Il pomodoro è alla frutta

Al Consiglio Ue dei ministri dell’Agricoltura Ue, che si è tenuto oggi, Martina ha invocato misure straordinarie a tutela del reddito degli agricoltori. Una riunione che ha visto, tra i temi più importanti all’ordine del giorno, proprio la gestione delle crisi di mercato, con particolare focus sui settori ortofrutticolo ma anche lattiero-caseario.

L’intervento. “Abbiamo ribadito – ha dichiarato il Ministro – la necessità di intervenire con misure straordinarie per la tutela del reddito dei nostri agricoltori e allevatori. I dati di mercato sono evidenti, con un calo dei prezzi che ci preoccupa. Per questo abbiamo chiesto alla Commissione nuove iniziative concrete. Per il settore ortofrutticolo abbiamo evidenziato anche l’urgenza di un sostegno ai produttori di pomodoro. Due le priorità indicate: aumento del prezzo di ritiro differenziato per tipologie di prodotto, attivazione della clausola di salvaguardia prevista nei trattati bilaterali con i paesi del Nord Africa. Non c’è più tempo da perdere – ha detto il ministro -, vanno create condizioni nuove di intervento nelle crisi. Gli strumenti attuali sono inadeguati rispetto alle necessità delle imprese”.

Le proteste. L’intervento arriva nella stessa giornata in cui a Ragusa, ha avuto luogo una manifestazione di protesta promossa dalle organizzazioni dei produttori del pomodoro ciliegino a causa dei danni causati dall’accordo Euromediterraneo (quello stesso che prevede l’applicazione di clausole di salvaguardia) che, nei fatti, si dimostra sfavorevole per l’intera categoria.«I manifestanti – si legge nel documento ufficiale approvato alla fine della protesta – unanimemente chiedono urgentemente, ora e subito: la dichiarazione dello stato di crisi agricola; l´attivazione delle clausole di salvaguardia previste negli accordi con Tunisia e Marocco; la rivisitazione degli accordi nella struttura tariffaria che regola gli scambi dei prodotti ortofrutticoli a dazio zero e la perequazione delle differenze; l’intensificazione delle misure di controllo alle dogane e dei confini na- zionali ai fini di reprimere l´ingresso illegale dei prodotti ortofrutticoli concorrenziali alle nostre produzioni e che di fatto falsano i dati ufficiali circa la rilevazione delle quote d´ingresso. Attendiamo immediato riscontro».

Le clausole di salvaguardia. In realtà parlare di applicazione delle clausole di salvaguardia è un po’ come farsi una passeggiata bucolica nelle paludi pontine prima della bonifica dal momento che proprio le rotte marittime del mediterraneo, secondo una recente inchiesta del Financial times, si dimostrano tra le meno gestibili da un punto di vista dei controlli. Secondo quanto è emerso dalla ricerca del prestigioso quotidiano economico, più del 40% dei carghi che vi transitano riescono a “sviare” dalle rotte prestabilite e a portare carichi non registrati senza che questo emerga in alcun modo dal vigente sistema di controlli europeo. Anche per questo, nel suo discorso al Consiglio europeo Martina ha sottolineato, insieme ad altri Paesi, la necessità di una scelta più decisa della Commissione con nuove disposizioni europee sull’indicazione dell’origine delle materie prime in etichetta.

L’origine. “Valorizzare l’origine – ha concluso Martina – è fondamentale per salvaguardare il modello agricolo europeo, il lavoro delle nostre aziende e tutelare il consumatore che deve poter scegliere in maniera trasparente e informata”. Il Consiglio dei ministri Ue e la manifestazione odierna di Ragusa arrivano a due giorni di distanza dalla denuncia di Confagricoltura sulla drammatica situazione della filiera del pomodoro da industria per cui sono partite in questi giorni le contrattazioni tra produttori e trasformatori. Prezzi che, sin da queste prime battute, vengono definiti dall’associazione di categoria come “inaccettabili”.

Il pomodoro da industria. “Al Nord – ha sottolineato Marco Nicastro, presidente della Federazione Nazionale dei produttori di pomodoro di Confagricoltura – siamo partiti, per fissare il prezzo di riferimento, da basi che sono inaccettabili tanto sono sotto i livelli di un’equa remunerazione della produzione primaria. Al Sud siamo anche più indietro; la trattativa non decolla, mentre i produttori hanno bisogno di programmare con cognizione di causa.” “Non ci sono mezzi termini – ha proseguito Nicastro –. O si stabilisce un quadro affidabile di regole entro cui muoverci, oppure non ci saranno le condizioni per investire. E non si tratta solo di prezzo; la sostenibilità economica delle produzioni si costruisce anche con intese di filiera che toccano aspetti sociali oggi attualissimi.”

La certificazione. Per Confagricoltura è venuto il momento di chiedere all’industria di trasformazione ed a tutta la filiera distributiva di promuovere una seria “certificazione etica commerciale”, che non si costruisce certo a partire da un prezzo di acquisto palesemente sottocosto. “Noi siamo pronti a questo passo a patto che tali sforzi siano riconosciuti e ci siano le condizioni per un’equa ripartizione del plus di valore aggiunto tra gli operatori di tutta la filiera, dal campo allo scaffale”, ha concluso il presidente della FNP di Confagricoltura.

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome