirus ci sono stati prodotti più richiesti, come le arance. Com’è andata?

Purtroppo abbiamo finito la stagione a metà marzo, un mese prima rispetto lo scorso anno. E non abbiamo voluto cercare arance da fornitori esterni anche per l’emergenza Coronavirus.

Che cosa chiedete per la Fase 2 e qual è la principale preoccupazione?

Oggi siamo al 30% del nostro personale. Ci preoccupa la salute dei nostri lavoratori in vista della piena occupazione per la raccolta, se dovesse ritornare questo virus. Abbiamo fatto tutto il possibile che ci è stato chiesto, mantenimento delle distanze, mascherine. Ma oggi vorremmo fare velocemente i test sierologici a tutti i nostri collaboratori. Ho contattato due aziende, in Germania e in Cina, ma nessuna delle due garantisce la consegna dei kit a maggio: pare sia tutto bloccato. Entrambe mi avevano assicurato che i risultati sono affidabili al 98%. Noi saremmo già organizzati con il medico del lavoro per far partire questi test.

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