Produzione italiana di pere in calo

Yellow pears in a basket isolated on white background

La raccolta di pere in Italia è conclusa. Nel 2016 si è registrato un calo produttivo del 10% con punte di meno 15 per cento per la varietà Abate rispetto all’anno precedente. Un primo bilancio della campagna pere lo ha tracciato Giancarlo Minguzzi, presidente della Op (Organizzazione di produttori) Minguzzi di Alfonsine (RA) e di Fruitimprese Emilia Romagna, l’associazione che riunisce le grandi imprese private commerciali dell’ortofrutta (per un fatturato globale di 900 milioni di euro l’anno e il 60% di export) dell’Emilia Romagna, regione che detiene il 65% della produzione nazionale. “Si sono confermate le previsioni di produzione europee – dice Minguzzi – . E’ stata una annata di produzione assolutamente non eccedentaria in tutta Europa con valori al di sotto della media degli ultimi 5 anni”.

Il dato positivo è nella ripresa dei consumi di pere sia fresche che trasformate negli ultimi anni. In particolare la Abate coltivata solo nel triangolo Bologna-Modena-Ferrara e prodotto di punta della produzione regionale. Il calo dell’offerta in tutta Europa ha contribuito a vivacizzare gli scambi, grazie anche all’elevato livello qualitativo della produzione italiana con calibri e grado zuccherino tornati su buoni livelli.

Di questo trend hanno beneficiato le varietà estive come Carmen e Santa Maria con prezzi di circa 10 centesimi superiori allo scorso anno. “Quanto alle William – aggiunge Minguzzi – pur essendo state di calibro medio superiore allo scorso anno, non registrano prezzi superiori poiché sono state un po’ trascurate dalla Gdo europea”.

“Discorso diverso per la regina delle pere, la Abate, il cui raccolto è stato inferiore allo scorso anno. Il mercato è partito un po’ lento, ma si attendono prezzi uguali o superiori allo scorso anno, mediamente superiori di 10 centesimi al chilo rispetto al 2015. Anche il raccolto delle pere Kaiser è stato di ottima qualità con calibri superiori allo scorso anno”.

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