Gatti: “L’agricoltura 4.0 fa fare il salto di qualità ma manca la manodopera specializzata” #vocidellortofrutta

L’azienda socia dell’Op mantovana Verde Intesa punta sulla tecnologia per la produzione di indivie, come racconta Loris Gatti, alla guida con il fratello. Ma lancia l’allarme: “Mancano gli operatori per la raccolta autunnale e non troviamo il personale qualificato”

Indivia Gatti in campo aperto
Indivia Gatti

Ridurre sprechi e utilizzare sempre meno sostanze chimiche. L’azienda agricola Gatti, associata dell’Op mantovana Verde Intesa, ha puntato da anni sulla tecnologia per migliorare la gestione e la qualità del prodotto. L’azienda, di circa 40 ettari, ha sede a Medole (Mn) e coltiva insalata, in particolare indivia riccia e scarola, con l’obiettivo di fornire al consumatore un prodotto sempre fresco. Per raggiungere questo obiettivo, si è dotata di macchine e strumenti che lavorano in campo, con sistemi altamente automatizzati. Tra questi i trattori telecomandati dai satelliti, come racconta Loris Gatti, che guida con il fratello l‘azienda. Ma l’agricoltura 4.0 necessita di personale qualificato che è sempre più difficile trovare.

Qual è il core business dell’azienda?

L'azienda Gatti punta a produrre indivia di alta qualità
L’azienda Gatti punta a un prodotto di qualità

Produciamo indivia riccia e scarola: l’azienda ha più di 50 anni. Io e mio fratello gestiamo l’attività: io seguo la parte commerciale e lui quella produttiva. I volumi sono 1,2 milioni di piante nell’arco dell’anno. Siamo su tre areali diversi in campo aperto: Mantova, Taranto e Fiumicino, per seguire la stagionalità delle produzioni e avere continuità (eccetto fine luglio e agosto). L’indivia è però prodotto autunnale e invernale.

Che tipo di prodotto producete?

Da lotta integrata, anche se l’85% degli agrofarmaci che usiamo è registrato per l’agricoltura biologica. Non facciamo quarta gamma: puntiamo sul fresco e la massima qualità. Lavoriamo soprattutto con i mercati generali del Centro-Nord Italia. Forniture dirette con la gdo non ne facciamo. Siamo associati con Verde intesa e i prodotti escono sul mercato con quel logo.

La scelta dell’azienda è da anni puntare sull’agricoltura 4.0.

Abbiamo acquistato un trattore con guida satellitare, siamo una piccola e media azienda per scelta: lo usiamo da due anni. Apporta un miglioramento gestionale: il trapianto è, per esempio, una delle fasi più importanti e delicate e se la pianta subisce uno stress si ripercuote sul ciclo produttivo. Evitarlo è fondamentale. Ma uno dei problemi, già evidenti e che saranno sempre più crescenti, è il personale qualificato. Trovare un operatore in grado di utilizzare un trattore satellitare da 30 mila euro o una pacciamatrice da 80 mila euro è difficile. Serve formarlo e fare in modo che non se ne vada via dopo qualche mese.

Non c’è, dunque, solo una carenza di manodopera per la raccolta estiva ma manca anche personale adeguato alle nuove tecnologie?

I vincoli che ha creato la pandemia e le lungaggini burocratiche hanno determinato un blocco sui flussi migratori e le conseguenze le vedremo nei prossimi anni. C’è un grosso problema della manodopera di base per diversi prodotti (qui nel Mantovano è molto diffuso), dal melone al pomodoro, fragole, uva. Noi per la campagna autunnale siamo in seria difficoltà. Da decenni manca poi quella qualificata e sarà sempre meno.  Si spera che l’agricoltura 4.0 riduca questo gap, ma credo che nei prossimi anni ci sarà anche una selezione delle colture che andremo a fare in campagna, dettata non solo dal mercato ma anche dalle esigenze produttive. La stessa indivia richiede manodopera preparata: è un prodotto che va lavorato, selezionato.

Quali altri macchinari acquistati hanno inciso sulla qualità?

La trapiantatrice su pacciamatura biodegradabile è tra le macchine che ha inciso maggiormente perché ci consente una riduzione dei diserbi. E la qualità è completamente diversa. Usiamo poi sensori in campo e centraline meteorologiche da diversi anni. Lavoriamo con tutte le aziende sementiere, abbiamo campi sperimentali. In futuro investiremo nella logistica, abbiamo tantissima movimentazione. Il trattore satellitare ha guida retroversa e può essere usato anche come un muletto e utilizzato all’occorrenza.

L’idroponica?

L’abbiamo testata ma sulle indivie ci sono studi israeliani che la classificano all’ultimo posto dei prodotti coltivabili con questa tecnica. Questo a causa della lunghezza del ciclo produttivo (dai 45 agli 80 giorni nel periodo invernale). Diventa una scelta anti-economica e non ci sono esperienze del genere.

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