Nelle serre ipertecnologiche Fri-El-Green House innova la filiera del pomodoro

La produzione idroponica di Fri-El-Green House è arrivata a 31 ettari, molto interessante il progetto del pomodoro Strabena di cui detiene l’esclusiva nazionale per coltivazione e distribuzione sul territorio

Per dare uno sguardo a quello che sarà l’agricoltura del futuro bisogna andare a Ostellato in provincia di Ferrara ed entrare nelle serre idroponiche di Fri-El-Green House, azienda altoatesina che, in questo territorio tra terra e mare, ha investito oltre 55 milioni di euro in serre ad altissima tecnologia olandese.

Qui si coltivano pomodori, zucchine, melanzane, peperoni snack, si innova con test agronomici (fino all’anno scorso erano in produzione anche zenzero e papaya) e si lavora a ciclo continuo praticamente tutto l’anno. Con l’ultimo arrivato, il pomodoro Strabena, commercializzato con il brand H2orto, l’azienda ha portato sul mercato un prodotto premium di qualità superiore, la cui disponibilità a scaffale è coperta tutto l’anno.

Chi è Fri-El-Green House

L’azienda, fondata dalla famiglia Gostner, è nata come costola di Fri-El uno dei principali produttori italiani di energia elettrica da fonti rinnovabili (eolica, biomassa e biogas). Partita nel 2015 con una superficie di 1,5 ettari, nel 2016 si è ampliata con altri 5,25 ettari a cui se ne sono aggiunti altri cinque nel 2017, arrivando agli attuali 31,1 ettari tutti coperti.

da sx Simone Giusti. Davide D’Ignoto e Sandra Gostner

Sandra Gostner, marketing manager dell’azienda conferma gli obiettivi del gruppo. “Con questo progetto abbiamo pensato a un modo nuovo per sfruttare l’energia elettrica prodotta dalle nostre centrali utilizzando il calore per riscaldare le nostre serre. Nel lungo periodo puntiamo a decarbonizzare tutti i processi produttivi, con l’obiettivo del raggiungimento della transizione energetica entro il 2026”.

Attraverso Fri-El-Green House, quindi, il gruppo ha voluto investire nella realizzazione delle serre ipertecnologiche che vengono riscaldate con l’acqua prodotta dalle centrali elettriche adiacenti. Un modo per sfruttare il calore prodotto utilizzandolo per riscaldare le immense serre in ferro e vetro e produrre nuove varietà di pomodori in idroponica secondo le più moderne esperienze tecnologiche. È nato così il progetto H2orto, marchio 100% made in Italy che attraverso un processo di economia circolare, utilizzando insetti utili e senza spreco di risorse, realizza un prodotto di altissima qualità a bassissimo impatto ambientale.

I numeri in termini di sostenibilità

Oltre 500 i lavoratori impegnati tutto l’anno (che a breve arriveranno a 600), il 41 % donne e un’età media di 34 anni. Questi i numeri di una forza lavoro che ha un peso importante per questo territorio. A questo si aggiungono i dati produttivi: 31,1 ettari di serre in vetro e acciaio grandi quanto quaranta campi da calcio, 220 chilometri di luci a led per la produzione invernale, 70% di risparmio idrico grazie a impianti che recuperano e riutilizzano l’acqua in eccesso e un altro 70% di risparmio in superficie, calcolando che a un ettaro di serre corrispondono dieci ettari in coltura tradizionale.

Ma l’azienda sembra che non si accontenti di questi risultati, considerato l’imponente impianto geotermico in fase di realizzazione poco distante che, secondo, quanto afferma Sandra Gostner, dovrebbe potrebbe portare a raddoppiare la superficie delle serre (entro il 2026) grazie al calore prodotto.

I pomodori in idroponica di H2orto Bontà sostenibile

La produzione idroponica è totalmente fuori suolo, le piantine di pomodoro (20-30 cm di altezza) arrivano dall’Olanda pronte per essere messe nei substrati di lana di roccia o fibra di cocco e posizionate nelle serre dove rimangono in produzione 11 mesi (1 mese di fermo per la disinfezione delle serre). La produzione è a ciclo continuo, scandita da procedimenti e lavorazioni altamente schematizzati e tecnologicamente avanzati: ancoraggio, defogliazione, irrigazione localizzata, raccolta finale del prodotto da parte degli operatori (manuale con carrelli elevatori).

Le varietà commercializzate, oltre 15 milioni di chili, arrivano prevalentemente sui banchi della grande distribuzione italiana ma anche all’estero. Pomodori a grappolo, pomodoro ciliegino, pomodoro ramato, pomodoro cocktail e l’ultimo nato, il pomodoro Strabena, per il quale l’azienda ha l’esclusiva nazionale. Simone Giusti, grower del gruppo, spiega che “i prodotti nati in produzione idroponica, essendo fuori suolo, nascono senza nickel, una garanzia certificata da un importante organismo di certificazione”.

Strabena alza l’asticella della qualità per la referenza pomodoro

Strabena, è la nuova varietà di pomodoro midi cherry truss di De Ruiter (marchio di Bayer)  di cui l’azienda ha ottenuto l’esclusiva nazionale per coltivazione e distribuzione sul territorio. “Abbiamo scelto di coltivare pomodori perché sono la referenza più coltivata al mondo e ci stanno dando grandi soddisfazioni, ma non ci vogliamo certo limitare a quelli, visto che l’idroponica la stiamo già applicando ad altri ortaggi”, racconta Sandra Gostner.

“Strabena è un pomodoro premium di qualità superiore, dolcissimo, profumato e dalla forma a fragola” dice Davide D’Ignoto, sales manager. Il prodotto, appartenente alla tipologia mini plum-piccadilly, è a grappolo con bacche da 20 – 25 grammi, possiede un alto tenore zuccherino, da 8/9 gradi brix raggiunto dopo numerose prove e presenta una shelf life intorno ai 8-10 giorni.

La scelta del pack, in vaschetta R-pet da 250 grammi (Pet riciclato), è coerente con l’immagine di un prodotto ad alta sostenibilità. L’etichetta narrante racconta della scelta di produrre in serre idroponiche a basso impatto ambientale e sottolinea il risultato ottenuto in seguito ad una scelta accurata tra oltre 300 varietà di pomodoro. Il prodotto è venduto dalla gdo italiana, mentre per l’estero l’azienda conferma accordi con un’insegna austriaca.

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