Tartufo bianco, offerta debole per la siccità: il boom a novembre

I prezzi potranno oscillare tra 4.500 ai 2.000 euro al kg. Il settore vale oltre 500 milioni di euro, con più di 200 mila raccoglitori. Il prodotto destinato per il 70% al mercato estero

L’Anteprima mondiale della stagione del tartufo bianco 2021 si è svolta a Roma, con Cia-Agricoltori Italiani, l’Accademia del tartufo nel mondo e con la partecipazione del sottosegretario Mipaaf, Gianmarco Centinaio
L’Anteprima mondiale della stagione del tartufo bianco 2021

Gli effetti deleteri della siccità colpiscono anche il tartufo bianco, una delle eccellenze del made in Italy agroalimentare, per cui si annuncia una stagione complessa. Offerta ancora scarsa a causa del clima e prezzi instabili: occorre aspettare novembre quando è previsto il boom. A dirlo i massimi esperti del settore riunitisi a Roma, ospiti di Cia-Agricoltori Italiani, per iniziativa dell’Accademia del tartufo nel mondo e con la partecipazione del sottosegretario Mipaaf, Gianmarco Centinaio.

Incremento della tartuficoltura, un’Accademia sensoriale, ristorazione e turismo: le soluzioni per sostenere il comparto

Un momento del convegno con il presidente Cia, Dino Scanavino
Un momento del convegno con il presidente Cia Scanavino

L’appuntamento, che rappresenta l’Anteprima mondiale della stagione del tartufo bianco 2021, ha fatto il punto sul comparto dopo l’anno incerto della pandemia. Il settore vale oggi oltre 500 milioni di euro e vede in campo più di 200 mila raccoglitori. Il prodotto è destinato per il 70% al mercato estero, trainato da Cina, Giappone, Dubai e Usa.

I fenomeni atmosferici avversi, come la lunga siccità,  hanno determinato scarsità di prodotto che arriva soprattutto da Piemonte, Toscana, Marche e Umbria. E  un avvio di stagione con pepite piccole: i prezzi, si stima, potranno oscillare tra 4.500 ai 2.000 euro al kg. Le quotazioni della Borsa di Acqualagna al momento danno a 2 mila euro al kg la pezzatura 0-15 gr, a 3.200 quella da 15-50 gr e a 4 mila oltre i 50 gr.

“Si arriverà presto a un buon prodotto -ha assicurato Giuseppe Cristini, presidente dell’Accademia-. Nelle Marche, sebbene non di grande caratura, si avranno pepite buone che non supereranno i duemila euro al kg. Novembre -ha poi aggiunto- darà in tutte le regioni, grandi soddisfazioni in termini di quantità e qualità”.  “Erano anni che non ricordavamo una stagione così povera di prodotto: i prezzi stanno arrivando alle stelle, ma l’offerta è pari a zero, non solo in Italia ma anche nelle terre limitrofe spiega Olga Urbani, titolare della Urbani Tartufi, azienda storica del settore-. Va trovata una soluzione e noi riteniamo di trovarla in Truffleland, la moderna azienda del Gruppo Urbani dedita alla tartuficoltura, unica salvezza per le lacune di un prodotto ineguagliabile.

Si guarda molto alla promozione attraverso gli chef e il turismo. “Dovrà nascere una grande Accademia sensoriale per il riconoscimento organolettico di tutte le tipologie di tartufo edibile –ha anticipato Cristini- e pensiamo anche a un grande collegio accademico dei migliori esperti e scienziati, per promuovere una ristorazione al tartufo tutto l’anno, partendo anche dalle giovani leve degli istituti alberghieri. Poi, conterà molto, investire sul turismo, accelerando la ripresa insieme ai ristoratori in occasione di Expo Dubai”. “Al mondo della ristorazione internazionale affidiamo con le pepite il legame tra tartuficoltura e attività agricola, la grande biodiversità dell’agroalimentare tricolore e, soprattutto, la rinascita delle aree interne, quei borghi che sempre di più stanno richiamando l’attenzione di investitori e turisti stranieri” ha aggiunto il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Dino Scanavino.

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