Frutta esotica sempre più accessibile nella metamorfosi dei consumi

L’esotico crea risonanza emotiva ed è in tendenza. Le quote di vendita lo confermano: una moda o la ricerca di un contatto vitaminico tra il “qui” e l’“altrove”?

di CATERINA SCHIAVON, Kkienn

Massimo Montanari, uno dei più importanti esperti di storia dell’alimentazione, racconta che nel lontano 1655, in occasione di un pranzo offerto dalla corte dei Gonzaga alla regina Cristina di Svezia, il cuoco di corte, Bartolomeo Stefani, chef star dell’epoca, propose in apertura uccellini di marzapane nell’atto di becchettare fragole mature.

Niente di strano se non che l’evento si svolgeva a novembre. Secondo Stefani il ricorrere a cibi “esotici” e fuori stagione impreziosiva la tavola e rendeva speciale un pranzo e per avere a disposizione cibi provenienti da luoghi e climi diversi bastavano “buoni cavalli e moneta sonante per pagare”.

Da sempre i cibi esotici provenienti da paesi e mondi lontani sono considerati preziosi e curiosi ma, mentre un tempo erano presenti esclusivamente sulla tavola dei nobili, oggi sono accessibili a un vasto numero di consumatori in virtù della globalizzazione, della facilità dei trasporti internazionali, e non da ultimo dal fatto che numerosi frutti tropicali hanno trovato terreno di coltivazione in Europa e ultimamente anche in Italia. I cibi insoliti e rari però continuano a essere il segno di una scelta particolare, attenta, mai scontata che prefigura un consumatore non solo curioso ma anche capace di accogliere il nuovo e apprezzarlo in tutte le sue molteplici declinazioni.

Frutta esotica, numeri in costante aumento

Stando ai numeri il consumo di frutti esotici negli ultimi due anni ha segnato un costante aumento: sulla tavola degli italiani, e non più solo in occasione delle festività, sono presenti avocado, mango, papaya e altri frutti fino a poco tempo fa del tutto sconosciuti o poco noti come per esempio la pitaya, buona, nutriente e dall’alto contenuto di fibre, e la captyna che tonifica il cuore, calma i nervi, regola la pressione sanguigna ed è benefica per gli occhi. I frutti esotici del resto sono considerati super food una sorta di super eroi con proprietà salutistiche.

Oltre al miglioramento delle condizioni logistiche, ai costi di importazione molto più vantaggiosi che in passato, alla velocità dei trasporti, un ruolo fondamentale per il successo della frutta esotica lo ha giocato il tam tam mediatico. Ma perché la comunicazione cavalchi una scelta e diventi efficace e convincente non è sufficiente che alla base vi siano esclusivamente ragioni razionali ed economiche. I cibi che vengono da lontano oggi come un tempo, anche se non sono più un lusso, mantengono qualcosa di ricco, magnifico, sfizioso, diverso, possiedono forme insolite, cromatismi fiabeschi, consistenze inconsuete e hanno il sapore della rarità.

Un posto ben preciso nell’immaginario collettivo in profondo mutamento

Il concetto di esotico è ben radicato nell’immaginario collettivo, attiva associazioni e relazioni con i racconti mitici, il repertorio fantastico, il vagheggiamento di paradisi perduti dove i frutti nascevano spontanei e preziosi, entra in risonanza con i ricordi, le suggestioni, i simboli e celebrando l’incontro tra ragione e emozione. Facile allora riconoscere a tali frutti proprietà benefiche straordinarie e considerarli, nella loro versione fresca, disidratata o fermentata, degli alimenti superlativi. Ma c’è di più.

L’attuale scenario socioculturale è attraversato da profondi mutamenti. Come in ogni momento di svolta epocale, nell’individuo alle ottimistiche fantasmagorie del cambiamento si alternano gli inevitabili disorientamenti prodotti dalla instabilità e dal capovolgimento dei parametri valoriali. Quando le identità e le certezze sembrano vacillare e in mancanza di super eroi positivi, perché non affidarci ai super food e ai super nutrienti? Cibi in grado da una parte di renderci immuni, forti, belli, detoxicizzati e in forma, dall’altra di impreziosire la nostra tavola con prelibatezze un tempo concesse esclusivamente ai ricchi e ai nobili.

La straordinaria possibilità di storytelling della frutta esotica

La frutta -e quella esotica ha qualcosa in più- è protagonista di racconti, dipinti, fotografie, produce risonanze emotive cariche di ottimismo ed entusiasmo e viene salutata come portatrice di bellezza, felicità, buon umore, salute, vitalità e non da ultimo snellezza (alcuni frutti come per esempio la papaya e la guava aiutano il metabolismo a bruciare calorie). Insomma: un lusso accessibile dall’effetto depressogeno; uno splendido storytelling che ha ancora molto da raccontare in comunicazione.

Per il momento l’avocado si consacra il re delle ricette gustose e veloci; la papaya viene acclamata per i suoi valori nutrizionali (accresce il valore del frutto fresco il successo della papaya fermentata di cui sembrano accertate le proprietà immunologiche e antiossidanti); la pitaya e il mango diventano ingredienti per cocktail ed estratti colorati e benefici; la maracuja -il frutto della passione, ricco di zuccheri, ferro, fosforo e potassio- è protagonista di succhi e gelati.

Per continuare il trend

Oltre a garantire prodotti buoni, freschi e sostenibili si devono lanciare iniziative di comunicazione che mettano in relazione la frutta con il benessere, l’uso in cucina e… i territori dell’immaginario

E se l’esotico non è solo tendenza passeggera ma è un bisogno radicato nell’immaginario collettivo, c’è ancora molto spazio in comunicazione per costruire intorno ai nuovi frutti avvincenti ed efficaci storytelling in grado di intercettare appieno attuali e antichi bisogni. Per mantenere alta la voglia di esotico sarà importante, oltre a garantire prodotti buoni, freschi e sostenibili, lanciare iniziative di comunicazione che sostengano in modo sempre più efficace la relazione della frutta esotica con il benessere, con la pratica della cucina, con i territori dell’immaginario. La frutta esotica può diventare un colorato, succoso, vitale elisir, uno sguardo vitaminico e ottimista sul mondo.

L’esotico è anche a km zero e made in Italy

L’attrazione per l’esotico e il rigore del cibo a km zero sembrerebbero abitare uno spazio privo di intesa. Ma i momenti di metamorfosi sono caratterizzati da paradossi e contraddizioni, oltre che dal cambiamento del rapporto tra valori. Meglio abbandonare il tentativo di far convergere posizioni inconciliabili e accogliere tendenze eterogenee e elementi ibridi che “cambiano le carte in tavola”. E poi non è forse vero che da sempre le cucine del mondo, per quanto possano difendere tradizioni e localismi, sono teatro di incontri, scontri, conflitti e tradimenti fra abitudini culinarie? È sempre Montanari a parlare del cibo come esperienza culturale, spazio depositario sia dell’identità di un gruppo sia dell’incontro con culture e tradizioni diverse.

Ma la buona notizia per i puristi della stagionalità, del territorio e del made in Italy è che molti frutti esotici vengono coltivati in Italia, e non solo in Sicilia e in Calabria dove la coltivazione di mango e avocado è tanto diffusa quanto eccellente. Nuove sperimentazioni si stanno attuando anche al Nord, per esempio intorno Bergamo dove la sfida viene lanciata attraverso kiwi arguta, un frutto rosso siberiano dolce e privo di buccia, asimina, un frutto dalle grandi dimensioni originario del Nord America e feijoa sudamericano, una sorta di lime profumato e dissetante.

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