Un pomodoro biofortificato contrasta la carenza di vitamina D

L’innovazione frutto di una ricerca italiana e inglese che ha utilizzato la tecnica del genome editing. Ma l’Ue al momento vieta la produzione

Il pomodoro mutato con la tecnica del genome editing è fonte di vitamina D
Il pomodoro mutato con il genome editing è fonte di vitamina D

Un pomodoro in grado di contrastare insufficienza e carenza di vitamina D frequente negli anziani e in altri gruppi di popolazione europea. Grazie alla tecnica del genome editing è stato sviluppato il pomodoro biofortificato: protagonisti ricercatori italiani e inglesi.

Il pomodoro diventa un integratore: bastano due frutti al giorno per coprire la dose raccomandata

Lo studio è stato condotto dall’Istituto di scienze delle produzioni alimentari del Consiglio nazionale delle ricerche di Lecce (Cnr-Ispa), in collaborazione con il John Innes Centre di Norwich e pubblicato sulla rivista Nature Plants. È bastata una piccola modifica di un gene di pomodoro con l’utilizzo del sistema Crispr/Cas9 per ottenere il risultato straordinario.

“Possiamo ricavare la vitamina D o da esposizione a radiazioni ultraviolette o in minima parte attraverso l’ingestione di alimenti di origine animale -spiegano Angelo Santino (ricercatore senior) e Aurelia Scarano (assegnista di ricerca) per il Cnr, Istituto di scienze delle produzioni alimentari, Unità di Lecce-. Le uniche fonti vegetali, anche se in realtà non lo sono, sono i funghi, di qui la necessità di una fonte alternativa. Abbiamo pensato al pomodoro perché appartiene alle Solanacee, ortaggi che hanno un background genetico tale per cui possono sintetizzare pro-vitamina D3. Abbiamo utilizzato un pomodoro di tipo insalataro, cultivar Moneymaker. Nel genoma delle piante ottenute non vi è Dna estraneo, ma solo una mutazione nella sequenza del Dna del gene oggetto dello studio. La mutazione è stata indotta utilizzando l’enzima Cas9, indirizzata in maniera molto precisa verso il gene di interesse”.

Con un paio di frutti al giorno, assicurano i dottori Santino e Scarano, si coprirebbe la razione giornaliera raccomandata di vitamina D. Secondo alcune stime circa il 40% della popolazione europea è a rischio di insufficienza. “Il pomodoro modificato diventa di fatto un integratore e mantiene i benefici nutrizionali grazie al licopene, betacarotene, fibre, polifenoli. E in più ha questa funzione di integrazione di vitamina D. Stiamo pensando anche a pomodori secchi: l’esposizione alla luce solare potrebbe favorire la conversione da pro-vitamina D3 a vitamina D. La mutazione non dovrebbe avere alcun impatto sul gusto e sapore, abbiamo solo modificato un gene specifico per produrre il precursore della vitamina D”.

In Uk cominceranno la sperimentazione in campo, per l’Ue è prodotto Ogm

Purtroppo la ricerca italiana è destinata a rimanere nel cassetto, perché la tecnica del genome editing in Europa è al momento equiparata alle tecnologie di transgenesi classiche. Il clima sta cambiando e la Commissione sta procedendo a vari auditing degli stakeholder: si ipotizza che la svolta per sdoganare questa tecnica, premiata con il Nobel, potrebbe forse arrivare nel 2023.  Intanto il Regno Unito può già metterla in pratica.  “Sappiamo che in Uk la sperimentazione in pieno campo del pomodoro biofortificato è stata approvata e inizierà a giugno. Noi in Italia ci attiveremo per avere le autorizzazioni necessarie per la sperimentazione in campo, ma non sarà facile. C’è interesse di molti scienziati a livello europeo a muoversi verso il genome editing, per cercare di modificare una legge limitativa che blocca la ricerca di base. Cercheremo prossimamente anche di proporre un simile approccio su altre Solanacee (melanzana, peperone, patata) che hanno il background adatto per la sintesi della vitamina D”.

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