Boom di export per Apofruit e l’E-R pensa alla presidenza Areflh

Inizio di anno col botto per l’export di Apofruit che nei primi tre mesi del 2016 registra un incremento dei volumi diretti verso i mercati di oltre mare del 154,7% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Il convegno. E’ quanto è emerso nel corso dell’incontro dal titolo “Opportunità per l’ortofrutta: dal campo al mercato”, organizzato dalla cooperativa romagnola insieme ai suoi partner Terremerse e Pempacorer, che si è tenuto questa sera presso la sede del quartiere fieristico di Faenza e che ha messo nero su bianco l’impennata delle vendite all’estero.

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Un balzo che ha fatto raggiungere nei primi 90 giorni dell’anno 4,4 milioni di euro di fatturato, pari a quello ottenuto dall’export nell’intero 2015. A livello di gruppo, Apofruit nel 2015, ha prodotto circa 230mila tonnellate di F&V per il mercato del fresco, per un fatturato di 302 milioni di euro, e altre 250mila tonnellate di ortofrutta destinata all’industria per un fatturato di 23 milioni di euro.

Si tratta di dati che collocano l’Emilia-Romagna (sul cui territorio Apofruit produce la maggior parte dei volumi pur avendo sedi in tutt’Italia) al centro di una strategia di internazionalizzazione del territorio.

Non è un caso che l’assessore all’Agricoltura regionale, Simona Caselli, sia venuta ad annunciare a questo convegno la candidatura dell’Emilia-Romagna alla prossima presidenza di Areflh, l’associazione delle regioni produttive d’Europa, in successione dell’attuale catalana.

Le prospettive. “La guida di un organismo del genere – ha precisato la Caselli – rappresenta un occasione propizia per l’intero comparto produttivo e potrebbe portare nel nostro territorio la prossima assemblea annuale Areflh, nel 2017, magari in occasione di Macfrut o di un altro evento di settore. Una partita molto grossa che ci permetterà di discutere “in casa” i nuovi termini dell’Ocm. A tal proposito sarebbe opportuno fare massa critica con altre regioni dal momento che gli spagnoli ed i francesi già lo fanno con molte più regioni delle nostre”.

Nel fosco scenario nazionale ed europeo del costante calo dei consumi di ortofrutta la spinta verso l’export è considerata dai più come una strada obbligata. I risultati di Apofruit vanno in questa direzione.

Tra le cause del suo boom delle esportazioni c’è, sì, un approccio più aggressivo ai mercati esteri ma ha premiato anche il grande sforzo aggregativo.

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L’export. “I risultati nei mercati d’Oltremare – spiega Ilenio Bastoni, direttore generale di Apofruit – rappresentano gli obiettivi che ci eravamo prefissati e che abbiamo ottenuto grazie ai marchi “Solarelli”, nel Medioriente, e “O Sole mio” ad Hong Kong dove arriviamo anche con prodotto sfuso con il bollino che ha dato ottimi di risultati di vendita nei reparti con incrementi delle vendite. fino ad ora li abbiamo ottenuti con la frutta di stagione e quindi pere, mele e kiwi, ma stiamo lavorando per replicare l’andamento durante tutti i mesi dell’anno anche sviluppando nuove varietà”.

Le varietà. “Oltre alle nuove due varietà di pera Falstaff già commercializzate e alle albicocche rosse – anticipa Andrea Grassi, direttore tecnico di Apofruit – per il futuro, insieme a New Plant, stiamo testando il susinococco. Si tratta di un ibrido tra albicocca e susino con un elevato grado brix che in alcuni frutti ha raggiunto anche i 18°. Stiamo verificando che sia in grado di garantire la produzione nel tempo. Adesso siamo in fase di test ma a breve inizieremo a piantare. Tra le altre novità varietali a cui guardiamo, ci sono anche nuove mele, ciliegie, kiwi rosso e mini-kiwi, uno snack pronto ad arrivare sugli scaffali”.

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