Almaverde, il bio nel medio periodo è redditizio #vocidellortofrutta

Il direttore Paolo Pari ribadisce i benefici della tecnica di coltivazione, da alcuni rimessa in discussione per i rialzi inflazionistici. In arrivo la produzione primaverile-estiva, con le ciliegie, certificate anche biodinamiche

Paolo Pari, attuale direttore di Almaverde Bio
Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio

È in arrivo a scaffale la produzione primaverile-estiva di Almaverde bio, si comincia con le ciliegie, certificate anche biodinamiche. Ma quanto è sostenibile dal punto di vista economico questa produzione, su cui scommette il Green Deal europeo, alla luce anche della spinta inflazionistica causata dalla crisi energetica legata alla guerra ucraino-russa? Facciamo il punto con il direttore Paolo Pari.

Il ceo di Syngenta, in un’intervista che ha suscitato diverse reazioni, ha detto che il bio avendo meno resa, alla fine consuma suolo e occorre perseguire una terza via, l’agricoltura rigenerativa: è un lusso o ha ragione l’Ue a promuovere il bio e perché non puntare sul residuo zero?

Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio, marchio leader del biologico
Paolo Pari, direttore di Almaverde Bio

Il biologico è un sistema di produzione, non è il prodotto finito. Quest’ultimo è la conclusione di una tecnica di coltivazione che prevede l’esclusione di sostanze chimiche e interventi intensivi sulle coltivazioni. Poi il prodotto che ne deriva non ha logicamente residui perché non usa sostanze di sintesi. Il residuo zero invece le utilizza e guarda poi al risultato di non lasciare residui. Ben venga se i prodotti ortofrutticoli in generale ne sono privi, ma i sistemi produttivi non sono paragonabili.

È alla fine sostenibile il bio?

Nel medio periodo non ci sono sostanziali differenze di rese: gli effetti non sono immediati come i concimi chimici, si deve tenere presente tutto il periodo produttivo, rispettando la fertilità dei suoli. È dimostrato che l’utilizzo intensivo di agrofarmaci fa diminuire la resa produttiva: il terreno non risponde più né la coltura. Il biologico è agroecologia, c’è una differenza valoriale.

Il bio all’estero ha velocità doppia rispetto al mercato interno: il marchio Made in Italy Bio previsto dalla nuova normativa potrà fare da traino?

Ci sono molte imitazioni all’estero dei prodotti italiani, anche nell’ortofrutta ci sono richiami, perché il prodotto tricolore viene vissuto bene fuori dal nostro Paese. Ok il marchio, anche se non so se sarà accettato dall’Ue come eventualmente lesivo della concorrenza. Il consumatore estero è diverso. In Germania, per esempio, il normal trade non è mai esistito: c’è la gdo e i negozi specializzati. C’è una cultura storica sulla sostenibilità e attenzione green. In Italia c’è sicuramente un rallentamento. Il consumatore è molto interessato al sostenibile, ma poi non si traduce sempre in fatti. Trenta milioni di italiani sono interessati al bio, ma l’incidenza di acquisto è del 4%. La pressione inflazionistica e la crisi portano prudenza. La situazione non aiuta.

Quali sono gli ultimi risultati di Almaverde, quali frutti stanno avendo migliori performance?

Un'isola bio in un reparto della gdo
Un’isola bio in un reparto della grande distribuzione

Abbiamo registrato anche noi un certo contenimento delle vendite a inizio anno, non solo in Italia ma anche all’estero per i motivi suddetti. E anche perché ci sono mancati prodotti importanti, come le pere che a inizio anno hanno importante commercializzazione. Prodotti interessanti che stiamo portando avanti sono il kiwi giallo, le fragole che hanno avuto  buona performance, gli asparagi. Sull’estero l’uva senzi semi ha dato ottimi risultati. Auspichiamo una buona campagna sul prodotto estivo, ciliegie, pesche e nettarine, albicocche; contiamo di fare una buona offerta qualitativa di meloni. Speriamo non ci siano fenomeni perturbanti di tipo atmosferico e sanitario. Cominciamo ora con le ciliegie. Arrivano a scaffale a giorni con le prime varietà precoci. Seguiranno alcune varietà interessanti con alto grado brix che danno ottimi risultati e abbiamo anche in biodinamica. Noi facciamo innovazione di prodotto e se l’abbiniamo al plus del bio otteniamo un binomio vincente.

L’Italia è prima al mondo per export del prodotto biodinamico: come si sta muovendo Almaverde su questo terreno?

Ciliegie a marchio Almaverde Bio
Ciliegie Almaverde Bio

È la quintessenza del bio: sono tecniche agronomiche che partono dal bio. Non essendoci una normativa europea, si basa su certificazioni private. I nostri prodotti sono certificati Verdea dal 2020. Abbiamo una gamma  abbastanza completa e continuativa, siamo all’inizio per i volumi, la stiamo diffondendo soprattutto nelle Isole Almaverde Bio distribuite in 44 punti della vendita della gdo e in un paio di insegne: c’è curiosità.

Come stanno andando le Isole Almaverde Bio?

Siamo contenti del progetto, abbiamo messo a punto diversi format funzionali a diverse realtà. Operando nella maggioranza dei casi in centri commerciali, abbiamo avuto periodi critici: con le chiusure delle gallerie molti punti di vendita sono andati in crisi, ma ora ci stiamo riprendendo e il 2021 è stato buono.

 

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