Dati positivi per le liquidazioni primaverili 2023 di Apofruit. Tra fragole, asparagi, patate precoci e piccoli frutti (lamponi e mirtilli), saranno liquidati ai soci produttori 21.900.000 euro, contro i 19.660.000 euro dell’anno precedente: +11,3% a valore, a fronte di un quantitativo conferito pressoché stabile, 124.600 quintali nel 2023, rispetto ai 123.500 quintali del 2022 (+1%).
Il “costo” del cambiamenti climatico con le nuove liquidazioni
“Sono dati molto soddisfacenti -spiega Ernesto Fornari, direttore generale di Apofruit – che risentono in gran parte anche del clima di inizio anno, che è stato particolarmente temperato e ha favorito l’anticipo di diverse colture. Per le prossime liquidazioni del 2023 saremo costretti ad affrontare il tema degli effetti negativi dei cambiamenti climatici”.
“Grazie alla marginalità ottenuta quest’anno, sarà possibile programmare nuovi investimenti e nuovi impianti, tanto che per il 2024 abbiamo in previsione di crescere di 4 ettari la nostra produzione di fragole e, anche per gli asparagi, diversi produttori rinnoveranno i propri impianti” aggiunge Mirco Zanotti, confermato presidente di Apofruit.
Le colture
Per le fragole la raccolta è stata anticipata di di oltre un mese rispetto all’anno precedente, dal 10 gennaio. La stagione è stata particolarmente favorevole: una produzione totale di oltre 63 mila quintali, di cui 60 mila in Basilicata di prodotto convenzionale e 3000 in Romagna di cui il 30% è proveniente da agricoltura biologica. In Basilicata si è raggiunta una produzione media di 600 grammi per pianta sulle due varietà principali, Sabrosa e Rossetta che rappresentano oltre il 90% della produzione; buoni anche i risultati in Romagna nonostante l’alluvione dello scorso maggio.
La stagione degli asparagi, al contrario, ha avuto un ritardo di oltre un mese nella raccolta. Dal punto di vista quantitativo si è registrata una produzione complessiva di 4500 quintali per il biologico (di cui 4000 in Puglia, il resto nel Lazio e in Romagna) e 4000 quintali per il convenzionale, di cui 3000 in Romagna e 1000 nel Lazio.
Per le patate precoci, di produzione siciliana, si sono registrate rese inferiori al 20% rispetto a un’annata normale, a causa delle condizioni meteorologiche avverse. Sono stati conferiti complessivamente 27000 quintali, di cui il 90% al selenio.
Per i piccoli frutti, lamponi e mirtilli, si è raggiunta una produzione complessiva di circa 1.000 quintali, di cui il 70% è stato coltivato con metodi di produzione integrata e il 30% in modalità biologica.
I dati
Mirco Zanelli fornisce poi i dati delle liquidazioni primaverili. “Per le fragole –rileva- alla Cat. I in convenzionale sono stati riconosciuti 2,65 euro il chilo per Sabrosa e 2,75 euro/kg per Rossetta. Spostandoci sulle cultivar a cima radicata, abbiamo una media di 2,45 euro il chilo per Marimbella. Nel biologico la media è di 3,70 euro il chilo per il prodotto della Basilicata. In Emilia-Romagna, invece, le fragole provenienti da coltura protetta sono liquidate in media 2,47 euro il chilo, mentre per il pieno campo ci attestiamo a 2,21 euro il chilo.
Il biologico in coltura protetta si attesta sui 3,45 euro il chilo. Per quanto concerne i piccoli frutti, il lampone della Basilicata in convenzionale è a 8,10 euro il chilo, il mirtillo a 5,80 euro il chilo; il lampone convenzionale della Sicilia è stato liquidato al produttore 8 euro il chilo e il mirtillo 6,22 euro. Nel Lazio abbiamo il mirtillo convenzionale a 5,60 euro/kg e il mirtillo biologico su una media di 6,70 euro il chilo. Ancora per il mirtillo bio, ai soci dell’area della Valtellina sono riconosciuti 6,60 euro il chilo, a quelli della Basilicata 6,92 euro il chilo.
Per gli asparagi lavorati in mazzi, in Lazio la categoria extra spunta 3,02 euro, mentre la Cat. A è a 2,38 euro. Per l’Emilia-Romagna, dove il prodotto è differenziato con la valorizzazione dell’Igp nelle aree dove previsto, l’extra è a 3,50 e la prima a 2,80 euro. Il biologico dalla Puglia è a 4,03 euro per l’extra e a 3,53 euro per la prima. In Lazio il biologico extra è a 3,73 euro e la prima a 3,18 euro. In Emilia-Romagna l’extra bio è a 4,07 euro e la prima A a 3,50 euro.
Per le patate precoci siciliane, la media della liquidazione si attesta a 0,76 euro il chilo sulla prima categoria, ovvero su livelli superiori al 2022. In linea generale riteniamo si tratta di livelli soddisfacenti per i produttori che permette di recuperare l’aumento dei costi sostenuti a carico delle aziende agricole, se si considera appunto che, a fronte dell’1% in più nei conferimenti, il valore è cresciuto di oltre l’11% rispetto al 2022”.