Oi Pera: senza aggregazione il settore muore

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L’Oi Pera, che non ha ancora ottenuto i 2/3 di quota produttiva per essere completamente operativa, riprova a convincere i produttori enunciando, per voce del presidente Gianni Amidei e di rappresentanti del mondo produttivo e commerciale, i vantaggi per la filiera. L’incontro si è tenuto il 23 settembre, alla vigilia della 31ma edizione del Macfrut, in Sala Europa alla fiera di Cesena con il convegno “La situazione produttiva e commerciale delle pere: criticità, prospettive e opportunità”.

Elisa Macchi, direttore del Cso di Ferrara, ha aperto i lavori fornendo un aggiornamento sulla situazione produttiva mondiale che vede l’Italia come principale produttore di pere a livello europeo, con circa 700mila t (-3% sul 2013) sulle 2,27 milioni di t stimate nell’Unione europea (Fonte: Wapa-World Apple and Pear Association), in calo del 4% rispetto al periodo 2009-2012. La qualità generale del prodotto si mostra complessivamente buona.

Sul piano commerciale una delle principali criticità riguarda il progressivo calo degli acquisti al dettaglio da parte delle famiglie italiane, passati da circa 460mila t del 2000 a circa 319mila t nel 2013 (dati GFK Italia). Tra il 2012 e il 2013 gli acquisti di pere al dettaglio registrano una flessione pari al 10%, anche se nei primi mesi del 2014 (periodo gennaio-luglio) si nota un +1% rispetto allo stesso periodo dell’anno passato.

Alla diminuzione del consumo nazionale si è aggiunto nell’ultimo mese il problema dell’embargo deciso dalla Russia sulle importazioni europee. Due dei principali competitor italiani, Olanda e Belgio hanno destinato in Russia oltre 170mila tonnellate di pere nel 2013/14. Da qui, ha detto Macchi, “la necessità di esportare maggiormente in nuovi mercati accessibili (Brasile, Usa, Emirati Arabi e Arabia Saudita) e di aprire quelli oggi inaccessibili (Cina, Vietnam, Indonesia e Messico)”.

A livello europeo Olanda e Belgio stanno investendo molto su questo frutto, così come il Portogallo, mentre diminuisce la produzione di Spagna e Francia.

Nei prossimi anni assisteremo a una “guerra” sul mercato internazionale tra la Conference di Belgio e Olanda, la portoghese Rocha e la nostra Abate. ha dichiarato Marco Salvi intervenuto per conto dell’Op Afe. L’Abate tra queste «è comunque la varietà più interessante; oggi dobbiamo investire per spiegare al meglio al consumatore le sue peculiarità e spingere sull’inserimento di questa cultivar all’estero», ha aggiunto Gabriele Ferri (Naturitalia). Ilenio Bastoni di Apofruit ha evidenziato come la campagna sia partita con stoccaggi superiori rispetto all’anno  precedente, sottolineando che l’Italia deve puntare a sviluppare i mercati del Medio Oriente e, soprattutto, riuscire a ottenere le autorizzazioni per entrare sul mercato cinese. «Anche l’ampiezza di gamma, e quindi la possibilità di offrire varietà innovative – ha detto Paolo Marconi di Alegra – è un valore aggiunto primario per potersi imporre sui mercati esteri».

Nazario Battelli, presidente di Ortofrutta Italia-Organizzazione interprofessionale dell’ortofrutta italiana ha ricordato che «lo strumento dell’OI è una opportunità offerta alla filiera per poter difendere e sostenere il comparto e può essere visto, in sostanza, come una prova di maturità per le filiere produttive».

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