L’e-commerce apre le porte della Cina al made in Italy

Pronta al lancio la piattaforma di e-commerce CcigMall per l’export verso la Cina nata lo scorso giugno in seguito all’ultima missione del governo italiano a Pechino. Porte aperte a circa 150 aziende agro-alimentari ma si lavora per avere nuove adesioni.

Il partner italiano che permetterà l’ingresso in Cina alla nostra frutta secca ma anche a succhi di frutta, conserve e verdure in latta sarà Cremonini Group, che nell’operazione ha il ruolo di selezionatore per il settore food & beverage.

Abbiamo chiesto ad Augusto Cremonini, amministratore delegato Inalca Food&Beverage del Gruppo, di spiegarci nel dettaglio l’operazione.

Qual è il ruolo della sua azienda?

«Il Gruppo Cremonini, che è uno dei principali operatori europei nella produzione e distribuzione di prodotti alimentari a livello internazionale, ha concluso l’accordo con Class Editori per entrare nel capitale di CCeC (Class China e-Commerce), diventandone partner strategico e operativo per la selezione dei prodotti food con la sua controllata Inalca Food&Beverage».

Come funzionerà la piattaforma di e-commerce Ccig Mall?

«Sarà la più grande piattaforma B2B della Cina, posseduta da Century Fortunet e rappresenta un’eccezionale opportunità per tante piccole e medie imprese italiane del settore food di avvicinarsi a un mercato che risulta troppo spesso complicato per chi non ha le dimensioni adeguate. Questo progetto è sostenuto da colossi statali come Bank of China, China Telecom, China union Pay, che garantiscono serietà e sostegno operativo. Il cibo italiano, al pari di moda e design, gode di un’alta stima nel paese asiatico perché è associato a grande cultura e tradizione culinaria».

Su quale rete distributiva opererete?

«Per Ccgi Mall il punto di forza è la base di negozi clienti cinesi come retailers, ristoranti, distributori locali, che si stima possano arrivare nel medio periodo a un numero di circa 1,5 milioni. Si tratta di soggetti tutti dotati di tablet per fare acquisti in tempo reale. Inalca Food&Beverage ha il compito di selezionare i prodotti, potendo contare su una vasta esperienza nella distribuzione internazionale e con rapporti consolidati con oltre 3.500 produttori».

Quali sono i prodotti più richiesti?

«Le merceologie più ricercate sono tante, a partire dalle conserve, succhi di frutta e verdure in latta, e poi condimenti, olio d’oliva, pasta, ecc. Per l’ortofrutta stanno andando molto bene le conserve, le salse, i succhi di frutta, le scatole di cipolle, carciofi, piselli, ecc. Al momento sono coinvolte circa 150 aziende, ma la piattaforma è open, aperta a tutti coloro che vogliono candidarsi».

Quali sono le prime città di destinazione e come ci arrivate?

«Noi facciamo una vera attività di consulenza a tutto tondo: oltre a contrattualizzare i fornitori, li guidiamo, li orientiamo su tutti gli aspetti di logistica, packaging, labelling, e anche sulla documentazione necessaria per le dogane. Noi esportiamo direttamente in due città, Shangai e Guangzhou, e ci appoggiamo su distributori locali per il resto della Cina».

Come si sviluppa il rapporto tra le nostre aziende e le autorità cinesi?

«Gestiamo noi tutte le pratiche».

C’è una qualche connessione con l’istituzione da parte del governo di Pechino di 13 nuove province di free trade zone?

«No, perché il trade in queste zone ha senso per altri prodotti con margini diversi, in considerazione degli alti costi di stoccaggio.

È previsto un piano che aiuta le aziende ad internazionalizzarsi?

«Per quanto ci riguarda, c’è un impegno importante da parte nostra per accompagnare queste aziende, mettendo a loro disposizione una struttura di costi, inizialmente free on board, molto trasparente, dove vengono evidenziati il costo del prodotto e tutti quelli accessori e di servizio».

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