Il biologico nella gdo tra democratizzazione e specialty

Secondo la strategia dell'Unione Europea, il 25% dei terreni agricoli deve diventare biologico entro il 2027
Secondo la politica Ue il 25% dei terreni agricoli deve diventare biologico entro il 2027

Un dibattito a suon di progetti, valutazioni e desiderata. In occasione della rassegna digitale B/Open di Veronafiere si tracciano gli scenari del settore partendo dai nuovi parametri adottati per rispondere alle richieste dei consumatori: sostenibilità, ambiente, etica e remunerazione equilibrata della filiera.

Il punto di partenza dell’incontro è la ricerca The Future of Food 2020, realizzata dall’agenzia di brand experience FutureBrand, presentata nell’ambito del convegno Democratizzazione o specialty? L’evoluzione bio in Gdo, moderato da Cristina Lazzati, direttore responsabile di Mark Up, Gdoweek e Fresh Point Magazine.

Stefano Buschi, strategy director di FutureBrand, traccia i trend attuali del mercato nazionale, ossia benessere, scelta di prodotti premium e presa di posizione. “Il bio -spiega- ha reso il consumatore più consapevole nella fase di acquisto, che è sempre più indirizzata verso prodotti non processati, ha stimolato la ricerca di prodotti premium e, infine, ha creato la coscienza di una responsabilità nei confronti del mondo in cui viviamo”.

Tracciate le abitudini attuali con un quadro sulle preferenze dei consumatori, c’è da capire come muoversi per il futuro. Le ipotesi, così come le linee di azione, sono varie.

Il biologico non è più solo un requisito. Sarà opportuno, quindi, saper raccontare la sostenibilità, prediligere produzioni locali, e fare spazio alla biodiversità” aggiunge Buschi che evidenzia come “un’estremizzazione di tali trend porterà ad una segmentazione dei prodotti a scaffale, dove il valore emerge e diventa la chiave di volta di una scelta sempre più consapevole”.

Le scelte dei retailer

La linea di partenza sembra essere incentrata per tutti su driver specifici: attenzione alla sostenibilità, coerenza del packaging e della logistica per migliorare l’efficienza ambientale, sostegno a politiche di informazione e formazione nei confronti del consumatore. Ma vediamo nello specifico le scelte delle insegne distributive.

Coop Italia presidia il segmento con la mdd Bio Coop. “Investiamo nel bio e nella sostenibilità e ci facciamo promotori di un cambiamento culturale sul tema della sostenibilità – afferma Carmen Quatrale, responsabile di Viviverde, marchio bio di Coop Italia-. Ai nostri fornitori chiediamo il rispetto di un protocollo più stringente rispetto alle normative vigenti e operiamo controlli periodici per garantire qualità e trasparenza”.

Carrefour Italia conta oltre 2.000 item di cui 360 private label che saranno ampliate a 400 nel 2021. Il biologico rappresenta per l’insegna francese un elemento determinante ai fini della transizione alimentare verso la sostenibilità. “Oggi il 93% dei nostri clienti acquista biologico -evidenzia Roberto Simonetto, direttore vendite di Carrefour-. Siamo però consapevoli che accanto al bio servano oggi anche altri valori, proprio per non banalizzare i prodotti in vendita. Con i produttori abbiamo rapporti consolidati, che ci permettono di pianificare azioni di crescita a medio e lungo termine e ci permettono di non avere intermediazioni”.

Coralis ha portato avanti il progetto Etichetto individuando i prodotti con requisiti etici. “Oggi -dichiara Eleonora Graffione, presidente di Coralisdobbiamo semplificare gli assortimenti e migliorare la comunicazione, così da far capire al cliente il vero valore del prodotto e renderlo consapevole che il prezzo è giusto e mirato a dare la corretta remunerazione a tutti gli attori della filiera, rispettando così l’etica del lavoro”.

Cortilia ritiene che per il futuro avremo una segmentazione sempre più accentuata. “Il biologico -dice il direttore commerciale Emna Neifarnon è più un lusso, grazie ad una migliore efficienza logistica e operativa dei player e ad una progressiva disintermediazione, cosicché il prodotto può arrivare sullo scaffale con meno passaggi, essere presente non solo nel negozio specializzato e, appunto, democratizzarsi”.

Lidl Italia ha attuato un progetto che non riguarda soltanto il bio ma anche la tutela dell’ambiente e del clima, insieme alla promozione di una corretta alimentazione. Il segmento è presente negli store dell’insegna attraverso la linea a marchio bio&organic sia nel food sia in categorie come cosmesi e linea baby. “Il consumatore che sceglie il bio è attento e informato, disposto a pagare una sorta di premium price -afferma la responsabile della comunicazione di Lidl Italia, Alessia Bonifazi -. La nostra comunicazione deve essere più attenta a questi temi e avere il ruolo di educatore rispetto al consumatore finale”.

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