Al Caat i prodotti in aeroponica di Agricooltur #vocidellortofrutta

Insalate e aromatiche sono prodotte nel Centro Agroalimentare di Torino. L’iniziativa sta portando benefici in chiave di promozione dell’innovazione e nella direzione della sostenibilità

L'ad Bartolomeo Divià (Agricooltur) e il direttore Gianluca Cornelio Meglio (Caat)
Bartolomeo Divià (Agricooltur) e Gianluca Cornelio Meglio (Caat)

I centri agroalimentari stanno diventando un motore del cambiamento, aprendo a start up e aziende che puntano sull’innovazione. Un esempio arriva dal Caat, che ospita il primo modello di franchising agricolo firmato Agricooltur, azienda che produce oltre 90 prodotti ortofrutticoli con un sistema di aeroponica brevettato.

Horeca e venditori al dettaglio i più interessati, ma stanno partendo progetti per la gdo

Serra di prodotti Agricooltur coltivati in aeroponica al Caat
Serra aeroponica di Agricooltur al Caat

“Al Caat produciamo piante aromatiche di varie tipologie, basilico classico, thailandese, alla cannella, al limone, salvie e mente particolari, e una gamma di insalate su base Salanova -spiega l’ad Bartolomeo Divià-. La serra installata attualmente è sperimentale e ci permetterà di capire il mercato: speriamo sia la punta di un progetto più ampio più avanti. Oggi siamo in grado di fare 120-140 mila prodotti l’anno. Ma il nostro sistema più evoluto ha linee in grado di arrivare a circa 500 mila l’anno”. Il progetto è nato per portare all’interno del Caat una coltivazione sostenibile, a “centimetro zero”. L’aeroponica consente attraverso acqua nebulizzata di nutrire e fare crescere le piante e il brevetto è legato al fatto che i prodotti possono essere consegnati ancora vivi al consumatore, con le radici intatte.

“Ci posizioniamo in un mercato che oggi non esiste: non è quarta gamma né prodotto reciso e c’è molto interesse per la qualità elevata. Stiamo cominciando a distribuirli attraverso l’azienda all’ingrosso Borgnino Vittorio, i cui clienti principali sono legati al mondo horeca: al Caat gli interlocutori sono ristoratori e negozianti ortofrutta, anche perché i volumi sono ancora limitati”. L’interesse è rivolto verso le qualità organolettiche, la sostenibilità: il ristoratore o il negoziante possono avere la piccola serra all’interno del locale e raccogliere sul momento.  “Abbiamo espositori di diverse taglie che sono concessi in uso gratuito. Le piccole serre vanno da 12 prodotti fino ad alcune centinaia. È una sorta di frigorifero aeroponico che mantiene il prodotto vivo attraverso la nebulizzazione d’acqua”.

Agricooltur ha sviluppato più di 90 tipologie, ortaggi a foglia, insalate e microortaggi, fino allo zafferano, zenzero, pomodori di diverse varietà, cetrioli, peperoni e peperoncini. L’interesse arriva però da diversi settori. “Stiamo facendo anche prodotti a scaffale con la stessa caratteristica. Siamo partiti con un progetto per la grande distribuzione con Carrefour. Stiamo poi attivando una serra al servizio della mensa aziendale di Eni, a San Donato Milanese. E abbiamo in previsione l’ingresso di un fondo nella società che ci permetterà sviluppi molto più rapidi per farci conoscere a livello nazionale e internazionale”.

Il Caat incubatore di start up e aziende food-tech

Aromatica coltivata in aeroponica
Aromatica in aeroponica

L’iniziativa ha suscitato molto interesse all’interno del mercato, racconta Gianluca Cornelio Meglio, direttore del Caat.  “I centri agroalimentari devono avere il ruolo di promozione delle innovazioni tecnologiche nel campo dell’agricoltura, fungere quasi da incubatori rispetto a start up. E questo processo produttivo si porta dietro tutta una serie di temi che oggi sono molto attuali, risparmio di suolo, ridotto impiego di prodotti chimici e recupero dell’acqua. Si sposa anche con il recupero di vecchi spazi industriali e potrebbe vedere la realizzazione di siti analoghi anche all’interno di contesti urbani.

Altro aspetto che si coniuga bene con la nostra mission è quello formativo. Avere un sito produttivo simile all’interno di un centro agroalimentare consente di farlo visitare alle scuole, concludere accordi, per esempio, con la Facoltà di Agraria di Grugliasco, realtà universitaria importante sul territorio. Senza dimenticare la funzione sociale, la possibilità di inserire all’interno della gestione di questi processi automatizzati persone svantaggiate, quindi un aiuto concreto al territorio”. L’iter autorizzativo è stato lungo e travagliato e ha richiesto una variante al piano regolatore del Comune di Grugliasco: “ma ci sono le condizioni, sottolinea il direttore, affinché  questa esperienza, in un futuro prossimo, possa immaginarsi con dimensioni e numeri decisamente diversi”.

Investimenti nel fotovoltaico con i fondi del Pnrr

Il Centro Agroalimentare di Torino, visione aerea
Il Caat (visione aerea)

Il Caat è oggi protagonista di un percorso di innovazione, a cominciare dalla digitalizzazione, come ricorda il presidente Marco Lazzarino. “Abbiamo realizzato uno studio di fattibilità di un marketplace per cui è già stato lanciato il bando per individuare la società di informatica che ci accompagnerà nella realizzazione. Si guarda poi ai fondi del Pnrr per gli sviluppi futuri. Un decreto specifico ha previsto 150 milioni di euro per l’ammodernamento dei centri con particolare attenzione a temi quali la digitalizzazione, l’efficientamento energetico e della logistica.

“È un’opportunità incredibile frutto di una attività di lobby positiva di Italmercati, la rete che ci rappresenta, che ha potuto interloquire con il ministro Patuanelli sottolineando l’importanza che rappresentano questi centri nell’ambito della filiera agricola. È una corsa contro il tempo perché le risorse verranno assegnate entro il 31 dicembre 2022 e dovremo presentare a breve la nostra proposta. Abbiamo in mente il fotovoltaico e la coibentazione delle strutture: potrebbe essere questo il progetto che presenteremo per il Pnrr. Abbiamo fatto efficientamenti importanti in chiave energetica, completando l’intervento di revamping che ha comportato la sostituzione dei vecchi punti luce analogici con la tecnologia a Led, un investimento su 500 mila metri quadri, tra aree esterne e interne. I nostri consumi (esclusi quelli degli operatori), pur riducendosi del 30-35%, hanno comunque determinato un passaggio della bolletta energetica da 500 mila euro all’anno a oltre un milione; l’aumento è stato importante, tuttavia senza tale efficientamento sarebbe stato ancora più elevato”.

 

 

 

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome