L’influenza del clima sulle piante, workshop Edagricole

Le conseguenze del clima sulle piante: se crescono in ambienti ricchi di Co2  sono più produttive, più resistenti ai parassiti, ma anche più esposte agli attacchi di alcuni patogeni. E ancora, se l’aumento della temperatura media del pianeta favorisce l’avanzata di alcune colture,  anche fenomeni atmosferici estremi potrebbero aggravare le epidemie con effetti negativi sulla produzione agricola.

È quanto in sintesi anticipa a FRESH POINT MAGAZINE Riccardo Bugiani del Servizio Fitosanitario Regione Emilia-Romagna che interverrà come relatore al workshop “Il prezzo dei prodotti ortofrutticoli: solo una questione di mercato?” organizzato da Edagricole l’11 maggio prossimo a Macfrut.

“L’utilizzo di modelli matematici previsionali applicati alla peronospora della vite – spiega Bugiani – prevedono un intensificarsi delle epidemie future a causa di condizioni climatiche più favorevoli al patogeno durante i mesi di aprile, maggio e giugno. Il clima influenza le piante: temperature in media più alte non controbilanciate dall’effetto della riduzione delle precipitazioni, e l’anticipo della stagione vegetativa della vite, portano ad un anticipo del rischio infettivo e, di conseguenza, un maggior ricorso a trattamenti chimici volti a contenere il patogeno. La ticchiolatura del melo tende in genere a seguire tale regola.

Allo stesso modo, come fa notare Bugiani, anche alcune patologie fungine delle colture estensive come mais e frumento possono essere influenzate dal clima. Periodi siccitosi in estate (luglio e agosto) generalmente tendono ad aumentare lo stress idrico della coltura del quale si avvantaggiano le popolazioni micotossigene di Aspergillus col risultato di vedere incrementare le concentrazioni di aflatossine nelle partite di mais.

Al contrario, su frumento, periodi siccitosi in aprile tendono generalmente a ridurre la gravità degli attacchi di septoriosi, mentre prolungati periodi piovosi nella fase di fioritura aumentano la gravità degli attacchi di Fusarium spp. e di conseguenza il contenuto di Don nelle partite commerciali.

“La 
malattia
 di
 una 
pianta – sottolinea sempre Bugiani – è
 il risultato
 dell’interazione tra
 la suscettibilità della pianta ospite,
 la presenza di uno
 o 
più 
patogeni
 virulenti e 
le condizioni climatiche e ambientali.
 Il
 cambiamento climatico
 può
 influenzare
 diversi
 aspetti della
 biologia
 della 
pianta
 ospite,
 inclusa
 la
 sua fenologia”.

L’aumento della temperatura, come spiega Bugiani, tende in genere ad anticipare il risveglio vegetativo delle colture poliennali ma anche ad accelerare la stagione vegetativa con una maturazione precoce. Questo viene notato da diversi anni per le pomacee, drupacee e la vite. La concentrazione di anidride carbonica dell’atmosfera in costante aumento porterà ad un’intensificazione della fotosintesi e un miglioramento dell’efficienza nell’uso dell’acqua da parte dei vegetali con conseguente aumento della massa vegetativa e della produttività.

È stato inoltre dimostrato anche che una pianta allevata in ambiente più ricco di Co2 mostra una maggiore resistenza nei confronti di patogeni e parassiti grazie alla maggiore efficienza di alcuni meccanismi di difesa messi in atto. Tuttavia, il maggiore rigoglio vegetativo permette più facilmente l’insediamento di particolari patogeni, oppure offre un arricchito substrato di alimentazione a molte specie di insetti e patogeni fogliari.

Se da un lato l’aumento delle temperatura media del pianeta permetterà di estendere alcuni areali di coltivazione verso latitudini maggiori, dall’altro lato l’intensificarsi di fenomeni atmosferici estremi o, al contrario, ondate di siccità, ad esempio, nel bacino del Mediterraneo, unitamente alla maggior frequenza dei cicli riproduttivi di alcuni parassiti, potrebbero aggravare le epidemie con conseguenti effetti negativi sulla produzione agricola.

 

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