Sant’Orsola: consumi dei piccoli frutti boom, ma occorre investire nelle filiere

I risultati del Primo Convegno nazionale organizzato dalla cooperativa a Pergine Valsugana

Il Convegno nazionale piccoli frutti organizzato da Sant'Orsola verrà replicato annualmente, come ha ricordato il presidente
Il Convegno nazionale piccoli frutti organizzato da Sant'Orsola verrà replicato annualmente

Il mondo dei piccoli frutti è in forte espansione nel mondo: in Europa i consumi raddoppieranno nel 2020 (su base iniziale al 2004). Ma occorre costruire delle filiere, onde evitare pericolosi squilibri di mercato. Sono alcune delle conclusioni del Primo Convegno nazionale piccoli frutti  organizzato da Sant’Orsola a Pergine Valsugana.

Coltivazione integrata, rinnovamento genetico, meccanizzazione della raccolta, varietà che garantiscano qualità e valori nutrizionali alti le priorità di intervento

L’appuntamento, che avrà cadenza annuale, come ha comunicato il presidente della Società Silvio Bertoldi, ha messo sotto la lente di ingrandimento il mercato internazionale del settore. “Il consumo 2006-2015 dei berries è più che raddoppiato nel mondo, passato da 600 milioni a 1.300 milioni di euro”  ha sottolineato il professore Bruno Mezzetti del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell’Università Politecnica delle Marche. I picchi di produzione incontrollata fanno però precipitare i prezzi: l’eccesso di produzione del mirtillo in Spagna ha visto dimezzarsi nel giro di pochi anni gli ettari coltivati, passati da 12 mila a 6 mila.

Il professore Mezzetti ha indicato alcuni settori di intervento come prioritari: coltivazione integrata, come obiettivo minimo, rinnovamento genetico, meccanizzazione della raccolta. “Occorre puntare su varietà che garantiscano qualità e valori nutrizionali alti, tenendo conto che esistono ormai soluzioni per la difesa della pianta a basso impatto ambientale”.

Italia è al 14esimo posto nel mondo per la produzione di fragola e mirtillo e al 22esimo per il lampone

Per quanto riguarda la produzione (dati 2017), l’Italia è al 14esimo posto (al primo c’è la Cina) nel settore fragola e mirtillo (primi gli Usa) e al 22esimo per il lampone (in testa c’è la Russia). I Paesi europei maggiori esportatori sono la Spagna, la Grecia e la Turchia.  Il settore vivaistico è in forte espansione in Italia. In Europa 50mila ettari sono oggi piantati per la sola fragola. Le performance di vendita dei frutti di bosco in Italia sono in crescita costante. “La vendita a volumi  è passata dal 24,3 per cento nel 2015 al 26,2 per cento del 2018” ha ricordato il  professore Daniele Fornari dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, direttore del Centro di ricerche su Retaling &Trade Marketing.

Sant’Orsola è caso di studio in Italia per il risparmio idrico nel settore fragole

Il direttore generale Sant'Orsola, Matteo Bortolini, il presidente Silvio Bertoldi e il manager Fabio Rizzoli al primo convegno dei piccoli frutti
Il direttore generale Sant’Orsola, Matteo Bortolini, il presidente Silvio Bertoldi e il manager Fabio Rizzoli

Al Convegno hanno partecipato più di 150 rappresentanti del mercato italiano di riferimento (e alcuni provenienti da Paesi europei) di Sant’Orsola che hanno potuto visitare il nuovo stabilimento. La Cooperativa controlla l’intera filiera e fa miglioramento genetico in campo sperimentale. Produce piccoli frutti, mediante i propri associati o in partnership, in sette delle dieci regioni italiane e detiene la leadership nazionale del settore. Può contare su circa 830 soci che forniscono l’intera gamma: lampone, mirtillo, fragola, fragolina di bosco, mora e ribes rosso, cui si aggiungono kiwi arguta e ciliegia.

Sant’Orsola è diventata anche un caso di studio in Italia da quando ha introdotto l’uso computerizzato dell’acqua nel settore fragole. È riuscita a tagliare del 25 per cento l’irrigazione negli impianti e ad aumentare contestualmente del 18 per cento la produzione rispetto ai sistemi tradizionali.

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