Apofruit-Terremerse atto secondo: la specializzazione

L’obiettivo dichiarato è quello di aumentare i margini dei produttori. Un tema caldo oggi più che mai, nei tempi di questa crisi recidiva, sistemica che sta portando alcuni comparti portanti non solo per l’Emilia Romagna ma per tutto il Paese, a perdere tasselli importanti.

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L’antefatto. A quasi tre anni dalla sigla del primo accordo, intervenuto il 29 novembre 2013, le tappe già ottenute nel processo di integrazione non preludono necessariamente ad una eventuale fusione proprio perché l’obiettivo è quello di mantenere la necessaria flessibilità o, meglio, fluidità richieste da un mercato sempre più mutevole.

“Dopo tre anni – ha spiegato Mirco Zanotti, presidente di Terremerse – abbiamo la necessità di migliorare quello che abbiamo avviato fino ad ora con l’integrazione della filiera del kiwi e del bio; con l’accordo sulla specializzazione per la filiera degli ortaggi destinati alla trasformazione industriale e con la nascita dell’Aop Gruppo Viva aperta a tutti. L’evoluzione ulteriore di oggi deriva dal fatto che bisogna adeguarsi ai nuovi scenari produttivi”.

Gli obiettivi. Dal secondo atto dell’accordo operativo, lo scenario che si schiude per i 4mila soci complessivi, è quello di un progetto di specializzazione che porterà nel breve periodo risparmi per circa 500mila euro che saranno redistribuiti equamente tra i soci a titolo di liquidazione.

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“Avevamo la necessità – spiega Gilberto Miguzzi, ad di Terremerse – di mettere a fuoco ulteriori passi in avanti che potessero dare risposte in tempi brevi data la velocità che viene imposta oggi dal settore che sta soffrendo. C’è un evidente bisogno di innovazione e di cambiamento. Abbiamo pensato che un po’ dei costi che derivano dal mantenere separate le due strutture che producono per le stesse referenze, potessero essere tagliati, semplicemente, unendole”.

Il piano. Così nasce il piano di specializzazione che porterà le due cooperative ad un’unica gestione dei ricavi per quanto riguarda l’intera produzione ortofrutticola. Apofruit diventerà l’azienda ammiraglia per  la filiera del fresco mentre a Pempacorer sarà affidata quella destinata alla produzione industriale.

Tecnicamente si realizzerà attraverso l’acquisizione in affitto da parte di Apofruit, del ramo d’azienda di Terremerse che comprende gli stabilimenti, il parco imballi, gli impianti, i macchinari, le attrezzature industriali, commerciali, di frigo-conservazione e lavorazione degli stabilimenti di Lavezzola, Faenza, Imola e Mezzano.

Gli step. “Se dovessi riassumere i tre parole questo progetto – ha chiarito Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit – sarebbero aggregazione; specializzazione, che è ciò che chiede il mercato perché così si crea valore; ed efficienza che la dobbiamo ai nostri produttori soprattutto in questo momento particolarmente difficile. Dopo l’integrazione commerciale che ci ha permesso di raggiungere mercati più lontani adesso aggreghiamo anche i processi industriali per ridurre i costi e migliorare l’offerta al mercato che riguarda volumi per 2,5 milioni di quintali di ortofrutta fresca e 2,5 milioni di quintali di prodotto industriale”.

L’operazione comporterà, dal primo gennaio dell’anno prossimo, il passaggio del personale di Terremerse nell’orbita di Apofruit. L’integrazione delle due cooperative sarà affidata ad una cabina di regia unica che redigerà il piano industriale e che condividerà responsabilità, oneri e scelte operative, come l’equiparazione dei regolamenti interni.

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