L’Insalata dell’Orto, 500 mila confezioni di insalata al giorno, distribuite in 22 Paesi del mondo, ha presentato il primo bilancio di sostenibilità, redatto secondo lo standard Gri. I numeri sorridono all’azienda veneziana che stima di crescere del +10% nel 2022 rispetto ai 40 milioni di ricavi del 2021. “Rientriamo nei valori pre-pandemia e li superiamo” sottolinea Sara Menin, responsabile marketing, comunicazione e sviluppo prodotto.
Perché questa decisione della pubblicazione (volontaria) del report?
Abbiamo voluto avviare un percorso di questo genere per scattare una fotografia reale di quello che è lo stato dell’opera dell’azienda nel mondo sostenibilità. Abbiamo cercato di capire dove siamo e dove vogliamo e possiamo arrivare, coinvolgendo i nostri stakeholder, clienti, dipendenti, fornitori di materie prime, enti e comunità locali.
La volontà di mettere a disposizione di tutti quello che un’azienda di medie dimensioni fa e si impegna a fare in modo volontario sulla sostenibilità è l’investimento più importante: ci ha messo la faccia. Un investimento economico senza profitto che ha però valore sociale. Facciamo capire che non sono slogan.
Vediamo gli elementi principali, cominciando dai rifiuti.
Il 100% dei rifiuti è destinato al recupero e un’azienda come la nostra ne ha tanti, per imballaggio, materia prima. Principalmente vanno a un impianto di biogas in un’azienda del territorio. Il materiale plastico va a un’altra società di trasformazione e diventa R-pet che poi noi utilizziamo nell’85% dei nostri imballi.
Sul packaging cosa avete fatto?
Abbiamo ridotto tutti i film a livello di micron, risparmiando circa il 15% di materiale, un dato importante. Avevamo iniziato due anni fa anche un percorso per l’utilizzo di film 100% compostabile in pla, poi si è scoperto che non c’erano stabilimenti ad hoc per gestirlo e veniva smaltito nel rifiuto secco (neanche nella plastica). Lo abbiamo pertanto tolto anche su richiesta dei nostri clienti perché la gestione non era sostenibile.
L’energia è un punto sempre più delicato.
Tra stabilimento refrigerato, celle, il nostro consumo energetico è notevole. Abbiamo una copertura importante con il fotovoltaico (2410 Gj): quasi il 60% è autoprodotto ed è previsto un ulteriore ampliamento di superficie. Il resto dell’energia viene acquistata.
Le insalate di quarta gamma consumano molta acqua, cosa si fa per il risparmio idrico?
Abbiamo un impianto che prevede il riciclo di parte dell’acqua utilizzata. Ed è obiettivo entro il 2025 trovare impieghi diversi dell’acqua depurata di scarico. Stiamo cercando di capire come impiegarla.
Veniamo ai dati sulla decarbonizzazione.
I dati sono abbastanza interessanti: non produciamo molta Co2, ma abbiamo ridotto del 20% le tonnellate di Co2 rispetto al 2020. Il fotovoltaico ha favorito buona parte della riduzione. Poi sono stati fatti importanti investimenti tecnologici nello stabilimento. I nuovi macchinari hanno prestazioni energetiche più performanti rispetto al passato. E l’acquisto ha aiutato. Un mix di cose, serve lavorare su più fronti.
C’è anche una sostenibilità economico-sociale.
È una voce importantissima. Abbiamo avuto un tasso di infortuni sul lavoro pari a zero. L’obiettivo è potenziare gli strumenti di welfare aziendale. Come rapporti con le comunità ed enti locali, abbiamo contatti con le università, per esempio con Ca’ Foscari, che è del territorio, per dare un contributo a studenti che facciano stage formativi in azienda. L’azienda partecipa poi a progetti con Fondazioni della città di Venezia che si andranno a sviluppare negli anni a venire.
Ci sono novità su investimenti e prodotti a scaffale?
Un mese fa abbiamo finito il collaudo di tre selezionatrici ottiche Tomra che sono già operative. A scaffale siamo usciti, sempre un mese fa, con la Rucola Igp del Sele che avevamo presentato lo scorso anno in versione bio ora c’è anche quella a nostro marchio convenzionale. Oggi c’è una situazione pesante sui costi. E stiamo cercando di tenere costantemente monitorato come si lavora per dare ai nostri clienti il massimo di qualità. E non è facile perché quest’anno abbiamo avuto anche la siccità. Ci stiamo organizzando per il prossimo anno: per le fiere in presenza saremo a Fruit Logistica e a Macfrut.
State lavorando anche sul residuo zero.
Noi abbiamo un bio importante (250 ettari sui 350 totali, il 71%, ndr): quasi tutto l’estero è mdd (in Italia vale il 60%) ed è bio. La certificazione residuo zero è obiettivo per il prossimo anno: è una richiesta che ci arriva dai nostri clienti e noi come sempre lavoriamo per la loro soddisfazione.