Coldiretti, rischi per l’ortofrutta senza accordo con l’Ue sulla Brexit

Il comparto è al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna

Il neopresidente nazionale dell'associazione Coldiretti, Ettore Prandini
Il presidente nazionale di Coldiretti, Ettore Prandini

Timori per gli effetti della Brexit sull’agroalimentare italiano senza il raggiungimento di un accordo con l’Ue. “In un momento di recessione economica globale il vecchio continente non può permettersi una guerra commerciale ma va percorsa fino in fondo la via del dialogo nell’interesse di cittadini ed imprese” ha ammonito il presidente della Coldiretti Ettore Prandini.

Mancata tutela dei prodotti Dop/Igp, ostacoli all’export, etichetta nutrizionale a semaforo: tanti i pericoli

L’allarme di Coldiretti è in riferimento all’ultimatum lanciato dal premier britannico Boris Johnson sul negoziato con l’Unione europea per la Brexit (dead line il 15 ottobre). “La Gran Bretagna rischia di diventare il porto franco del falso Made in Italy in Europa per la mancata tutela giuridica dei marchi dei prodotti alimentari italiani a indicazioni geografica e di qualità (Dop/Igp) che rappresentano circa il 30% sul totale dell’export agroalimentare tricolore Oltremanica -spiega in una nota Coldiretti-. Il made in Italy resterebbe senza protezione europea e subirebbe la concorrenza sleale dei prodotti di imitazione realizzati Oltreoceano e nei Paesi extracomunitari come dimostrano le vertenze del passato nei confronti della Gran Bretagna”.

Al secondo posto tra i prodotti agroalimentari italiani più venduti in Gran Bretagna c’è l’ortofrutta trasformata, come i derivati del pomodoro con 329 milioni di euro. Le forniture agroalimentari made in Italy stimate nel 2019 sono state pari a circa 3,4 miliardi di euro e classificano la Gran Bretagna al quarto posto tra i partner commerciali del Belpaese nel settore, preceduta da Germania, Francia e Stati Uniti.

“A pesare sui rapporti commerciali c’è anche la minaccia di ostacoli amministrativi alle esportazioni, che scatterebbero con il nuovo status di Paese Terzo rispetto all’Unione Europea -fa notare Coldiretti-. Il rischio è che si affermi  in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole alle esportazioni agroalimentari italiane, come ad esempio l’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in gran parte dei supermercati inglesi. E che boccia ingiustamente gran parte del made in Italy a denominazione di origine (Dop), compresi prodotti simbolo”.

 

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