Biolaza, eCommerce di frutta e verdura in blockchain #vocidellortofrutta

La piattaforma è attiva su Milano e hinterland da fine giugno. Prodotti solo made in Italy di fascia medio-alta, circa 350 a catalogo di 80 aziende, di cui il 15% bio o a basso impatto ambientale

biolaza ecommerce

Dal 27 giugno è online Biolaza, il primo e-commerce b2c di ortofrutta made in Italy tracciata con la blockchain. Un progetto tutto italiano ideato dalla startup innovativa PartenHero, nata nel 2018 grazie a tre soci fondatori. Per ogni prodotto viene fornito un passaporto digitale che ne garantisce la provenienza e i metodi di coltivazione. Frutta e verdura di fascia medio-alta, rigorosamente di stagione, vengono distribuite a domicilio a Milano e hinterland. Ma il programma prevede l’ampliamento ad altre città e l’apertura di una piattaforma anche b2b, come racconta il ceo Francesco Luongo.

Quanti sono i prodotti distribuiti e di quante aziende?

L'ad Francesco Luongo
Il ceo Francesco Luongo

Attualmente abbiamo circa 80 aziende da tutta Italia per circa 350 prodotti a catalogo. Oggi quelli disponibili sono più di una trentina, dato che seguono la stagionalità.

Che tipologie di aziende?

Non abbiamo problemi a lavorare con piccole, medie o grandi, purché rispettino i nostri parametri di freschezza dei prodotti e conseguenti requisiti organizzativi.

Quanto peso ha il bio rispetto ad altri sistemi di coltivazione (convenzionale e residuo zero)?

Andiamo a selezionare prodotti con basso impatto di agrofarmaci, secondo un disciplinare interno, e lo vediamo anche da analisi a campione effettuate da laboratori indipendenti. Ma non vogliamo fare operazioni di marketing su questi valori. Al momento il bio rappresenta il 15% dell’offerta e il resto è agricoltura convenzionale. Abbiamo accordi anche con qualche azienda che fa residuo zero. Ma l’obiettivo è arrivare al 100% bio.

Quali informazioni veicola la blockchain?

Attualmente specifichiamo qual è l’azienda che coltiva il singolo prodotto, da quale campo proviene e forniamo le informazioni del quaderno di campagna: certifichiamo il prodotto, non il lotto. Quando il sistema sarà  a regime avremo una green box per ogni sigla azienda che fa parte della nostra filiera. Grazie ad appositi sensori Iot potremo avere dei dati direttamente: temperatura, umidità, pH, trattamenti.  E li pubblicheremo sul Passaporto Digitale del prodotto con le certificazioni dell’azienda.

Come si struttura il servizio?

Consegna in 48 ore dalla raccolta: abbiamo delle proposte in box in due misure per frutta, verdura e mix. Ma si può anche comprare liberamente. Il packaging è in cartone. La consegna, tre volte a settimana, avviene da Milano.

Che tipo di selezione viene effettuata sui prodotti e quali sono in questo momento i più acquistati?

Solo prodotti ortofrutticoli made in Italy
Solo prodotti made in Italy

Selezioniamo prodotti di fascia medio-alta, anche Igp: quello è il posizionamento che ci diamo. L’intento è cercare anche prodotti distintivi, anche di nicchia, se hanno valore aggiunto, per esempio la sbergia siciliana, che magari esteticamente non sono belli da vedere. Andiamo a scegliere quei prodotti che rispecchiamo le caratteristiche organolettiche e gustative top che a noi interessano (non vuol dire grande o piccolo come pezzatura).

Ma soprattutto  ragioniamo sulla ricerca dei prodotti nelle  zone vocate. Stiamo vendendo bene la pesca tabacchiera dalle migliori zone, albicocche pellecchiella del Vesuvio, che in gdo non si trovano facilmente, ciliegie di Vignola, nettarine, pomodori datterini, il pomodoro costoluto, il melone  mantovano.

Dopo Milano e hinterland sono previste espansioni in altre città?

Sì, con Milano e hinterland ma mano vogliamo coprire anche altre città limitrofe, come Brescia, Bergamo. E contiamo nel primo anno di toccare più regioni, comprendendo Torino e Roma.

Quali gli obiettivi futuri?

L’idea è di arrivare anche al b2b: dipenderà dal mercato. Ma anche  portare il made in Italy all’estero. Puntiamo ad avere almeno 7mila ordini il primo anno come obiettivo minimo.

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