Farm to Fork, ecco i piani della Commissione

Presentate le strategie al 2030. Bellanova: "L'Italia può fare scuola". I commenti delle associazioni di categoria e dell'industria

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La Commissione Ue ha presentato il piano per una produzione agricola più rispettosa dell’ambiente e per una maggiore biodiversità, piano che rientra nell’ambito del Green Deal europeo. Tra i principali obiettivi per il 2030 delle strategie sulla biodiversità e sul sistema agroalimentare presentate dalla Commissione Ue ci sono l’estensione dell’obbligo di etichette con l’indicazione dell’origine degli alimenti e informazioni sul loro valore nutritivo; il dimezzamento dei pesticidi e degli antibiotici usati nei campi e negli allevamenti; lo stanziamento di 20 miliardi l’anno a tutela della natura. Bruxelles, poi, vuole portare alla coltivazione bioologica il 25% dei terreni agricoli.

“Il coronavirus ha dimostrato quanto siamo vulnerabili e quanto sia importante recuperare il rapporto tra uomo e natura”, ha detto il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, presentando le due strategie che sono “il cuore del Green Deal”. Per raggiungere i numerosi obiettivi che la Commissione fissa al 2030, l’Esecutivo ha presentato anche un’agenda di iniziative legislative. Nel 2022 sono previste due proposte sull’etichettatura: una per l’indicazione di origine obbligatoria degli alimenti, l’altra per informazioni chiare e leggibili sul loro valore nutrizionale (come per esempio il nutriscore francese). Nello specifico, la Commissione si propone di tagliare l’uso dei pesticidi del 50% e dei fertilizzanti del 20%, di trasformare il 10% delle terre agricole Ue in elementi di paesaggio collegati tra loro, di istituire aree protette sul 30% delle terre e dei mari Ue (di cui il 10% sottoposte a vincoli stringenti come il divieto di pesca), di piantare tre miliardi di alberi, di dimezzare le vendite di antibiotici agli allevamenti e agli impianti di acquacoltura, di liberare 25mila chilometri di fiumi dalle barriere artificiali.

La sostenibilità come volano per la crescita

E’ questo il mantra del vicepresidente Timmermans, che in un’intervista all’Ansa sottolinea le opportunità di produrre in modo più sostenibile. “Nella crisi le persone guarderanno a ogni centesimo, ma se riusciamo a ridurre la necessità di pesticidi o dei farmaci negli allevamenti, se promuoviamo l’agricoltura di precisione, se si fa tutto questo insieme il costo degli alimenti non sarà un problema perché ridurremo gli sprechi e saremo più efficienti”. Eppure gli agricoltori e gli altri produttori alimentari restano scettici, se non apertamente contrari, all’approccio della strategia Farm to Fork. “So che c’è nervosismo – ha ammesso Timmermans – ma tutto ciò che proporremo in termini di legislazione sarà valutato in base all’impatto”. Il vicepresidente dell’Esecutivo comunitario ha ricordato che tutte le parti “saranno informate e potranno partecipare alla realizzazione delle proposte, giustificheremo ciò che stiamo facendo sulla base di cifre concrete, anche i livelli di investimento che possiamo fornire alla comunità agricola”.

De Castro, Farm to Fork base per patto fiduciario in Ue

“Siamo pronti a raccogliere la sfida ambiziosa che ci lancia la Commissione europea con le sue strategie Farm to Fork e Biodiversità, ma non a qualunque prezzo”, ha commentato Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura dell’Europarlamento, che ha continuato: “Siamo all’inizio di un percorso che deve portare alla creazione di un patto fiduciario tra produttori e consumatori basato su qualità, trasparenza e sicurezza dei processi produttivi e dei cibi che sono sulle nostre tavole”.

“Le due comunicazioni, benché non ancora vincolanti ci permettono di lanciare un profondo confronto sul futuro del nostro sistema agroalimentare e come ComAgri lavoreremo affinché ciascuno degli interventi nelle 27 aree legislative identificate dalle due strategie, sia basato su una rigorosa analisi di impatto, e coinvolga tutti gli attori della filiera senza sminuire il ruolo di co-legislatore del Parlamento. Non solo – ha aggiunto De Castro – dobbiamo superare la dicotomia assurda tra la riforma della Politica agricola e le misure derivanti dalle due strategie. Dobbiamo integrare questi due processi per garantire ai nostri agricoltori un quadro normativo coerente e onnicomprensivo. Siamo anche molto preoccupati che gli obiettivi di ridurre l’uso di input produttivi, possano pregiudicare la capacità produttiva dei nostri agricoltori: ogni vincolo dovrà essere accompagnato da strumenti alternativi. Ci fa ben sperare l’aperura dell’Esecutivo alle nuove biotecnologie sostenibili per l’evoluzione assistita delle piante. Non ultimo – conclude De Castro – ci aspettiamo che gli annunci sull’indicazione d’origine diventino un obbligo Ue per tutti i prodotti agroalimentari, così come l’armonizzazione dei sistemi di etichettatura nutrizionale basati su rigorose analisi scientifiche e non su semplificazioni inaccettabili come il Nutriscore”.

Dorfmann (Ppe), sbaglio accelerare su Farm to Fork

“La Commissione europea sbaglia ad accelerare sulla strategia Farm to Fork in un momento in cui gli agricoltori europei guardano con crescente incertezza al loro futuro”. Così in una nota l’europarlamentare del Ppe, Herbert Dorfmann, commentando la decisione della Commissione Ue di presentare la strategia Farm to Fork, “Dal produttore al consumatore”. “Il minimo che ora la Commissione può fare – ha sottolineato Dorfmann – è avviare una valutazione d’impatto seria, in grado di quantificare adeguatamente gli effetti economici della nuova strategia. In Europa esistono differenze importanti nel modo di fare agricoltura e molti contadini lavorano già in maniera rispettosa dell’ambiente. Quando la Commissione formulerà la sua proposta legislativa, dovrà tenere bene a mente che in agricoltura non può esistere un approccio unico per tutti. La sua proposta – conclude l’eurodeputato – dovrà quindi essere ponderata e finalizzata innanzitutto a migliorare l’approvvigionamento alimentare nel continente”.

Verdi Ue: bene Commissione, ma strada è lunga

“Dopo mesi di ritardi e rinvii da parte delle lobby dell’agricoltura industriale, la Commissione Ue ha finalmente presentato due strategie fondamentali per il Green Deal europeo: la strategia Farm to Fork e quella sulla biodiversità”, ha commentato in una nota il Partito Verde europeo. “Le due strategie vanno nella giusta direzione, ma è ancora lunga la strada per raggiungere un Green Deal per un’Europa sostenibile, a emissioni zero e climaticamente neutrale – precisa la nota – È incoraggiante constatare che la Commissione sta andando avanti con la presentazione di queste strategie, anche con forti target” nonostante le pressioni per “continuare a rinviare queste importanti misure”.
“La pandemia di coronavirus – hanno sottolineato i Verdi – ci ha mostrato che per un’Europa forte sono cruciali più che mai un’agricoltura resiliente e la biodiversità”. Tuttavia, secondo il Partito Verde europeo, “ora è necessario garantire che queste strategie siano attuate in modo efficace e ambizioso. Ciò include una riforma globale della Pac a sostegno delle catene di approvvigionamento localizzate, oltre che un migliore monitoraggio dell’uso dei pesticidi per raggiungere i target per la loro riduzione”.

Gli agricoltori “Produzione alimentare a rischio”

Le associazioni di categoria del settore agroalimentare e dell’industria Ue criticano le strategie su biodiversità e alimenti sostenibili della Commissione von der Leyen. Netta la presa di posizione del Copa e Cogeca: “Vogliamo continuare il nostro cammino verso un’agricoltura più rispettosa dell’ambiente – si legge in una nota – ma queste strategie rappresentano un attacco all’agicoltura europea. I target non sono soluzioni“.
Per Europeche, le due comunicazioni “mettono a rischio la produzione alimentare”.

“Noi appoggiamo target realistici, ridurre del 50% l’uso dei pesticidi non lo è”, sottolineano dall’associazione industriali dell’agrochimica Ecpa. Aperture alla collaborazione arrivano dall’industria alimentare con FoodDrinkEurope e dai Consorzi di prodotti Dop e Igp di oriGIn. La sfida di ridurre la perdita di nutrienti nei terreni “è accettata” da Fertlizers Europe e l’industria del biotech Europabio sottolinea i punti di contatto con lo sviluppo del settore. Le assoconsumatori di Beuc vedono invece “progressi positivi”.

Bellanova: “Per emergenza Italia può fare scuola in Ue”

“L’esperienza che stiamo maturando per fronteggiare l’emergenza alimentare va assolutamente valorizzata, perché rappresenta un modello che secondo me dovrebbe essere replicato a livello europeo”. Lo ha detto la ministra, Teresa Bellanova, nel corso del tavolo indigenti convocato in video conferenza al Mipaaf.

“Proprio ieri (il 20 maggio, ndr) – ha proseguito Bellanova – la Commissione ha presentato la tanto attesa strategia Farm to fork. La stiamo studiando, ma da una prima lettura dico: serve più coraggio, più concretezza. Sugli sprechi alimentari dovremo essere noi a dare idee, modelli di intervento, priorità”. Facendo riferimento alla legge 166, la legge Gadda, Bellanova ha affermato: “Ci mette in una posizione di vantaggio, come avanguardia. Il recupero delle eccedenze con destinazione al sostegno delle persone in difficoltà deve essere una priorità europea. L’economia circolare per me passa prima di tutto da qui. Invito questo Tavolo a un lavoro finalizzato anche in questa direzione: costruire proposte da portare in Commissione europea nell’ambito della Strategia del Green Deal. L’Italia può fare scuola“.

Gallinella, ok Farm to Fork ma Italia non è ad anno zero

“Bene gli obiettivi Ue per un sistema agroalimentare più sostenibile, ma l’Italia non è all’anno zero”, lo ha fatto sapere il presidente della commissione Agricoltura della Camera, Filippo Gallinella, commentando le strategie per la Biodiversità e Farm to Fork. “L’agricoltura ha la Pac, uno strumento importante che va integrato con questa nuova visione di sostenibilità che condivido – ha detto Gallinella – ma occorre ricordare che l’Italia, ad esempio, ha già una Superficie agricola utilizzata (Sau) per il biologico del 15%, primo posto in Europa, a fronte del nuovo obiettivo del 25% indicato dal documento”. Sul tema foreste, prosegue il presidente, “abbiamo oltre un terzo della superficie totale coperta da boschi, mentre sull’uso dei fitofarmaci abbiamo un Piano di azione nazionale per tutelare salute e ambiente. I dati Istat ci confermano che fungicidi, erbicidi, insetticidi sono consumati in maniera minore e quindi abbiamo da insegnare anche su questo tema”.

Sicuramente, ha osservato Gallinella “occorre trovare un percorso di sostenibilità, ma non dobbiamo fare demagogia, perché anche un trattore fermo non inquina, ma è altrettanto vero che non produce“. Quanto al prossimo futuro, l’impegno del presidente sarà quello di “aumentare le produzioni nazionali, visto che per molti settori non siamo autosufficienti, integrando la politica della Pac con questo nuovo concetto; al contempo ci batteremo per l’Indicazione d’origine nei prodotti che deve essere riportata in etichetta per informare correttamente il consumatore; in tal senso il modello italiano deve essere esteso a tutti i Paesi dell’Ue”.

Federalimentare preoccupata

Federalimentare appoggia il progetto del Green Deal, che dovrebbe consentire all’intera filiera agroalimentare europea un’elevazione dei propri standard produttivi in termini di qualità e sostenibilità. Tuttavia, “lasciano perplessi diversi aspetti della Farm to Fork Strategy, presentata mercoledì 20 maggio dalla Commissione europea” , afferma il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio. In particolare Vacondio lamenta l’inclusione di elementi nutrizionali poco pertinenti con la sostenibilità e potenzialmente dannosi per l’industria alimentare italiana. “Nella Farm to Fork Strategy sono stati inseriti propositi relativi alla nutrizione molto insidiosi per l’industria alimentare italiana e lesivi della libertà di scelta del consumatore. Per quanto riguarda l’etichettatura fronte pacco, la Commissione propone l’adozione di un sistema armonizzato obbligatorio in tutta l’Unione. Apparentemente non viene indicato quale tipo di sistema si intenda adottare – osserva Vacondio – Lascia tuttavia molto perplessi che la Commissione abbia stabilito il varo di profili nutrizionali e il loro utilizzo non solo per la disciplina dei claim pubblicitari (che era il loro scopo originario) ma anche per l’etichettatura nutrizionale fronte pacco. Si tratta di una dichiarazione che ci preoccupa molto, perché il sistema appena approvato dalle istituzioni italiane, il Nutrinform Battery, è l’unico che non si basa su profili nutrizionali”.

Filiera Italia, pericolo per consumatori ed export

“Nessun compromesso sulla tutela dei consumatori e continuare a vigilare sugli interessi di poche multinazionali che si nascondono dietro la sostenibilità, ma di sintesi”. Così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, ha commenta il nuovo piano strategico per l’agroalimentare. Così, se da una parte, secondo Scordamaglia conforta la posizione favorevole all’estensione dell’obbligatorietà sull’origine del latte e della carne quando sono usati come ingredienti e che rappresenta un passo in avanti della Commissione sulla base di quanto già fatto dall’Italia, dall’altro lato invece preoccupa l’indirizzo secondo cui l’etichetta “front of pack” dovrebbe essere obbligatoriamente armonizzata in tutti i Paesi membri dell’Unione. “Non solo nessuna adozione volontaria, soluzione auspicata dal nostro Paese – hanno sottolineato da Filiera Italia – ma anche l’implicita minaccia che si proceda verso l’imposizione del nutriscore. Una scelta che ci spingerebbe nel baratro della chimicizzazione del cibo e contro cui l’Italia non potrà che battersi”, ha continuato Scordamaglia. “Necessaria più che mai una posizione di sintesi che tuteli i cittadini europei e la loro salute. Siamo tutti a favore di una dieta sana e sostenibile, per prima la Commissione, ma ora serve che proprio la Commissione sia più trasparente su ciò che questo vuol dire. Se si intende il modello sano e naturale italiano bene – ha chiuso Scordamaglia – Se, invece, si avesse l’obiettivo malcelato di sostituire milioni di agricoltori con poche multinazionali, favorendo prodotti artificiali e di laboratorio, non potrà essere accettato, come non potrà mai essere accettato che fra la letteratura scientifica citata dalla Commissione per il suo dossier faccia la sua comparsa Eat Lancet, un gruppo privato dagli interessi poco chiari, già smentito dalla scienza”.

Le reazioni di Cia, Copagri, Confagri, Bayer e Slow Food

L’agricoltura vuole essere protagonista della transizione verde avviata dall’Europa col Green New Deal ma, per la Cia-Confederazione italiana agricoltura, “da qui al 2030 il settore primario deve necessariamente essere accompagnato da alternative produttive innovative e da risorse adeguate a nuovo modello di sviluppo”.

“Difendere il capitolo agricolo del bilancio comunitario – ha detto Copagri – e in particolare i fondi per la Politica agricola comune (Pac) e per i programmi di coesione, è di primaria importanza”. Più soddisfatta Slow Food: la Commissione europea con la strategia Farm to Fork “avvia il percorso per un transizione ecologia dell’agricoltura europea in sintonia col Green Deal. Ma la riforma della Pac post 2020 – secondo l’associazione fondata da Carlo Petrini – dovrà essere coerente e sostenere obiettivi ambientali e sociali più ambiziosi per una maggiore sostenibilità della nostra agricoltura”.
Anche Bayer dichiara in una nota di accogliere con favore le strategie Farm to fork e Biodiversity Strategy 2030 nella convinzione che l’Europa possa “essere un leader globale nell’agricoltura sostenibile e che un quadro politico che si fondi su scienza possa favorire l’innovazione”.

“Le proposte della Commissione penalizzano il potenziale produttivo dell’agricoltura e del sistema agroalimentare europeo. E’ una prospettiva che non condividiamo, anche perché aumenterebbero le importazioni da Paesi terzi che applicano regole diverse e meno rigorose”. E’ il commento del presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti, sui contenuti delle comunicazioni, presentate dalla Commissione, relative alla biodiversità e al sistema alimentare. “Nel contesto dell’emergenza sanitaria in atto, l’agricoltura e il sistema agroalimentare sono stati considerati alla stregua di attività essenziali, anche dalla Commissione Ue. I prodotti destinati all’alimentazione hanno una valenza pubblica che, in futuro, non dovrà essere sottovalutata e sacrificata. Alla base degli indirizzi della Commissione c’è una visione che richiede un approfondimento e una valutazione d’impatto economico. La crescita produttiva non è per forza di cose in contraddizione con la sostenibilità ambientale, con la tutela delle risorse naturali e con la salvaguardia della biodiversità”.
“Le comunicazioni della Commissione contengono anche elementi di sicuro interesse. E’ il caso dell’indicazione relativa all’origine dei prodotti e delle informazioni nutrizionali, se fondate in modo esclusivo su rigorosi criteri scientifici. Resta poi da chiarire il coordinamento tra gli orientamenti presentati dalla Commissione e la riforma della Pac in discussione dal 2018 e che, sembra ormai scontato, entrerà in vigore nel 2023”, ha rilevato il presidente di Confagricoltura.

Mercuri, prioritario valutare le ricadute sugli agricoltori

“Sono molto ambiziosi gli obiettivi delle due comunicazioni sulla sostenibilità presentate dalla Commissione europea, ma è indispensabile che la strategia sia fondata su premesse scientifiche rigorose, che ci siano adeguate dotazioni finanziarie e che venga garantita una coerenza tra le diverse politiche comunitarie. Questo per non mettere a rischio l’approvvigionamento alimentare”. Lo ha detto il presidente di Alleanza cooperative agroalimentari, Giorgio Mercuri, commentando la presentazione delle strategie sulla biodiversità e ‘dal campo alla tavola’. “Prima di ogni intervento legislativo europeo – ha spiegato Mercuri – occorrerà fare una valutazione attenta sulle ricadute che un piano strategico così importante potrà avere su agricoltori e cooperative, che hanno bisogno di alternative per essere messi in grado di raggiungere obiettivi così ambiziosi senza compromettere la loro stessa sussistenza”. E non solo, perché secondo il presidente, “un approccio bendato può mettere a rischio la stessa sicurezza alimentare europea, la competitività e il reddito di migliaia di aziende e di cooperative che sono già state pesantemente colpite dall’emergenza Covid19”. La stessa Commissione europea, conclude, “ha riconosciuto il ruolo centrale delle imprese e delle cooperative agroalimentari lì dove sostiene di voler aiutare produttori agricoli, pescatori e cooperative a rafforzare la loro posizione all’interno della catena alimentare”.

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