Importaco, la frutta secca diventa probiotica #vocidellortofrutta

Il direttore Innovazione & Qualità, Teresa Cercós Fortea, racconta come si è arrivati a lanciare sul mercato i primi prodotti arricchiti con tre batteri dei generi Lactobacillus e Pediococcuss. La nutrigenetica l'area di ricerca del futuro

Cresce nel mondo il consumo di frutta secca per i benefici salutistici
Cresce il consumo di frutta secca per i benefici salutistici

Trasformare la frutta secca da prodotto prebiotico a simbiotico, ovvero nel contempo prebiotico e probiotico. Un’autentica innovazione che punta all’alimentazione funzionale e studiata per favorire l’equilibrio del microbiota. Importaco, il più grande gruppo europeo per la produzione di frutta secca ed essiccata, con un volume di oltre 120 mila tonnellate e un fatturato di 661 milioni di euro, di cui fa parte anche l’italiana Besana, ha presentato ad Anuga una gamma innovativa di frutta secca arricchita con probiotici naturali. Teresa Cercós Fortea, responsabile Qualità, ambiente e innovazione di Importaco, ci spiega come si è giunti a questo step avanguardistico.

Come nasce il progetto sulla frutta secca arricchita da probiotici?

Il nostro prodotto è unico sul mercato. In Importaco abbiamo creato una strategia di alimentazione avanzata per dimostrare i benefici del consumo di frutta secca. Sappiamo che ha un buon profilo nutrizionale, ma abbiamo voluto analizzarla da un’altra prospettiva. La nostra analisi intersettoriale ci ha aiutato a capire cosa stanno facendo altri settori, come l’industria farmaceutica.

Il focus del progetto Importaco è sfruttare l’intero potenziale della frutta secca, grazie al fatto che è prebiotica: il suo contenuto in micro e macronutrienti (fibre, calcio, eccetera) la rende buona per il microbiota. I probiotici estratti dalla frutta secca, e aggiunti al prodotto, aiutano ulteriormente il microbiota. In un certo senso siamo di fronte a un cibo simbiotico, perché è un prebiotico e lo stiamo rendendo anche probiotico aggiungendo i suoi stessi batteri. Tra la frutta secca analizzata, hanno avuto maggior successo pistacchi, arachidi, noci, nocciole e anacardi.

Come sono stati sviluppati a livello industriale?

Il direttore Innovazione & Qualità, Teresa Cercós Fortea
Teresa Cercós Fortea

Questo progetto è iniziato con l’analisi di 13 diversi campioni di frutta a guscio. Abbiamo rilevato una presenza minima di Lactobacillus e Pediococcus in alcuni di essi e i campioni con più presenza di questi batteri erano pistacchi, mandorle, noci, arachidi, tra gli altri. Abbiamo isolato i batteri e con tecniche di identificazione molecolare ne abbiamo individuati sei. Abbiamo condotto diversi test per rilevare quali di questi erano probiotici. Infine, tre di loro avevano le caratteristiche necessarie per essere considerati microorganismi probiotici.

Dobbiamo applicare tecniche di bioamplificazione per aumentare il numero di batteri probiotici, che aiuteranno a raggiungere la dose raccomandata. Utilizzando questi risultati, possiamo arricchire con i probiotici i nostri prodotti a base di mandorle e noci. Saranno disponibili in confezioni da 50 grammi in modo da contenere la dose ottimale di probiotici.

Dove saranno distribuiti? Si conserveranno nel fresco?

La distribuzione dei prodotti così arricchiti avverrà nei tradizionali canali di distribuzione della frutta a guscio. Siamo nella fase di prova e attendiamo ulteriori risultati, ma molto probabilmente una temperatura ambiente sarà sufficiente per conservare questi prodotti.

Sono stati svolti studi di laboratorio per dimostrare che i probiotici non vengono eliminati dai succhi gastrici ma arrivano a colonizzare l’intestino?

Sì, il progetto è stato condotto con Darwin Bioprospecting Excellence, una start-up del Parco Scientifico dell’Università di Valencia. Il team che ha sviluppato il progetto ha una comprovata esperienza nella ricerca e sviluppo nel settore alimentare. La caratterizzazione dell’attività probiotica dei tre ceppi si basa su studi preliminari. Importaco sta ora preparando lo studio sull’uomo, che prenderà il via nel 2022.

Che tipo di claim avranno in etichetta?

Le indicazioni che possono essere utilizzate per questi prodotti sono il contenuto di probiotici e il profilo nutrizionale del prodotto (fonte di fibre, calcio…). Il nostro obiettivo è comunicare tutti i vantaggi dei nostri prodotti in diversi canali (non solo nella confezione). Questi prodotti sono unici sul mercato grazie al loro valore nutritivo e ai processi naturali.

Su quali altri progetti Importaco sta lavorando in chiave nutraceutica e funzionale?

Un’area di ricerca è la nutrigenetica per studiare l’influenza del consumo della frutta secca sulla modulazione genetica. Il nostro primo progetto su tale strategia è uno studio condotto con l’Università di Valencia, che esamina l’effetto del consumo di frutta secca nel miglioramento del rischio cardiovascolare e dell’invecchiamento cellulare. Diversi studi dimostrano che il consumo di frutta secca può provocare cambiamenti nel nostro Dna grazie all’alto contenuto in composti bioattivi di alto valore nutritivo. C’è più di un progetto su cui Importaco sta lavorando. Uno di questi è un’ampia analisi sull’impatto del consumo di noci sul rischio cardiometabolico e sull’età biologica. I risultati di questo studio devono ancora essere elaborati e diffusi.

 

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