Made in Italy, “vietato perdere tempo”

Piano straordinario di promozione e misure a sostegno dell'export per l'emergenza coronavirus. L'infelice spot francese sulla pizza italiana

Le associazioni di categoria chiedono di proseguire nella difesa della produzione made in Italy
Le associazioni di categoria chiedono di proseguire nella difesa del made in Italy

E’ un Piano straordinario 2020 per la promozione del Made in Italy colpito duramente dal coronavirus, quello presentato ieri alla Farnesina. Il pacchetto di misure concordato dal titolare del dicastero, Luigi Di Maio, e dagli altri ministri economici potrà contare su 716 milioni di euro (fondi Ice e Simest) per attivare alcuni azioni, quali: interventi di credito alle imprese; copertura per chi non potrà partecipare a fiere e per le quote di adesione per iniziative all’estero (fino a marzo 2021); nuove intese con la Gdo e promozione di marketplace virtuali; formazione e campagna di comunicazione a emergenza conclusa.

“La nostra posizione di leader mondiali nell’agroalimentare e il cibo non può e non deve essere fermata. Dobbiamo essere tutti uniti in questo passaggio particolarmente critico, raddoppiare gli sforzi per rilanciare il nostro Paese e ristabilire l’immagine stessa dell’Italia agli occhi del mondo; ed è fin troppo evidente quanto siano cruciali i rapporti con l’estero e le esportazioni come leva fondamentale del nostro rilancio”, ha commentato la ministra Teresa Bellanova ieri alla presentazione. “Quanto sta accadendo in questi giorni -ha aggiunto- evidenzia come la produzione agricola e alimentare italiana, componenti strategiche del made in Italy, non possano restare vittima di fenomeni e circostanze esterne al settore”.

E ancora: “Non possiamo permetterci di perdere tempo, è urgente finalizzare quanto prima il decreto di riparto delle risorse e passare rapidamente all’attuazione dei dovuti provvedimenti a favore delle imprese e dei lavoratori coinvolti -ha sottolineato la ministra-. Fra tre mesi potrebbe essere troppo tardi per intervenire e la concorrenza finirebbe per scalzarci togliendo gli spazi alle nostre aziende”.

Rafforzare la rete diplomatica all’estero

“Per portare sui mercati esteri un numero maggiore di imprese agroalimentari italiane e aiutarle ad operarvi in maniera stabile, è necessario rafforzare la rete diplomatica all’estero con personale specializzato sulle tematiche agricole, la trasformazione alimentare, la tutela delle Indicazioni geografiche e l’alimentazione sana e sostenibile. I nostri maggiori competitori già dispongono di esperti agricoli, veterinari e fitosanitari in diversi Paesi e regioni. È giunto il momento di dotare le nostre Ambasciate nei principali mercati del mondo di queste moderne professionalità”, ha continuato Bellanova.

“Dopo le misure emergenziali prese per le zone rosse, ora sono indispensabili interventi di sostegno a lungo termine per le filiere più colpite a partire da quella agroalimentare, in cui la sola ristorazione ha perso in poche settimane al Nord Italia fino al 90% del suo fatturato”. Così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, durante l’incontro al quale hanno partecipato – oltre alla ministra Bellanova – anche il ministro degli Affari esteri, Luigi Di Maio, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dell’Istruzione, Gaetano Manfredi e dell’Innovazione tecnologica, Paola Pisano.

A essere colpito non è solo il cuore produttivo italiano, ma anche quello logistico. In pochi chilometri ci sono le principali piattaforme agroalimentari che raggiungono circa 200 milioni di consumatori europei. Con prodotti deperibili che non possono avere ostacoli alla piena mobilità, in un contesto in cui già da 10 anni i consumi alimentari erano in calo, con l’eccezione del “fuori casa” che oggi invece è ridotto drasticamente dal crollo del turismo.

Unico traino per il settore da anni è l’export, cresciuto di oltre il 6% nel 2019, nonostante Brexit e dazi. “Ora è proprio questo a essere messo in crisi da attacchi strumentali e ingiustificati delle nostre eccellenze alimentari su numerosi mercati mondiali”, dice ancora Scordamaglia, riferendosi alle richieste di certificazioni integrative “virus free”, già bollate come illegittime dall’Oms, alla domanda di quarantene per i nostri prodotti, ai vincoli agli spostamenti di cose e persone, all’aumento di ostacoli al nostro export che non fanno altro che aumentare l’Italian sounding. “Ora -conclude Scordamaglia- bisogna partire con un piano forte di comunicazione, sia sui mercati mondiali che nel nostro Paese contro chi crea fake news. Più fondi per un’azione capillare e nuovi strumenti a Ice e al sistema Cdp Sace-Simest. Oltre a una serie di misure di contenimento emergenza economica e crescita che presenteremo domani al Presidente Conte”.

Pizza al coronavirus al centro della polemica

Intanto, l’infelice spot francese sulla pizza al coronavirus (ora rimosso) ha rischiato di incrinare i rapporti tra Italia e Francia. “E’ indecente e le scuse che sono arrivate sia dall’ambasciata sia dalla tv francese Canal+ sono assolutamente doverose -ha detto la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova-. Perché una fase così delicata per la salute dei cittadini non può essere utilizzata per mettere in atto azioni di concorrenza sleale, c’è qualcuno che pensa di approfittare di questo momento per coprire spazi di mercato e sostituire i prodotti originali del Made in Italy con la contraffazione e noi questo non lo possiamo permettere”.
“Una pugnalata alle spalle per colpire il Made in Italy agroalimentare che ha raggiunto il valore record delle esportazioni di 5 miliardi in Francia, che è il secondo mercato di sbocco dopo la Germania”, è stato il commento laconico della Coldiretti.

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