Asparago Ue, nuovi sbocchi per l’export e i “big” aumentano le superfici

Prospettive di crescita per il mercato dell’asparago europeo. L’apertura di nuovi e possibili sbocchi per l’export data dal significativo calo dei volumi provenienti dai principali paesi produttori come il Perù o il Messico e, sul fronte interno, i margini di crescita superiori al 50%, stanno spingendo i produttori europei verso il potenziamento delle colture e l’organizzazione dell’attivitá di commercializzazione.

L’Olanda. In Olanda, ad esempio, negli ultimi quindici anni, la superficie coltivata ad asparagi bianchi è passata da 1.230 nel 2000 ad oltre 3.300 ettari nel 2014. Un aumento del 60% che però non ha ancora raggiunto il record del 1963, quando la superficie totale ammontava a 5.100 ettari. Lo stesso trend si registra anche in Germania, principale paese produttore del vecchio continente (per lo più della varietà bianca) che ha aumentato le aree coltivate del 22% portandole a 25mila ettari con previsioni di incremento dell’offerta per la stagione che sta per partire tra il 10 e il 15%.

«Questi dati – ci spiega Lorenzo Bazzana, responsabile economico di Coldiretti – ci dicono che ci sono forti aspettative di crescita dei consumi. L’sparago è uno dei prodotti ortofrutticoli che va in controtendenza rispetto a quelli del settore perche i suoi consumi crescono sia sul fronte della ristorazione che del consumo casalingo. In questo senso va letta la forte attività imprenditoriale che spinge per aumentare le superfici coltivate. Tuttavia non bisogna sottovalutare il rischio che, trattandosi di un sistema non governato, si possa intasare il mercato».

La Spagna. Parte con due settimane di ritardo la campagna europea 2015. In Spagna, i produttori dell’Almeria hanno iniziato a raccogliere da un paio di settimane con 10 giorni di ritardo sulla tabella di marcia a causa delle basse temperature di questa primavera. Un ritardo che per il momento si è tradotto in un incremento dei prezzi di partenza.

«Prima di Pasqua – ha spiegato Massimo Messina, responsabile commerciale di Agrodelis, società di import export di prodotti ortofrutticoli dell’Almeria – i prezzi oscillavano intorno agli 8 euro al chilo a causa del calo dei volumi del 15% determinati dal freddo della primavera che ha bruciato tutta la prima raccolta, ossia quella che va dal 10 al 20 marzo. Soltanto in questi giorni si è abbassata la soglia arrivando intorno ai 3,5-4 euro al chilo».

L’accordo per il 2016. Con l’obiettivo di mantenere dei prezzi fissi per tutta la campagna Agrodelis sta tentando di concludere con otto produttori ortofrutticoli dell’Almeria (della zona di Malaga e Granada), un accordo finalizzato alla creazione di un associazione che li riunisce sul fronte commerciale e che affida ad Agrodelis l’attività di commercializzazione.

«Dovremmo concludere l’accordo – precisa Messina – per giugno o al massimo luglio. Stiamo cercando di mettere insieme circa 100 ettari di produzione di asparagi, pomodori, fragole e altra frutta. L’obiettivo è replicare su tutte queste varietà quello che abbiamo già realizzato sul pomodoro con l’iniziativa Il mio orto produce. In pratica creiamo un contatto diretto tra produttori e mercato di modo che questi possano organizzare la produzione in funzione della richiesta».

I prezzi. Sul fronte dei prezzi, è difficile fare delle previsioni per la stagione 2015 anche se, ad esempio, per l’imminente campagna tedesca, sono previsti incrementi dei prezzi del 10% rispetto ai 6,1 euro al chilo dell’anno scorso dati anche da una nuova politica del lavoro che ha aumentato i salari minimi.

«È difficile fare previsioni – spiega Luciano Trentini, vicepresidente di Areflh e consulente tecnico del consorzio dell’asparago verde di Altedo Igp -. Non è così automatico che l’incremento salariale si traduca in un aumento del prezzo.Il rischio è che, se non si verificherà, i produttori potrebbero non arrivare a coprire i costi. Tuttavia i dati economici ci dicono che quello dell’asparago è un mercato che ha significativi margini di crescita. In Italia, ad esempio, l’indice di penetrazione nel mercato è inferiore al 50%. In pratica questo prodotto viene consumato da meno della metà delle famiglie. La differenza tra Spagna e Italia è che mentre nel primo caso ci sono delle grandi aziende produttrici, in Italia abbiamo un’eccessiva frammentazione data da asparagiaie molto piccole».

Nuovi mercati. «Sul fronte dei nuovi mercati – continua Trentini – abbiamo già delle previsioni di un calo di volumi a livello mondiale perchè nelle zone classiche di produzione come i Perù o il Messico, l’intensificazione produttiva ha determinato un calo di rendimenti sicché potrebbero aprirsi nuovi fronti di mercato e non è da escludere che la Germania, che fino ad ora è stato un mercato importatore per l’asparago, possa progettare di diventare esportatore come ha iniziato a sperimentare l’anno scorso con i primi volumi verso la Francia ed i Paesi limitrofi. Certo si tratta di qualità diverse rispetto a quelle prodotte in Italia e Spagna che naturalmente sono destinate a segmenti di mercato differenti».

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