Allarme clementine: a rischio crisi la filiera italiana

Temperature fuori stagione, l’invasione dei prodotti spagnoli in cerca di nuovi sbocchi dopo l’embargo russo e i prezzi in caduta rischiano di mettere in ginocchio i produttori italiani, sparsi tra Calabria, Puglia, Sicilia e Basilicata.

È l’allarme lanciato da Confagricoltura che chiede l’attivazione di aiuti di emergenza ulteriori alle misure comunitarie per tamponare l’embargo, prospettando come possibile anche la dichiarazione di crisi del mercato per invocare il sostegno di ministero e Comunità europea.

I danni del clima. «Il mercato delle nostre clementine – spiega Nicola Cilento, presidente della cooperativa ortofrutticola calabrese Coab, nonché membro della giunta di Confagricoltura – sta subendo forti colpi innanzitutto a causa delle temperature elevate rispetto alle medie stagionali. Basti pensare che fino al primo dicembre abbiamo registrato delle massime anche di 24 gradi mentre questo tipo di frutto ha bisogno di temperature che oscillano tra i 4 gradi di minima e i 15 di massima. In tali condizioni abbiamo avuto un raccolto che ha problemi di marcescenza che rende difficile il trasporto sulle lunghe percorrenze».

L’embargo russo. Il problema di arrivare ai mercati tradizionali di sbocco (ossia la Germania innanzitutto ma anche Austria, Polonia e in genere tutto il mercato europeo) è inoltre aggravato dalla maggiore aggressività degli esportatori spagnoli che, a causa dell’embargo russo, hanno dirottato le loro esportazioni di clementine (circa il 30% della produzione nazionale) sui mercati europei, riuscendo ad imporsi con prezzi ribassati anche del 30%.

I competitor. «Al di là di ricoscere agli spagnoli – continua Cilento – una maggiore capacità organizzativa, non riusciamo a spiegarci come riescano a proporre prezzi così bassi dal momento che ci sono dei costi di logistica dai quali non si può prescindere. Ci auguriamo in ogni caso che le cose vadano meglio nei prossimi mesi dal momento che adesso le temperature dovrebbero abbassarsi. Contiamo in risultati migliori per la seconda ondata di raccolto relativo a quel 60% di produzione è ancora sull’albero».

Le misure anti-embargo. Insufficienti, conti alla mano, le misure europee per tamponare la mancata rendita data dal’embargo russo e che si quantificano in circa 30 centesimi al chilo a fronte dei circa 12 necessari per produrre. Tolti tutti gli altri costi e stanti i cali dei prezzi con picchi del 35% per via della riduzione dei consumi interni, al produttore non resta nulla.

«Va evitato – conclude Cilento – che si ripeta quanto accaduto per la frutta estiva in cui un pericoloso mix di fattori ed una gestione lenta e tardiva hanno compromesso un’intera campagna Auspichiamo aiuti di emergenza. Potremmo pensare di dichiarare la crisi del mercato per chiedere interventi straordinari alla Comunità europea e al ministero delle politiche agricole. Una strada che però non so quale seguito potrà avere».

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