Reti multifunzionali, ma anche predatori naturali. Sono alcuni degli strumenti più efficaci nel combattere la cimice asiatica che dal 2012 causa gravi danni ai frutteti in Emilia-Romagna. Lo rileva uno studio triennale, denominato Halys, finanziato dalla Regione e coordinato dal Crpv (Centro ricerche produzioni vegetali).
Lo studio ha coinvolto importanti strutture di ricerca e le principali realtà produttive cooperative
Il progetto è stato portato avanti da tecnici, ricercatori e imprese agricole associate, tra cui Orogel, Apo Conerpo, Apofrut Italia, riuniti in un Gruppo operativo per l’innovazione (Goi). Un team di esperti di alto livello tecnico-scientifico con il coinvolgimento dell’Università di Modena e Reggio-Emilia.
Lo studio ha permesso innanzitutto di conoscere con esattezza la biologia e l’ecologia dell’insetto e il suo adattamento al territorio, evidenziando che il picco delle presenze in uscita dallo svernamento degli adulti si verifica tra aprile e metà maggio.
Insetticidi e trappole a ferormoni, le altre armi
“Sotto il profilo della difesa – spiega la coordinatrice del Crpv, Maria Grazia Tommasini – è stata dimostrata l’utilità di tecniche di prevenzione fisica come l’impiego delle reti multifunzionali, che attualmente rappresentano uno degli strumenti più performanti per proteggere le produzioni frutticole dalla cimice asiatica laddove applicate correttamente, vale a dire con copertura tempestiva dopo la fioritura.
Il progetto – prosegue – ha inoltre mostrato il contributo offerto da alcuni predatori naturali presenti nei nostri ambienti (appartenenti alle famiglie Reduvidae, Nabidae, Tettigonidae), in grado di combattere efficacemente soprattutto gli stadi giovanili. “Nel triennio – aggiunge – sono state valutate anche alcune trappole a feromoni, che hanno evidenziato una buona capacità di attrazione nei confronti di tutti gli stadi di sviluppo.
La ricerca ha anche provveduto a saggiare diversi formulati insetticidi. I prodotti più attivi – fa notare Tommasini – sono risultati quelli appartenenti alle classi degli organofosfati, piretroidi e neonicotinoidi. Gli adulti risultano meno sensibili agli interventi insetticidi e mostrano una parziale capacità di recupero inseguito all’applicazione”.
In Cina si utilizza un antagonista naturale, la “vespa samurai”, ma la sua importazione è vietata in Europa
“Le strategie e i protocolli messi a punto in questo progetto triennale vanno nella giusta direzione, così come confermato da uno dei massimi esperti della materia, Tim Haye – sottolinea Raffaele Drei, presidente del Crpv –. Gli importanti risultati ottenuti sono il frutto del lavoro di squadra condotto dal nostro Centro insieme con gli altri centri di ricerca specializzati, le imprese socie, il sistema cooperativo, la Regione, con l’importante ruolo svolto dal Servizio Fitosanitario regionale.
La ‘guerra’ contro questo temibile insetto è tutt’altro che vinta – fa notare –. In Cina è stato raggiunto un equilibrio attraverso la diffusione massiva di un antagonista naturale, la ‘vespa samurai’. Attualmente la sua importazione in Europa è vietata per motivi di carattere burocratico-precauzionale. Quest’anno la sua presenza è stata però segnalata accidentalmente, per cui è opportuno chiedersi se non si possano prendere in considerazione, per il futuro, adeguamenti alla normativa vigente”.