Coldiretti, volano i prezzi della frutta in Italia

L'elaborazione su dati Ismea-Nielsen: dal +12% delle mele al +31% dei kiwi. La chiusura di bar, mercati e ristoranti ha ridotto la concorrenza

I prezzi al dettaglio della frutta spiccano verso l’alto. Dal +12% delle mele al +24% delle arance fino al +31% dei kiwi, sembra che la svolta salutistica degli italiani, ma anche le misure di contenimento del coronavirus, stiano facendo bene al comparto. E’ quanto risulta dalla elaborazione della Coldiretti su dati Ismea-Nielsen relativa agli acquisti al dettaglio dei prodotti confezionati relativi al periodo compreso tra il 16 marzo e il 12 aprile.

Spiega l’associazione: “Con l’emergenza coronavirus gli italiani vanno a caccia di vitamine per rafforzare il sistema immunitario contro il virus, con balzi della spesa che nei supermercati nazionali variano dal +14% della frutta al +24% per gli ortaggi “.
Insomma, mentre ad aprile l’inflazione su base tendenziale si è azzerata, si sono registrate tensioni sui prezzi dei beni alimentari che hanno fatto segnare un aumento medio del 2,8%, ma con punte più elevate per i prodotti freschi.

Secondo Coldiretti, a pesare è anche la chiusura di ristoranti, bar, agriturismi e, in molte regioni, anche dei mercati rionali e degli agricoltori che – moltiplicando gli sbocchi di mercato e ampliando la concorrenza – aumentano le possibilità di scelta dei consumatori e svolgono una funzione calmieratrice. E, con la chiusura obbligatoria di bar, pub e locali vari, anche la vendita di smoothies, frullati e centrifugati con frutta e verdura è venuta a mancare. Una situazione aggravata dai problemi nei trasporti per le difficoltà dei camion a viaggiare a pieno carico sia all’andata sia al ritorno, con la conseguenza che quasi quattro aziende ortofrutticole su dieci (38%, secondo un’analisi Coldiretti-Ixe’) sono in difficoltà.

Effetto valanga

“La chiusura forzata del canale della ristorazione -osserva l’associazione- ha un effetto a valanga sull’agroalimentare nazionale, con il valore dei mancati acquisti in cibi e bevande per la preparazione dei menu che sale a 5 miliardi per effetto del lockdown prolungato al primo giugno. Il lungo periodo di chiusura sta pesando su molte imprese dell’agroalimentare made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura, ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco e sui quali gravano anche le difficoltà all’esportazione, con molti Paesi stranieri che hanno adottato le stesse misure di blocco alla ristorazione. La spesa degli italiani per pranzi, cene, aperitivi e colazioni fuori casa prima dell’emergenza Coronavirus -conclude la Coldiretti- era pari al 35% del totale dei consumi alimentari degli italiani per un valore di 85 miliardi di euro l’anno“.

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