Fruitimprese: “Il cambiamento climatico nuova pandemia”

L’appello del presidente Marco Salvi alle istituzioni, per sostenere il settore con misure concrete: "Subito un Tavolo ortofrutticolo nazionale"

Marco Salvi. alla guida di Fruitimprese
Marco Salvi. presidente di Fruitimprese

“C’è una nuova pandemia in corso, dopo quella del Covid, si chiama cambiamento climatico. Poco serve continuare a ripetere che il settore è stato ‘eroico’ nel corso del 2020 nel rifornire i mercati se poi non si è visto riconoscere neppure i maggiori costi sostenuti dalle imprese per la salute e la sicurezza dei lavoratori e la sanificazione degli impianti. Chiediamo alla politica e alle istituzioni di sostenerlo con misure concrete e non solo con dichiarazioni”. L’appello è del presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, a seguito delle gelate che hanno causato danni ingenti alle produzioni, fino alla perdita dell’80% del raccolto per le Drupacee.

Proteggere le imprese con adeguati sistemi assicurativi

“Per far fronte ai cambiamenti climatici  – spiega- serve mettere subito mano al sistema legislativo di protezione delle imprese con adeguati sistemi assicurativi, magari ricorrendo alle risorse del Recovery Plan o a quelle dello Sviluppo rurale della Pac. Bisogna intervenire per migliorare la gestione della manodopera per le grandi campagne, rendere più snella e agevole la ricerca di lavoratori qualificati per le nostre imprese, ed evitare che i lavoratori stagionali stranieri vadano a lavorare in altri Paesi. Poi c’è il problema del costo del lavoro più alto d’Europa. Temi da affrontare al Tavolo ortofrutticolo nazionale (o attraverso uno strumento alternativo), che chiediamo al ministro di convocare in tempi rapidi, vista l’urgenza dei problemi legati ai danni delle gelate e all’avvio della campagna estiva”.

Bene la transizione green, ma troppi vincoli rischiano di farci perdere posti di lavoro e competitività

“È quasi un miracolo -aggiunge- che la bilancia commerciale della nostra ortofrutta nel 2020 si sia chiusa  con un +6% dell’export (a valore) e un -3% a volume e un saldo positivo di quasi 664 milioni di euro. Anche se deve far riflettere il dato che l’import a quantità per il secondo anno consecutivo supera l’export, in particolare per agrumi e ortaggi. Nulla da dire se le importazioni aumentano, ma poi non lamentiamoci se perdiamo superfici produttive e posti di lavoro”.

Infine la transizione ecologica e digitale, gli obiettivi Ue sulla transizione green. “La strategia del Green Deal e della Farm2Fork (con la riduzione del 50% degli agrofarmaci e del 20% dei fertilizzanti) impatterà direttamente sul futuro delle nostre imprese. Serve decidere solo su basi scientifiche e fare valutazioni preventive di impatto  per non perdere importanti quote di produzione e  leadership in tante varietà  per l’impossibilità di proteggere le nostre colture. Altrimenti ci troveremo a competere con Paesi che non hanno i nostri stessi vincoli in termini di sostenibilità e garanzie per lavoratori e consumatori” .

E anche sul packaging non manca la riflessione critica. “Il passaggio dalla plastica alla carta/cartone o all’imballaggio riciclabile comporta aumenti di costo per le imprese e questi vanno riconosciuti: non possono finire a carico solo della parte più debole, cioè il mondo produttivo. Analogamente non possiamo disincentivare l’uso della plastica attraverso la Plastic Tax senza dare una alternativa valida. E bisogna evitare che ogni catena della Distribuzione moderna europea chieda i ‘suoi’ imballaggi. Anche qui servono progetti condivisi, magari a livello europeo”.

 

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