Coldiretti, i costi per la produzione di frutta italiana salgono del 51%

Incidono i rincari energetici. A Fruit Logistica il presidente Ettore Prandini chiede interventi per contrastare l'inversione di tendenza (negativa) nei consumi

Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini a Fruit Logistica, a Berlino
Il presidente di Coldiretti Ettore Prandini a Fruit Logistica

I rincari energetici fanno impennare i costi per la produzione della frutta italiana a +51% ma si sale addirittura al 67% per l’ortofloricoltura. È quanto emerge dall’analisi di Coldiretti su dati Crea diffusa per Fruit Logistica 2022 dove il presidente Ettore Prandini partecipa all’incontro dedicato a Le nuove sfide per il rilancio dell’ortofrutta italiana (ore 10.30,  padiglione 2.2. stand A-04).

La crisi impatta sul carrello della spesa

Il balzo dell’energia ha fatto aumentare i costi – sottolinea Coldiretti -: dal riscaldamento delle serre ai carburanti per la movimentazione dei macchinari; dalle materie prime ai fertilizzanti, con spese più che raddoppiate. Fino agli imballaggi, con gli incrementi che colpiscono  plastica per le vaschette,  retine e le buste (+72%), carta per bollini ed etichette, fino al cartone ondulato per le cassette (+77%). Stesso trend di rincari per le cassette in legno, mentre si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati.

Gli aumenti dei costi di energia, materie prime e logistica impattano sul carrello della spesa. L’ortofrutta – sottolinea Coldiretti – è  la prima voce di spesa per una media di oltre 105 euro al mese, con un’inversione di tendenza nei consumi che si sono ridotti del 3% per un quantitativo totale che è sceso a 5,9 milioni di tonnellate lo scorso anno.

Lo scenario preoccupa anche sul fronte del mondo del lavoro. L’ortofrutta –aggiunge- garantisce all’Italia 440mila posti di lavoro, pari al 40% del totale in agricoltura, con un fatturato di 15 miliardi di euro all’anno tra fresco e trasformato, pari al 25% della produzione agricola totale, grazie all’attività di oltre 300mila aziende agricole su più di un milione di ettari coltivati in Italia e vanta ben 113 prodotti ortofrutticoli Dop e Igp.

Con +35% per le spese dei trasporti a rischio 5,6 miliardi di export

Preoccupazioni anche sull’export. Con quasi 5,6 miliardi di euro (+8%) è record storico per la frutta e la verdura Made in Italy all’estero con le esportazioni che hanno raggiunto nel 2021 il massimo di sempre raddoppiando i valori registrati al debutto del secolo. Ma il risultato è ora messo a rischio dal traumatico aumento dei costi di trasporto, con picchi del +35%, trainati dal prezzo dei carburanti e dalla carenza di infrastrutture e snodi commerciali in Italia. In questo scenario l’impennata dei prezzi dei carburanti rischia di scatenare una tempesta sui costi della logistica con l’Italia che deve già affrontare per il trasporto merci una spesa aggiuntiva di 13 miliardi di euro rispetto ai concorrenti degli altri Paesi.

I prodotti ortofrutticoli Made in Italy che in valore crescono di più all’estero -spiega Coldiretti- sono le albicocche (+75%), le mele (+5%), i kiwi (+2%), i pomodori (+10,5%), le lattughe (+4%), i cavoli (+10%), stabile l’uva (+0,4%) mentre calano gli agrumi (-9%) e le patate (-15,6%).

I consumatori che apprezzano di più frutta e verdura italiane sono i tedeschi che mettono nel loro carrello della spesa quasi 1/3 (30,4%) di tutto quello che viene spedito all’estero dal Belpaese con un valore che sfiora 1,7 miliardi nel 2021, in crescita del 5%. Dietro la Germania si piazza la Francia, con oltre 580 milioni di euro di acquisti di ortofrutta italiana, seguita dall’Austria, con quasi 354 milioni. Ma il trend rialzista coinvolge, nonostante le difficoltà legate alla Brexit, anche il Regno Unito, dove i consumi crescono del 7,7% per un carrello della spesa che vale oltre 279 milioni di euro

“Occorre lavorare per accordi di filiera con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali -rimarca Prandini-. Il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziato con il Recovery Fund può essere determinante per agire sui ritardi strutturali dell’Italia e sbloccare tutte le infrastrutture che migliorerebbero i collegamenti tra Sud e Nord”.

 

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