Melone mantovano, dopo l’Igp arriva il consorzio di tutela

Dopo il riconoscimento dell’Igp lo scorso settembre e il premio ricevuto a Cibus dal ministro dell’Agricoltura Martina, il melone mantovano sta ponendo le basi per la definitiva consacrazione come prodotto di qualità: l’associazione che riunisce una quarantina di produttori sparsi tra Emilia e bassa Lombardia, ha avviato le pratiche per cambiare la denominazione e lo statuto, al fine di diventare un consorzio di tutela.

«In questo modo potremo far conoscere meglio il nostro prodotto ai consumatori e difenderlo dai tentativi di contraffazione – spiega il presidente del consorzio Mauro Aguzzi – se almeno il 60% delle aziende certificate Igp aderirà al progetto, entro luglio l’iter dovrebbe essere completato».

Quasi una formalità, perché nel 2014 il consorzio prevede di raddoppiare la quantità certificata dato che oltre agli storici produttori Aguzzi, Nadalini, Bellaguarda e Francescon, si sono aggregati nuovi soci produttori.

Il nuovo soggetto potrà accedere ai fondi messi a disposizione dall’Ue per la promozione e avrà le porte aperte a mercati solitamente complicati da aggredire.

Intanto la campagna 2014 del melone è in pieno svolgimento, con un prodotto di ottima qualità, ma a prezzi più bassi rispetto alla media per due motivi: i consumi sono in calo e il raccolto in serra è maturato in anticipo di almeno una settimana rispetto alla norma, creando un accavallamento con i meloni siciliani.

«Ma non siamo preoccupati per questo – spiega Aguzzi – quest’anno la produzione è leggermente inferiore al solito, quindi alla lunga i prezzi reggeranno. Quello che ci interessa è aiutare i consumatori a riconoscere il nostro prodotto. Il melone mantovano è conosciutissimo dagli addetti ai lavori, ma poco da chi fa la spesa. È un problema di imballaggi, sulle confezioni c’è scritto semplicemente “origine Italia”, poi ci sono i bollini ma si possono staccare facilmente. Dobbiamo fare di più per la promozione».

Il melone mantovano Igp viene coltivato su una superficie di 2.300 ettari con una produzione media di 300 quintali per ettaro. Il 25% del raccolto è destinato all’export, soprattutto nei paesi del Nord Europa. Tra gli obiettivi del consorzio c’è quello di consolidare i mercati dove il melone mantovano è già presente, dato che c’è da contrastare la concorrenza della Spagna. Il progetto più ambizioso guarda a Oriente, alla Cina, primo produttore al mondo di questo frutto. Anche se quelli cinesi hanno caratteristiche diverse rispetto ai meloni italiani. «Tutto dipenderà dal prezzo – chiarisce il presidente del consirzio – per spedire in Cina per via aerea si spende circa un euro al chilo, quindi il mercato deve reggere un certo tipo di quotazioni».

Per quanto riguarda le sperimentazioni in campo, sulle coltivazioni del consorzio si stanno testando prodotti naturali contro l’oidio, in collaborazione con l’Università di Bologna.

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