Don Camillo, +15% di meloni e angurie grazie al clima #vocidellortofrutta

L’ad Andrea Benelli traccia il bilancio di una campagna positiva per la Op: “Ma siamo nella morsa tra aumento dei costi e non adeguamento dei prezzi di vendita”

Andrea Benelli, ceo Agricola Don Camillo
Andrea Benelli, ad Agricola Don Camillo

Nata nel 2005, Agricola Don Camillo è un’Op che raggruppa 55 soci sparsi in tutta Italia, con focus su Sicilia, Puglia, Emilia e Lombardia. Tre stabilimenti, 350 persone impiegate. Il melone è il core business: da solo sviluppa il 60% del fatturato, che è quasi 62 milioni di euro (dato 2021), di cu il 14% maturato con l’export. L’altro prodotto estivo importante è l’anguria, cui si aggiungono zucchine, zucche, arance e clementine. Per l’85% la destinazione è la gdo, come racconta l’Ad Andrea Benelli.

Come si presenta quest’anno la campagna di angurie e meloni?

il Melone, un marchio di Agricola Don Camillo
il Melone Don Camillo

Come tutti gli anni, con alti e bassi: il nostro prodotto è così. Il consumo del melone liscio è in aumento, è un prodotto che il consumatore trova sempre buono. E si comincia ad apprezzarlo anche nel Centro-Sud Italia dove fino a qualche anno fa era sconosciuto. Per l’anguria facciamo due tipologie, senza semi e mini angurie. Per quest’ultime il consumo è in aumento nel periodo dove non ci sono sul mercato altre varietà: da metà aprile a metà giugno sono apprezzatissime.

Come volumi c’è incremento rispetto allo scorso anno?

Siamo in aumento del 15% per entrambe le produzioni. Per i meloni siamo oltre i mille ettari; per le angurie siamo intorno ai 400 ettari. Le aree di coltivazione sono in tutta Italia, dalla Sicilia, Puglia, al Nord Italia. Abbiamo diversi brand, da Cometa per la mini anguria, a Camilla per l’anguria nera senza semi, il Melone per il retato, Lelis per il liscio. Il brand è un modo di differenziarsi e fa capire che è qualcosa di diverso.

Il caldo ha influito sulle vendite di meloni e angurie?

Il clima ha aiutato la produzione e ha aumentato i consumi: sono prodotti estivi. Dal punto di vista qualitativo invece non ha riflessi. Siamo però in una morsa tra aumento dei costi e non adeguamento dei prezzi di vendita.

Dove incidono gli aumenti e come li gestite?

Anguria mini a marchio Cometa, Agricola Don Camillo
Anguria mini Cometa Don Camillo

C’è un aumento dei costi di produzione e di confezionamento. Per la parte agricola incidono fertilizzanti, plastica, che usiamo per coprire il terreno e il prodotto, e l’energia. Per il magazzino, imballaggi e trasporti. Parliamo al vento perché si continuano a vedere offerte sottocosto che non considerano quello che sta dietro. Facciamo prodotti premium e vogliamo uscire da questa logica del prezzo basso a tutti i costi.

Quattro anni fa abbiamo lanciato un progetto sul residuo zero e oggi abbiamo una parte di produzione senza residui su meloni, angurie e zucche e usiamo molti meno fitofarmaci. Gli stabilimenti sono quasi autonomi dal punto di vista energetico: sui tetti abbiamo complessivamente 1 megawatt di fotovoltaico: su Brescello sono 970 kw, su Massafra 340 kw (non c’è ancora su Ispica).

Permane il problema di mancanza di manodopera?

C’è e ci sarà sempre. Non è ammissibile che chi lavora in campagna a 40-50 gradi poi venga pagato 6,5 euro l’ora, la metà del lavoratore dell’industria: contrattualmente è il meno pagato d’Italia. Bisogna cambiare i contratti nazionali ma poi non si può voler vendere sotto l’euro. La coperta è corta. Noi da sempre investiamo nell’automazione e meccanizzazione ma la manodopera serve tanto.

Come affrontate il problema della siccità e cosa fate per il risparmio idrico?

Melone liscio Lelis Agricola Don Camillo
Melone liscio Lelis Don Camillo

Da sempre utilizziamo microirrigazione, l’unico modo per non sprecare acqua. Sui meloni la fanno quasi tutti: su angurie e zucche non tutti, perché l’impianto è  un investimento. Ma poi si usa un quinto dell’acqua.

Come sta andando l’export?

Esportiamo sia meloni che angurie in tutta Europa, tranne i Paesi produttori, Francia, Spagna e Grecia. Quest’anno la campagna è più o meno quella della scorsa stagione. Il Centro-Nord Europa ha variazioni climatiche e quando scende la temperatura i consumi si fermano e anche lì ci sono alti e bassi. Poi sull’export chi decide è la Spagna: se ha prodotti in abbondanza, vende lei. Altrimenti si apre lo spazio per noi.

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