Kiwi biodinamici dal Lazio

Nel Lazio, prima regione italiana per la produzione di kiwi, ci si avvia verso il cuore della stagione di raccolta con frutti di elevata qualità e rese meno elevate della media perché l’inverno mite non ha consentito la maturazione delle gemme. La produzione italiana del 2014, seconda al mondo dopo la Cina, s’inserisce in un contesto internazionale che commercialmente si presenta favorevole, caratterizzato da una raccolta cilena scarsa, lo scorso aprile, e dall’esaurimento delle giacenze del prodotto neozelandese. Una situazione di mercato tanto appetibile che ha portato qualcuno a staccare i frutti già dalla fine di settembre-ottobre, prima di una soddisfacente maturazione.

«I prezzi dovrebbero essere buoni ‒ afferma Demetrio Parlapiano, titolare dell’omonima azienda biodinamica a Borgo Flora (Latina), dove coltiva secondo questa tecnica 15 ha di actinidia ‒, qualche incognita nasce dalla produzione greca che si preannuncia molto elevata». L’azienda Parlapiano è certificata biologico/dinamica da Codex e Demeter e realizza ogni anni 400-500 t di kiwi; la tecnica di coltivazione adottata consente di raggiungere rese inferiori rispetto all’agricoltura convenzionale e, includendo il sistema di coltivazione biologica, si lega all’idea che il suolo e la vita che si sviluppa su di esso siano parte di un unico sistema chiuso, capace perciò di autogenerarsi senza la necessità di apporti esterni.

«La fertilizzazione avviene generalmente con compost ottenuto dal cumulo di letame bovino inoculato con preparati biodinamici ‘502 a 507’ fatto compostare diversi mesi. Nelle annate che per vari motivi (meteo, letame di cattiva qualità) non riusciamo ad allestire il cumulo ricorriamo a concimi vegetali o alla cornunghia (fertilizzante ottenuto dall’essiccazione e torrefazione di corna e unghie di animali: scarti della lavorazione industriale) e di altri preparati ‒ spiega Parlapiano ‒. Per la fertilità del suolo per esempio mi avvalgo del preparato 500, realizzato mettendo all’interno di corna di vacca che abbia figliato almeno una volta letame freschissimo, le corna sono sotterrate di qualche centimetro nel periodo autunnale. In primavera il letame è completamente trasformato in humus inodore, scuro, colloidale, viene dissotterrato e messo nel dinamizzatore (vasca di rame ricoperta di acqua pura). Mentre per rafforzare la pianta uso un preparato di silicio dinamizzato: secondo i principi del metodo biodinamico, distribuito liquido la mattina attrae i raggi solari e li trasmette alla pianta incentivando la fotosintesi, distribuito di pomeriggio-sera favorisce lo sviluppo organolettico dei frutti».

I principi dell’agricoltura biodinamica, legati ai cicli della natura e della luna, per ammissione stessa di Demetrio Parlapiano, sono ancora poco compresi in Italia e nel Sud Europa: «In Italia lavoro con qualche grossista, non sono presente nella gdo. La sensibilità dei consumatori verso questi prodotti proviene soprattutto dal Nord Europa e dalla Germania. Lasciando per un attimo da parte la filosofia su cui si basa il metodo di coltivazione, va detto che sono prodotti assolutamente biologici e dalle qualità organolettiche elevate perché viene rispettato il ciclo naturale della pianta».

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