L’asparago resiste al calo dei consumi

La produzione mondiale di asparago si prensenta in netta e progressiva espansione, superando gli 8 milioni di t. Dall’analisi sulla produzione la commercializzazione e il consumo dell’asparago presentata dal Cso alla scorsa edizione del Macfrut emerge che a trainare la crescita produttiva è la Cina con oltre 7 milioni di t di produzione media/annua nel 2010-2012 e che il 98% della produzione è concentrata in Asia, Americhe ed Europa.

La Cina è anche il principale consumatore; esporta prevalentemente asparago bianco trasformato ed è il principale fornitore del mercato europeo. Nella graduatoria dei primi 10 paesi produttori segue il Perù con 368mila t di media/annua tra il 2010 e il 2012. L’offerta di prodotto dell’UE28 è stabile sulle 250mila t/annue, mentre aumentano sensibilmente le altre principali aree mondiali.

In Italia la superficie ad asparago è pressoché costante con circa 6.500 ha (stime Cso). Al Nord, le superfici 2014 appaiono sostanzialmente invariate o in lievissimo incremento, se paragonate a quelle degli anni precedenti. Sono concentrate in Veneto (1.600 ettari, di cui la parte prevalente in piano campo e di colorazione bianca) ed Emilia-Romagna (circa 700 ha di prodotto verde in campo aperto). Nel Centro Italia rappresentativa la produzione dell’alto Lazio/bassa Toscana con un potenziale produttivo simile a quello delle precedenti annate (circa 700 ha). Nel Meridione prevalgono la regione Campania in cui è presumibile una progressiva erosione del potenziale produttivo, con circa 1.200 ettari destinati a questa specie orticola, tipicamente verde e prodotta prevalentemente in serra. Positiva, al contrario, la tendenza nella regione Puglia dove, già nel corso della passata stagione, erano stati valutati oltre 1.700 ettari solamente nella provincia di Foggia e circa 2.000 ettari a livello regionale, di prodotto quasi esclusivamente di colore verde coltivato in campo aperto.

Nel 2013 in Italia, hanno acquistato asparagi almeno una volta all’anno il 38% delle famiglie. Negli ultimi 10 anni i consumi sono rimasti abbastanza costanti sulle 21mila t, nonostante un trend crescente del prezzo medio annuo. Nei primi 6 mesi del 2014 i consumi sono però scesi del 2% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Gli scambi commerciali mondiali sono in netto incremento: tra il 2005/2007 e il 2009/2011 sono aumentati del 25%. Il principale esportatore è il Perù con una quota del 40% del totale. Al primo posto nelle importazioni gli Usa, seguiti dalla Germania che però ha incrementato la produzione interna ridimensionando la dipendenza dall’estero. Crescono le importazioni della Ue che si approvvigiona soprattutto dal Perù (circo un terzo del volume totale importato), seguito da Messico e Marocco.

La campagna 2014 a livello globale non ha registrato elevati picchi di offerta, bensì una produzione ben distribuita lungo le settimane e rese unitarie inferiori rispetto alla precedente stagione, ma un buon aspetto qualitativo.

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