#vocidellortofrutta, O. De Falco (Biorfarm): “Costruiremo la più grande azienda agricola digitale del mondo”

Già 18 mila utenti attivi per il B2C e vendite quadruplicate in due mesi; il nuovo canale B2B, lanciato con il progetto Save the Farm in partnership con Lifegate. Il ceo della start up nata in Calabria ha progetti ambiziosi: “Paghiamo l’agricoltore fino a tre volte rispetto alla classica filiera. Nella nostra road map c’è l’ampliamento alle orticole”

Osvaldo De Falco, amministratore delegato di Biorfarm
Osvaldo De Falco, Ceo di Biorfarm

“Non vogliamo essere un distributore, ma una piattaforma che aggreghi tanti piccoli produttori e i consumatori, che si scambiano contenuti e prodotti: non una piattaforma di acquisto ma un social market. Vogliamo costruire la più grande azienda agricola digitale al mondo”.

Osvaldo De Falco ha idee ambiziose sul progetto Biorfarm.  I numeri gli stanno dando ragione  con 18 mila utenti attivi per il B2C. A questo canale si è aggiunto il B2B, lanciato recentemente con il progetto Save the Farm in partnership con Lifegate. “Noi paghiamo l’agricoltore fino a tre volte rispetto alla filiera tradizionale per dare un supporto concreto alla produzione locale nella valorizzazione del prodotto. Nella nostra road map c’è l’ampliamento alle orticole”.

Osvaldo De Falco, Ceo di Biorfarm
Osvaldo De Falco

Come nasce la piattaforma Biorfarm?

Ho 33 anni, sono figlio di agricoltori, calabrese della provincia di Cosenza. Biorfarm nasce da una mia idea e di un mio socio nel 2015. Nasce come gioco per consentire di adottare gli alberi della azienda agricola bio di mio padre che produceva soprattutto arance e clementine. Allora lavoravo come consulente finanziario a Milano in una multinazionale, dopo la laurea in Economia e breve esperienza a New York.

Sono tornato in Calabria per dargli una mano: il modello economicamente non era più sostenibile. Era costretto a vendere arance e clementine a pochi centesimi. Poi rivendute nelle ‘gioiellerie dell’ortofrutta’ a qualche euro al chilo. Ci sono distorsioni nella filiera che fanno lievitare i prezzi. E questo va anche a discapito della qualità, perché il prodotto viene trasportato diverse volte  e stoccato anche per mesi.

Il progetto nasce con lo scopo di accorciare la filiera?

Nasce per dare un supporto concreto all’agricoltore locale nella valorizzazione del prodotto e della sua attività. E anche al consumatore per fargli vivere un’esperienza che vada oltre l’acquisto. Facendogli vedere come viene coltivato. E poi inviato a casa fresco.

Da dove viene la frutta e quali prodotti potete distribuire?

Da 30 agricoltori locali medio-piccoli sparsi in tutte le regioni italiane: alcuni hanno solo 1 ettaro. I prodotti che vanno per la maggiore sono mele e arance, di tante varietà.  Va tantissimo anche l’albicocca del Vesuvio e anche i frutti tropicali, come mango e avocado dalla Sicilia. I prodotti sono tutti in campo aperto.

Come stanno andando le richieste?

Mango garantito Biorfarm
Mango Biorfarm

Negli ultimi due mesi abbiamo quadruplicato le vendite. Mi riferisco al canale B2C della piattaforma, con cui siamo nati. Abbiamo circa 18 mila utenti attivi. A questo si è aggiunto il B2B, lanciato recentemente con il progetto Save the Farm in partnership con Lifegate. Stiamo lavorando con un ventina di imprese, principalmente in Lombardia. Tra i clienti avuti, Colgate, Kellogg’s, Henkel.

Come funziona l’adozione degli alberi?

Le  aziende adottano dai 50 ai 1500 alberi per le attività di stakeholder engagement, dal welfare al green marketing. L’adozione dura un anno: si possono scegliere anche prodotti diversi per avere una composizione del frutteto. L’utente vede il diario di campagna, una bacheca con contenuti multimediali postati dall’agricoltore su quello che sta facendo: è lui stesso che decide quali mettere. Può fare richieste e chiedere delucidazioni su trattamenti e altro.

Qual è la politica dei prezzi adottata?

Kiwi garantiti Biorfarm
Kiwi Biorfarm

Noi paghiamo l’agricoltore fino a tre volte rispetto alla classica filiera. Per l’utente c’è un prezzo superiore perché incide molto la spedizione. Ovviamente per le opzioni più grandi ci sono vantaggi. Con le aziende costruiamo il modello di spedizione richiesto: per i privati imponiamo degli standard.

Le spese di spedizioni sono incluse nel prezzo: non ci piace vederlo che lievita. Per i privati su Milano spediamo ogni giorno, grazie a un partner con consegna a 24 ore; in Italia 1 volta la settimana con massimo 48 ore. Non abbiamo magazzini: la frutta viene raccolta e inviata.

Consegna al massimo a due giorni dalla raccolta: significa distinguersi da un mercato che porta spesso a scaffale frutta di stoccaggio?

Noi raccogliamo e spediamo in giornata, a eccezione di mele e kiwi. Ciliegie, fragole, mirtilli ma anche arance arrivano subito freschi. Sosteniamo le piccole realtà agricole, alleati preziosi per la tutela del territorio e la salvaguardia della biodiversità del nostro Paese, evitando l’abbandono delle campagne e creando un indotto positivo sul territorio.

Qual è il cuore della vostra idea?

a frutta, bio, è fornita da piccoli produttori
La frutta è fornita da piccoli produttori

Vogliamo costruire la più grande azienda agricola digitale al mondo. Non vogliamo essere un distributore, ma una piattaforma che aggreghi tanti piccoli produttori e i consumatori che si scambiano contenuti e prodotti. Non una piattaforma di acquisto ma un social market.

La relazione sociale, la community: è lì che puntiamo, poi trasparenza e sostenibilità. Per i nostri utenti sapere di dare un giusto prezzo all’agricoltore, che incassa prima di andare  a raccogliere, è uno dei motivi più importanti. Poi il fattore bio e la qualità del prodotto: ricevere un prodotto fresco.

Un’idea che vi ha consentito di guadagnare diversi premi.

Google ci ha premiato a Dublino come ambasciatori della digitalizzazione. Riconoscimenti sono arrivati da da H-Farm, diventata oggi nostra azionista, abbiamo vinto l’Agro Innovation Lab in Austria.

La produzione si amplierà alle orticole?

È nella nostra road map. Contiamo di inserire verdure e altri derivati per il prossimo anno. Stiamo già lavorando ma ci saranno dinamiche diverse. Sull’ortaggio vorremmo seguire un’ottica di prossimità. Ovvero l’adozione di orti il più vicino possibile a dove l’utente si trova. E prevede di strutturare la logistica in modo diverso.

Riscontrate anche voi il problema della manodopera?

C’è ma finora gli agricoltori sono riusciti a gestirla. Non abbiamo avuto grossi problemi su raccolta e confezionamento, solo qualche ritardo perché gli agricoltori si sono visti aumentare le richieste da altri canali e non avevano personale sufficiente.

Il Coronavirus ha sdoganato l’e-commerce e il home delivery: sarà questo il modello del futuro?

L’Italia è stato fanalino di coda sull’e-commerce. La pandemia ha forzato a usare questo canale. Le propensioni di acquisto sono cambiate e non penso che si tornerà indietro.

 

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