L’innovazione delle etichette compostabili per la frutta

Una scelta sempre più apprezzata da consumatori e aziende per ridurre la plastica monouso

Il bollino di smaltimento compostabile sulla frutta
Il bollino compostabile sulla frutta

Il mantra non arriva solo dalla spinta delle normative Ue, dalla direttiva Sup al regolamento sugli imballaggi e rifiuti da imballaggi (Ppwr), ma anche dai desiderata dei consumatori, sempre più attenti alla sostenibilità. Ridurre la plastica monouso è un target del Green Deal. Un ruolo sempre più importante, in questo contesto, è svolto dalle etichette compostabili certificate: originariamente concepite per identificazione e branding, oggi rappresentano una piccola ma efficace innovazione nel confezionamento di frutta e verdura.

Il modello Sinclair

Il modello Sinclair T55, per esempio, offre una soluzione pratica e scalabile che riduce la dipendenza dalla plastica senza compromettere le prestazioni. Queste etichette possono essere certificate per il compostaggio domestico (Ok compost Home) o per impianti industriali (Ok compost Industrial), a seconda della certificazione ottenuta. “La sostenibilità può iniziare dai dettagli più piccoli. Anche un’etichetta adesiva su un frutto può contribuire a costruire un’economia circolare” ha dichiarato Duncan Jones, direttore senior del marketing di Sinclair.

Le etichette conformi agli standard Tüv Austria offrono diversi vantaggi: riducono i rifiuti di plastica su larga scala, facilitano lo smaltimento da parte dei consumatori, che possono compostarle insieme alle bucce, mantengono efficienza nella catena di approvvigionamento (durata e velocità di applicazione).

Adottare queste soluzioni aiuta le aziende a rispettare i principi dell’economia circolare e a rispondere alle aspettative dei consumatori. Sondaggi globali di McKinsey indicano che, oltre al prezzo e alla qualità, riciclabilità e compostabilità sono tra le caratteristiche più apprezzate, soprattutto per frutta e verdura. Senza dimenticare che i quadri normativi Ue vanno in una direzione chiara e anticipare i requisiti è una scelta lungimirante (in mercati come l’Australia ci sono proposte di divieto delle etichette non compostabili).

Le sfide della plastica riciclata

La plastica riciclata è spesso più costosa di quella vergine a causa dei costi di raccolta, selezione e pulizia. Il sistema di riciclaggio europeo presenta ancora inefficienze: materiali compositi complessi e infrastrutture non uniformi tra Stati membri rendono difficile un riciclo efficace.

Nel 2023 la media dell’Ue nel riciclo degli imballaggi in plastica è stata del 42,1%, in crescita rispetto al 38,2% del 2013. L’Italia si distingue con circa il 49% di riciclo della plastica da imballaggio, sopra la media Ue ma ancora sotto l’obiettivo europeo fissato al 55% entro il 2030. Paesi come Belgio e Lettonia superano il 59%, mentre Francia e Ungheria restano sotto il 26%.

Negli Stati Uniti, il tasso nazionale di riciclaggio degli imballaggi in plastica è circa il 13% e il riciclo complessivo della plastica si attesta intorno all’8–9%, a causa di regolamentazioni frammentate e flussi di riciclo ad alta contaminazione. La plastica vergine rimane spesso più economica della plastica riciclata per via dei bassi prezzi del petrolio e dei costi di raccolta e trasformazione.

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