Da Cultiva progetti di quarta gamma tailor made #vocidellortofrutta

Con Massimo Bragotto, nuovo direttore generale di Cultiva, facciamo il punto sull'azienda pronta a crescere in Italia e all'estero dopo una riorganizzazione interna e un passaggio generazionale ancora in corso

Cultiva produzione

Expertise in campo, sostenibilità circolare, biologico oltre a progetti tailor made sono i fattori che Cultiva intende mettere a sistema e valorizzare come tratti distintivi di posizionamento sul mercato nazionale ed estero.

In Cultiva, l’azienda di famiglia dei tre fratelli Boscolo, è in corso, da un lato, un passaggio generazionale che vede Federico Boscolo a capo della divisione statunitense e Ceo del gruppo e, dall’altro, una riorganizzazione interna con l’introduzione in organigramma di figure manageriali senior ad alto profilo.

Massimo BragottoA capo della divisione italiana è stato inserito con incarico di direttore generale pro tempore e direttore commerciale ad interim Massimo Bragotto, nella foto a destra, figura con lunga esperienza nel settore della IV gamma. Coperte con manager esterni alla famiglia anche le aree del marketing, con Irene Paladino, marketing & communication director, ventennale esperienza sia in multinazionali che in aziende di settore, Vito Poli, responsabile vendite Italia ed Edoardo Ascheri export manager, anch’essi con background quasi totalmente nel mondo del fresco.

Bragotto, questo lavoro di riorganizzazione aziendale dove porterà Cultiva?

La forza di Cultiva si fonda su tre pilastri: expertise in agricoltura, persone e prodotti adatti alle esigenze dei clienti che sappiano intercettare le nuove modalità di acquisto dei consumatori. È una Op e come tale ha una filiera agricola molto consolidata i cui conferitori sono direttamente la famiglia Boscolo, i soci trentennali unitamente a nuove entrate motivate a operare in una Op con una chiara visione. Con questa compagine l’azienda riesce ad avere un controllo diretto di tutte le pratiche agronomiche. Le varietà sono frutto di attività di ricerca coadiuvate direttamente con le sementiere e questo può dare modo di realizzare anche prodotti completamente tailor made per i clienti a partire quindi proprio dal seme, con un approccio ancora più vicino alla nostra attuale e futura clientela. Da valorizzare all’interno delle svariate attività in ambito della sostenibilità a 360° c’è anche un progetto carbon neutral delle serre da cui si ottengono produzioni a residuo zero. Tutto ciò grazie all’informatizzazione delle pratiche agricole, alla quasi totale autosufficienza energetica dei pannelli fotovoltaici, a un efficiente uso dell’acqua d’irrigazione – scrupolosamente controllata – e alla scelta dei concimi. Tutto questo bagaglio valoriale delle produzioni di Cultiva deve essere trasferito ai clienti e ai consumatori finali, senza dimenticare che l’incidenza del venduto biologico in Cultiva in quarta gamma è il 20% della produzione totale, un numero molto più alto rispetto alla media del mercato.

Come pensa di comunicare ai consumatori tutto ciò?

Il packaging è il primo medium/mezzo di comunicazione con lo shopper perciò partiremo da lì. In realtà siamo già on-going con alcune referenze bio con arricchitori a forte valore aggiunto oltre a una linea ad alto valore di servizio, i “Cotti al Volo”, prodotti biologici monoporzione microondabili in quanto il convenient cooking è l’unico segmento che apporta crescita al settore (+ 8,2% a valore – Nielsen 52 wks – AT 28/03/21). Stiamo anche studiando il nuovo consumatore a partire dai profili, con attenzione alla rinnovata sicurezza alimentare ma soprattutto al destino futuro del pianeta che per Cultiva non è una moda ma un modo di essere, insito da sempre nel proprio Dna. Ci siamo posti l’ambizione di creare qualcosa di diverso in un mercato molto affollato sia di aziende che di prodotti. La nostra direzione sarà quella di proporci in modo più possibile distintivo sia per incontrare le esigenze dei retailer in ambito di mdd che offrendo beni atti a soddisfare i bisogni del nuovo consumatore, sul quale stiamo costruendo un piano di comunicazione dedicato con i mezzi più moderni a partire dai prossimi mesi. Progetto non facile e molto impegnativo, ma non vedo altra via, per non scadere nel me-too.

Cultiva si connota per un elevato orientamento esterofilo con un 50% del fatturato derivante dall’export. Su questo fronte quali sono i prossimi obiettivi?

L’azienda è da tempo molto presente nei mercati anglosassoni, è nata infatti in Usa nel 1986. Nel Vecchio Continente il principale sbocco è la Gran Bretagna dove ha sede anche Cultiva Europe, la divisione commerciale con personale diretto che segue le esportazioni in tutta Europa e che nei prossimi mesi, ma con il nuovo export manager siamo già partiti, cercherà di consolidare anche altri mercati, come l’Est europeo.

Negli Stati Uniti Cultiva Farm Usa nell’East coast nel frattempo sta gestendo un pluriennale e consolidato rapporto societario con Taylor Farms, la più grande azienda di IV gamma al mondo con i suoi 4,5 miliardi di dollari di fatturato. Anche da questo sodalizio stiamo arricchendo il nostro know how di prodotto e la loro expertise ci sarà d’aiuto per i nuovi progetti italiani ed europei. Non dimentichiamoci dell’altra azienda di famiglia la “Royal rose” a Salinas in California, principalmente dedicata alla coltivazione di radicchio e diretta da Roberta Boscolo, figlia di Giorgio. Il futuro americano prevede anche la costruzione di altre serre per incrementare la capacità produttiva e chissà che non si possa attingere da quella produzione quando in Europa in alcuni periodi dell’anno scarseggia la disponibilità di baby leaf.

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