Tracciabilità completa per Consorzio Marche Biologiche

Cresce e si diffonde cospicuamente l’agricoltura biologica nelle Marche: da produzione di nicchia si conferma settore trainante dell’agricoltura regionale con 52mila ettari circa di Sau (pari all’11% della superficie agricola utilizzata) e oltre 2mila aziende agricole coinvolte. Nonostante una flessione del 3,7% della spesa nel settore agroalimentare, nel primo semestre del 2013 gli acquisti domestici di biologico confezionato sono aumentati dell’8,8% in valore su scala nazionale.

Con la crescita della domanda aumentano anche le frodi alimentari relative alla commercializzazione di materie prime biologiche, un fenomeno che innesca una doppia richiesta di tutela, sia da parte degli agricoltori biologici sia da parte dei consumatori finali. Entrambi vittime, penalizzati dal punto di vista commerciale e salutare, chiedono più trasparenza dei processi, informazioni precise sulla filiera produttiva, affidabilità etica e ambientale degli alimenti.

A questo proposito le cooperative socie del Consorzio Marche Biologiche (Gino Girolomoni Cooperativa, Italcer, La Terra e il Cielo Cooperativa, Montebello Cooperativa e Terra Bio) da tempo si adoperano per garantire procedure di attenzione alla qualità nell’intero processo produttivo, dalla semina al prodotto finito. Etichettano i loro prodotti con informazioni dettagliate sui produttori, le loro aziende, le varietà vegetali coltivate, le tecniche di coltivazione, i territori di provenienza. Confezionano in sacchetti trasparenti che rivelano il contenuto interno, garantendo al contempo un’ottima conservazione e il mantenimento dei princìpi nutritivi. Vantano sistemi di tracciabilità informatizzata delle merci in entrata e in uscita, fornendo una doppia certificazione: di biologicità e di provenienza del prodotto. Sottopongono, infine, l’intero processo a certificazioni nazionali e internazionali, a seconda del paese di destinazione.

«È sempre più evidente che per garantire la veridicità delle produzioni biologiche – aggiunge Francesco Torriani, presidente del Consorzio Marche Biologiche – occorre sviluppare di più le sinergie possibili tra metodo produttivo e filiere produttive locali, esclusivamente dedicate al metodo biologico, come già si sta facendo da alcuni anni in diverse realtà produttive a partire da quelle operanti nella nostra Regione. Tali esperienze di filiera biologica vanno promosse e incentivate nell’ambito dei nuovi Piani di sviluppo rurale al fine di favorire la conversione delle aziende agricole italiane al metodo biologico e quindi rispondere adeguatamente alla crescente domanda di materia prima biologica. È  manifesto, inoltre, che anche il sistema di controllo e certificazione previsto per le importazione dai paesi terzi vada celermente rivisto rendendolo più rigido, prevedendo anche una valutazione preventiva del rischio frode, in quanto non sono più tollerabili truffe alimentari di tale entità».

Se questo articolo ti è piaciuto e vuoi rimanere sempre informato iscriviti alla newsletter gratuita.

1 commento

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome