In crisi l’export dell’ortofrutta: -6,3%. Rivoira: “Aprire nuovi mercati”

Allarme per i dati del 2018 diffusi da Fruitimprese che chiede l’intervento del governo

Il cima mite ritarda la domanda di molti prodotti di stagione, a cominciare dal radicchio
Il perdurare del cima mite ritarda la domanda di molti prodotti di stagione

Soffre l’ortofrutta nazionale. Secondo i dati definitivi del commercio estero ortofrutticolo italiano elaborati da Fruitimprese (fonte Istat) relativi al 2018, l’export ha perso quasi 447.000 tonnellate di prodotto. E si è fermato sotto i 4,6 miliardi (-6,3%). Il saldo economico resta ancora positivo, ma è sceso a 781 milioni (-26,2%), rispetto al miliardo di euro del 2017.

La frutta fresca ha perso 400.000 tonnellate di prodotto: “Mettiamoci anche le nostre mele e pere sulla Via della seta!”

Rivoira vicepresidente nazionale di Fruitimprese, nonché patron dell’omonimo gruppo piemontese
Michelangelo Rivoira vicepresidente nazionale di Fruitimprese, che riunisce 300 aziende ortofrutticole italiane

Andando a vedere nel dettaglio i numeri, sono tutte in negativo le voci dell’export: risultati positivi solo per gli agrumi (+7,1%).

La frutta fresca ha perso 400.000 tonnellate di prodotto e in valore oltre 300 milioni di euro (-11%). “Una perdita grave per tutto il made in Italy, se consideriamo che nei mercati del Far East e del Medio Oriente mancava il prodotto americano, che quest’anno tornerà – è l’allarme di Michelangelo Rivoira vicepresidente nazionale di Fruitimprese –. Servono Tavoli dove le imprese e la politica lavorino insieme per aprire nuovi mercati.

Sento parlare in questi giorni di Via della seta – pungola –. Mettiamoci anche la nostra frutta su questa Via e faremo un reale servizio al Paese. Perché la Cina può esportare in Europa la sua frutta e noi non possiamo portare le nostre pere e mele in Cina?”. Certo ci sono da fare ancora gli accordi fitosanitari per molte delle nostre produzioni, come ricorda Carlo Lingua nell’appello lanciato al ministro Centinaio.

Tra le analisi sui fattori che hanno inciso nei dati negativi, la questione Russia (“mercato perso che non recupereremo mai più”), l’instabilità politica del Nord Africa (“erano nostri buoni clienti”) e la concorrenza dei Paesi dell’Est europeo, “avvantaggiati perché ricevono più aiuti da Bruxelles”.

Il mercato degli agrumi in controtendenza (+7,1%). Opportunità da cogliere con le varietà pigmentate

Salvo Laudani: è membro del Consiglio di Fruitimprese, nonché vicepresidente di Freshfel
Salvo Laudani, membro del Consiglio di Fruitimprese e vicepresidente di Freshfel

Esprime invece soddisfazione Salvo Laudani, membro del Consiglio di Fruitimprese e vicepresidente di Freshfel, per la performance in controtendenza degli agrumi (+7,1). “L’Europa resta la destinazione prevalente del nostro export: Germania, Svizzera e Francia per le arance e Germania, Francia e Austria per i limoni”.

Non mancano però anche risvolti negativi, dal Citrus Tristeza virus alla necessità del rinnovamento varietale. “I nuovi cultivar, specie quelli pigmentati, su nuovi portinnesti tolleranti al parassita, offrono grandi opportunità. Rischiamo di non coglierle, se la nostra filiera agrumicola non accelera, con un piano che  aiuti gli imprenditori agricoli a investire. Gli ettari riconvertiti sono ancora una piccola percentuale”.

Un tema, quello dell’export, già discusso a Berlino allo scorso Fruit Logistica, negli incontri organizzati da Cso Italy all’interno della collettiva italiana.

 

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