Fruit Logistica/Aldi citato come modello virtuoso

Le politiche di sostenibilità del retailer tedesco indicate come esempio nel Trend Report 2020, Do The Right Thing (right), che analizza le problematiche globali dell’ortofrutta

Un reparto di Aldi. La catena, tra le tante iniziative sostenibili, punta a ridurre l'impatto della plastica inquinante
Un reparto di Aldi. La catena punta a ridurre l'impatto della plastica inquinante

La tecnologia, la coltivazione in serre, l’agricoltura di precisione, l’utilizzo di robot, ma anche le risorse pulite, come l’energia geotermica e i metodi naturali di protezione del raccolto. Sono alcune delle soluzioni indicate da Do The Right Thing (right), il Trend Report 2020 di Fruit Logistica quest’anno focalizzato sul tema della sostenibilità.

Un esempio per sostenibilità e trasparenza 

Tra i casi modello citati dallo studio non ci sono solo aziende produttrici, ma anche retailer. Tra questi il discount tedesco Aldi, che vanta  oltre 10 mila negozi in 20 Paesi,  Europa, Stati Uniti, Cina. L’insegna ha pubblicato una quantità impressionante di informazioni  dettagliate sulla politiche di responsabilità, mostrandole sui vari siti web aziendali. I fornitori sono controllati, vengono illustrate le catene di approvvigionamento ad alto rischio,  come quella del caffè. Questioni relative ai diritti umani, imballaggi e altri problemi vengono spiegati  e resi pubblici, comprese le dichiarazioni sull’uso dannoso di sostanze chimiche per le api. Sostenibilità e trasparenza possono così diventare elementi strategici e la catena diventa un distributore affidabile di frutta o verdura.

Molte nazioni soffriranno di stress idrico

Tutti i topics più importanti della nuova sfida che investe l’ortofrutta,  “un’industria che si sta muovendo verso l’economia circolare”, sono analizzati nel Report. Tra questi, il risparmio del’acqua, gli scarti lungo la supply chain, il packaging, l’uso di prodotti chimici, il consumo di energia, l’impatto dei trasporti e della logistica,  argomenti sempre più ‘caldi’ nei prossimi anni.

Nella maggior parte delle regioni del mondo, l’agricoltura è responsabile di oltre il 70% dell’uso di acqua dolce e si prevede che aumenterà di almeno il 15% entro il 2050 – dice il dossier –. Di conseguenza molte aree sono destinate a soffrire di stress idrico. A titolo di esempio l’impronta idrica media globale delle mele è di 822 litri al chilo, mentre le arance consumano 560 l /kg e il mango 1.800 l/kg.

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