Se non ha né uova né burro non è panettone, ma chi segue davvero la ricetta tradizionale?

I dati raccolti dall'Osservatorio VeganOK fanno riflettere su una denominazione, decisa per legge, sul nome panettone e sulle varianti in commercio

No uova, no burro, no panettone, ma Dolce di Natale, così infatti devono essere denominati i dolci natalizi che non fanno uso di prodotti di origine animale, dedicati a un consumatore vegano.

Un’offerta, quella dei dolci natalizi vegan, che si è quasi quadruplicata nella gdo rispetto all’anno precedente, con la grande novità della presenza nel canale specializzato, da dove erano sempre rimasti assenti.

Il periodo natalizio comporta da sempre il seguente scenario: il consumatore mostra un forte attaccamento a marchi e valori legati alla tradizione, dall’altro ricerca la novità, spingendo l’industria a proporre nuove soluzioni innovative, elaborare nuove ricette, studiare nuovi formati e packaging.

Il decreto che disciplina la denominazione del panettone

Secondo il decreto del Presidente della Repubblica del 22 luglio 2005 che disciplina ingredienti – obbligatori e facoltativi – e relative percentuali di impiego nella ricetta del panettone (e del pandoro, come di altri prodotti di pasticceria) “a norma di legge”, se non si utilizzano uova e burro (di origine animale, che quindi il mondo vegano evita) il dolce in questione non può definirsi “panettone”.

E allora lo si chiama più semplicemente “Dolce di Natale”, sapendo che sugli scaffali della gdo e dei negozi specializzati sono una trentina le referenze veg per le festività, tutte caratterizzate da impasti di grani antichi, biologici, con gusti semplici, molto legati alla tradizione, e rivolti ai quasi due milioni di italiani che hanno scelto lo stile di vita vegano ma anche a tutti coloro che vogliono provare (o fare) la differenza.

La ricetta tradizionale persa in mille varianti e ingredienti

Va sottolineato, però, che sono proprio i Dolci di Natale Vegani a caratterizzarsi con un forte legame alla ricetta tradizionale originaria del panettone. Uova e burro a parte, si presentano infatti in una versione per lo più classica, ossia con farina di frumento, uvette e canditi.

Mentre due specifiche deroghe alla normativa ammettono l’uso della denominazione “Panettone” anche in assenza di uvetta e canditi (la cui scelta d’acquisto è però dettata dal mero gusto personale) e di farina di frumento, condizione che va a incontrare le necessità gluten free di chi soffre di celiachia.

Di contro, pistacchi, tartufo, mele, moscato, fragole, gelato, creme di varia natura, ossia ingredienti totalmente estranei alla tradizionale ricetta, non incidono sulla legittimità della denominazione “panettone”.

Il 70% dei Dolci di Natale Veg è certificato biologico. Il 51% aderisce al disciplinare VeganOK. I dati sono tutti in “Non Chiamatelo Panettone“, l’indagine sui consumi e sui mercati del Natale 2017 coordinata da Paola Cane e lanciata dall’Osservatorio VeganOK lunedì 11 dicembre scorso.

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