Vi.P, dopo la Russia c’è il Medioriente

L’instabilità politica dei Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente come Libia, Algeria, Marocco, Egitto e Arabia Saudita non spaventa le mele Valvenosta che anzi, nell’ultimo anno ha incrementato i volumi esportati verso queste destinazioni arrivando ad una quota dell’11% del totale della produzione ossia circa 39mila tonnellate su 350mila totali prodotte.

L’export. «L’incremento – spiega Josef Wielander, direttore Vi.P l’associazione delle cooperative ortofrutticole della Val Venosta – è determinato dal fatto che la quota di mele destinata al mercato russo, circa il 2% della produzione, adesso deve trovare altri sbocchi di mercato. Consideriamo questi mercati nuovi come una sorta di quinta ruota che ci permette di mantenere sul mercato dei livelli normali, garantendo una valvola di sfogo per le eventuali eccedenze».

I prezzi. La linea di Vi.P per contrastare l’elevata volatilità dei prezzi delle mele aggravata ulteriormente con l’embargo russo, recentemente prorogato di un anno, è quella da un lato di spingere per mantenere la produzione entro determinati livelli, dall’altra è ancora in corso il piano di decumulo degli stock che andrà avanti fino alla prima decade di settembre e che, come ci spiega Wielander «procede con flusso regolare ed è in linea con la quantità prodotta. Proseguirà fino alla prossima raccolta, garantendo l’uscita dai nostri magazzini di tutto lo stock ed una copertura adeguata dei nostri clienti per tutto l’anno grazie anche all’ottima tenuta del nostro prodotto».

Le varietà. Se nei Paesi arabi le varietà più vendute sono le Golden, le Stark e le Gala, il mercato europeo è più aperto alle varietà premium come Kanzi (i cui mercati principali sono Germania e Paesi scandinavi); Envy, prodotta in collaborazione con Vog; Pinova, che vede in Italia il suo principale mercato e Ambrosia, l’ultima arrivata, messa a dimora l’anno scorso, che in questa campagna ha fatto il primo test commerciale.

La strategia. «Continuiamo a dire ai nostri produttori – ha precisato Wielander – di non aumentare le quantità prodotte ma di lavorare sulla qualità e sulla differenziazione perché la quantità di consumo pro-capite è rimasta sostanzialmente stabile per cui se vogliamo lavorare bene non dobbiamo avere più frutta di quanta non se ne cerchi ma dobbiamo spingere sulla qualità. La selezione la facciamo a monte evitando che entrino sul mercato le mele di seconda scelta che destiniamo alla trasformazione».

In linea con queste indicazioni, rispetto al 2013, l’ultima raccolta non ha avuto un’esplosione quantitativa, ma è rimasta abbondantemente nella media standard, con un leggero incremento di circa 3%.

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