Perché l’Italia è un’eccellenza mondiale nel pomodoro da industria #freshtalks con Basf Nunhems

Il pomodoro da industria in Italia rappresenta un settore dinamico, sostenuto da una ricerca varietale all'avanguardia e da un forte impegno verso la sostenibilità

L’Italia si conferma un paese di livello mondiale nel settore del pomodoro da industria, un comparto che, pur affrontando nuove sfide, continua a innovare e a generare valore. Nella nuova puntata dei #freshtalks, Alberto Achilli, account manager del pomodoro da industria del centro nord Italia di Basf Nunhems, ha offerto una panoramica approfondita sulle dinamiche di questo settore, il ruolo cruciale del nostro paese e l’approccio dell’azienda alla ricerca varietale anche alla luce delle nuove normative europee che limitano l’utilizzo di molecole utilizzate nella fase di produzione.

Il valore del pomodoro da industria in Italia

Il pomodoro, al pari dell’uva, si distingue in due grandi categorie: quello da mensa (o fresco) e quello da industria. Mentre il pomodoro da mensa è destinato al consumo diretto e lo troviamo nel reparto ortofrutta, quello da industria è la materia prima per trasformazioni in passate, pelati e altri derivati. L’Italia è il secondo o terzo produttore mondiale di pomodoro da industria, dietro gli Usa e competendo spesso con la Cina. Tuttavia, il valore aggiunto generato dall’Italia è costantemente superiore, poiché il nostro paese si specializza nella produzione di pelati, passate e sughi, a differenza della Cina che produce prevalentemente concentrato.

L’Italia è anche il primo paese produttore a livello europeo, superando la penisola iberica (Spagna e Portogallo) e altri paesi dell’area mediterranea come Grecia e Turchia. Un aspetto distintivo dell’Italia è la sua leadership nell’esportazione di know-how. Chiunque intenda avviare un progetto di lavorazione del pomodoro si rivolge all’Italia per l’acquisto di macchinari per la lavorazione e la coltivazione, oltre a consulenze e varietà.

Le differenze del pomodoro da industria tra Nord e Sud Italia

La produzione di pomodoro da industria in Italia si concentra in due aree principali: il Nord Italia (Emilia Romagna e province limitrofe, come Piacenza e Ferrara) e il Sud Italia (principalmente il Tavoliere delle Puglie, con trasformazione nell’area napoletana). Queste due aree presentano differenze significative, dettate principalmente dal clima. Il Sud Italia gode di un clima più secco, caldo e con maggiori ore di sole, il che favorisce rese più elevate. D’altro canto, il Nord Italia ha un clima più umido, rendendolo più suscettibile a patologie fungine e batteriche, ma con una maggiore disponibilità idrica, fondamentale per le irrigazioni regolari richieste dal pomodoro.

Anche i prodotti finali differiscono: il Nord si concentra maggiormente su passate, polpe e sughi, mentre il Sud è specializzato nella produzione di pelato, un prodotto tipico del Sud Italia. Di conseguenza, le varietà di pomodoro coltivate sono diverse. Nel Sud si prediligono varietà allungate, ideali per il pelato in scatola. Nonostante queste differenze, le due filiere stanno evolvendo verso una maggiore sincronizzazione e coordinazione. Un’altra distinzione riguarda l’organizzazione territoriale: il Nord ha visto un maggiore consolidamento tra industrie e aziende agricole, mentre il Sud mantiene una certa frammentazione, riflettendo le dimensioni medie aziendali. Tuttavia, questa non è necessariamente una debolezza, poiché il Sud, con la sua organizzazione, riesce a ottenere rese elevate.

La ricerca varietale di Basf Nunhems e le innovazioni

Basf Nunhems gioca un ruolo cruciale nella ricerca e nello sviluppo di nuove varietà di pomodoro. L’azienda ha un centro di eccellenza a Sant’Agata Bolognese, uno dei due centri principali a livello globale per il pomodoro da industria (l’altro è in California), che serve l’intera area europea. Questo dimostra la fiducia di Basf nell’Italia come settore chiave per il pomodoro da industria a lungo termine. Il centro di Sant’Agata Bolognese è il cuore della ricerca, dove sono ibridate le prime varietà e lavorano team di fitopatologia e supporto alla ricerca genetica. La vicinanza del centro alle aree di produzione del Nord Italia facilita lo scambio tra agricoltori e ricercatori, garantendo che le varietà sviluppate siano ben adattate al clima locale. Basf Nunhems collabora strettamente con le aziende agricole fin dalle prime fasi di test delle varietà, assicurandosi che queste funzionino bene con i protocolli di coltivazione degli agricoltori.

Le innovazioni si concentrano su diversi aspetti. Le resistenze e tolleranze sono un focus principale, sia per il Nord che per il Sud, data la crescente incidenza di stress climatici, biotici e abiotici. La stabilità della resa è fondamentale, poiché le varietà vincenti sono quelle che mantengono una produzione costante anno dopo anno, adattandosi alle diverse condizioni climatiche. Nel Sud Italia, le resistenze alle virosi, spesso veicolate da insetti, sono particolarmente importanti.

Basf Nunhems offre un “pacchetto” integrato che va oltre la genetica, includendo protezione dagli stress biotici e abiotici con prodotti naturali e biostimolanti, oltre a strumenti digitali. Questi strumenti, come app e centraline, permettono di monitorare le condizioni in campo e anticipare i pericoli, consentendo trattamenti mirati e riducendo l’uso di prodotti chimici. L’azienda si posiziona anche come consulente per gli agricoltori, fornendo supporto e consigli agronomici per massimizzare la resa delle varietà.

Le normative europee e l’obiettivo di sostenibilità

Le normative europee sulla riduzione delle molecole, contenute nelle normative del Green Deal, pur potendo essere viste come una limitazione per gli agricoltori, rappresentano anche un’opportunità per l’innovazione e la sostenibilità. Alberto Achilli sottolinea che non si può prescindere dalla sostenibilità, poiché il cambiamento climatico sta già influenzando l’agricoltura. In questo contesto, la genetica assume un’importanza ancora maggiore, poiché varietà più resistenti e tolleranti riducono la necessità di interventi chimici. Basf Nunhems vede in questo una grande opportunità per valorizzare il proprio materiale genetico. Inoltre, l’azienda sta investendo in prodotti naturali come biostimolanti e micorrize, che non derivano dalla chimica e possono essere integrati sia nell’agricoltura biologica che in quella convenzionale.

L’integrazione delle tecnologie digitali è un altro pilastro per affrontare le nuove normative. Sapere quando e dove intervenire con un trattamento consente di ottimizzare l’uso dei principi attivi disponibili, rendendoli più efficaci. Achilli è ottimista sul futuro, credendo che il Green Deal, sebbene inizialmente una sfida, porterà a un vantaggio competitivo per i paesi che lo adottano per primi, inclusa l’Italia.

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