Continua il momento difficile per l’olio nazionale. Nel 2018 la produzione ha avuto un crollo del 57% rispetto all’anno precedente, secondo i dati di Ismea. Numeri in direzione opposta per la produzione spagnola, stimata a +24%.
Crollo in Puglia (-65%): incidono clima e problemi fitosanitari
Le ultime elaborazioni Ismea indicano una produzione di olio di oliva nazionale a 185mila tonnellate nel 2018. Una cifra che si allontana continuamente da quella del primo produttore mondiale, la Spagna, che si assesta su 1,6 milioni di tonnellate. Il picco negativo è toccato dalla Puglia, che da sola rappresenta circa la metà della produzione nazionale, dove raggiunge il -65%. A incidere è soprattutto il clima, con gelate e improvvisi sbalzi termici che hanno acuito i problemi fitosanitari (mosca olearia) che si aggiungono all’emergenza Xylella per cui Coldiretti ha stimato un danno di 1,2 miliardi.
I prezzi alla produzione dell’extravergine sono schizzati a dicembre 5,60 euro al kg (+40% rispetto a giugno), con valori superiori ai 7 euro al chilo in Sicilia e intorno ai 6 euro nel Barese. Valori distanti da quelli spagnoli la cui agricoltura intensiva e superintensiva permette prezzi alla produzione dimezzati nelle stagioni standard. E che condizionano tutti i mercati, compresi quello greco e tunisino, dove la produzione è prevista in calo di oltre il 30%.