Pugliese, Conad, auspica l’alleanza tra i buoni lungo la filiera ortofrutticola italiana

Maggiore attenzione alle produzioni italiane, semplificazione e innovazione nella gestione logistica per competere, ma alla base deve esserci il gusto, non si può vendere frutta che sa di patata

Un comparto dalle grandi potenzialità, che soffre però di alcuni deficit strutturali, primi tra tutti un’eccessiva frammentazione delle filiere, la mancanza di grandi piattaforme logistico-distributive, la difficoltà tutta italiana di fare sistema. Per non parlare della scarsa competitività delle nostre aziende, appesantite da costi energetici e di manodopera superiori a tutti i paesi comunitari, visto che è più efficiente fare viaggiare merci da Milano a Oslo che da Catania a Napoli.

È questo, in sintesi, il ritratto della filiera ortofrutticola nazionale tracciato venerdì 14 giugno dall’amministratore delegato di Conad, Francesco Pugliese, alla tavola rotonda “Dialogo con le meraviglie del Paese”, organizzata a Forlì nell’ambito del Grande Viaggio Insieme. Un ritratto che, purtroppo, per gli addetti ai lavori non svela nulla di nuovo, ma che -secondo il tipico approccio di Pugliese– si apre a nuove soluzioni.

La filiera si assuma le proprie responsabilità

“Oggi siamo a Forlì -ha aggiunto l’Ad di Conad- per parlare della filiera ortofrutticola perché siamo convinti che per operare eticamente bisogna costruire alleanze tra buoni. Che non devono stare zitti sui problemi, altrimenti i cattivi prevalgono. Dobbiamo, invece, scacciare i farabutti. Assumendoci tutti, lungo la filiera, le nostre responsabilità: la grande distribuzione, che deve essere più efficiente in termini di sua logistica, ma anche i produttori e le Istituzioni alla stessa maniera. Perché capisco che quello che è stato fatto in Emilia Romagna funziona, ma noi lavoriamo su tutto il territorio nazionale e la filiera pure. A me non sta bene che un settore così importante e nervo della spina dorsale italiana le regole debbano essere 20 per quante sono le Regioni. Perché questo non contribuisce a far sviluppare il Paese, ma ci rende tutti più poveri”.

Insomma, chi si assume le responsabilità ed è capace di fare autocritica (e riconoscere le criticità del contesto nel quale opera) può vincere la sfida del mercato, ma “il vero problema di chi ha successo è avere la capacità di farselo perdonare e continuare ad operare con umiltà. Perché, quando sei arrivato alla maturità, devi pensare a come sviluppare ancora il tuo business -ha avvisato Pugliese-. Ecco, l’ortofrutta è in una possibile crisi di maturità”.

Tra qualità e sicurezza, un accenno ad Auchan

L’ortofrutta italiana per Conad rappresenta il 90% del reparto, in Auchan si scende al 60%

“Finché ci saranno distributori italiani che negli assortimenti privilegiano la produzione agricola italiana, ci possiamo salvare -ha aggiunto Pugliese-. Ve lo dico perché sto guardando i numeri dell’azienda francese: storytelling a parte, l’ortofrutta italiana per Conad rappresenta il 90% del reparto, in Auchan si scende al 60%. Non c’è solo un problema di competizione delle produzioni, ma bisogna tenere in considerazione un consum-attore, che non capisce perché i prodotti sostenibili, sani, biologici debbano costare molto di più rispetto agli stessi prodotti provenienti dall’estero”.

Per Pugliese non è la gdo che affama il settore agricolo: “Diciamolo chiaramente, noi chiediamo più efficienza, ma per il sistema produttivo siamo un’opportunità perché in questa partita la gdo può dare un contributo fondamentale, impegnandosi per mantenere alta la qualità dei prodotti italiani e promuovendo nel contempo innovazione e sostenibilità sociale. Per questo, Conad ha scelto di avere rapporti diretti con i suoi fornitori, bandendo le aste a doppio ribasso. Nella consapevolezza che il rispetto dei requisiti di sicurezza e qualità impone costi maggiori, ma che per immettere sul mercato un prodotto competitivo le aziende devono essere in condizione di investire in ricerca, controlli, sviluppo, sicurezza dei lavoratori”.

Superare la piaga del caporalato, senza false giustificazioni

Da qui al caporalato, il passo è stato breve. “Sono convinto di avere i migliori fornitori di ortofrutta, ogni anno spendiamo milioni di euro per andare nelle aziende a verificare il rispetto delle regole e in 15 anni non abbiamo mai rilevato irregolarità, però noi possiamo andare due volte l’anno! Invece, ci sono baraccopoli con persone che fanno una sorta di transumanza in giro per l’Italia seguendo le tappe dei raccolti. Non vorrei che la risposta alle inefficienze del nostro Paese, che determina livelli di costi più alti e mancanza di competitività, arrivasse a giustificare tutto ciò, perché se tutto funzionasse nella maniera corretta l’Italia sarebbe ancora meno competitiva”.

Pugliese infine si rivolge così ai produttori: “Noi ci possiamo impegnare a distribuire la frutta in maniera efficiente ed efficace, ma non possiamo avere bella frutta che sa di patata, stiamo perdendo il gusto ed è questo è il problema maggiore”.

Il Grande Viaggio Insieme fa tappa a Forlì nel cuore della regione frutticola per eccellenza

Nella due-giorni romagnola Conad ha presentato i risultati dello studio socio-economico sul comparto dell’ortofrutta e sulle dinamiche che ne regolano il funzionamento affidato all’istituto di ricerca Aaster.

Sul palco insieme a Pugliese, Simona Caselli, assessore all’Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, i rappresentanti di alcune delle realtà di punta del settore ortofrutticolo emiliano romagnolo: Lauro Guidi, presidente del Consorzio Agribologna, Roberto Guidi, della Società Guidi di Roncofreddo, Mirco Zanelli, direttore commerciale di Apofruit, Vincenzo Colla, vicesegretario generale Cgil, e Francesco Avanzini, presidente di Cpr System e direttore generale operativo di Conad, che si è lasciato sfuggire la prossima sostituzione delle cassette Cpr. Anche se non ha voluto aggiungere di più: dovrebbe cambiare il colore, saranno più leggere, ma soprattutto agevoleranno la logistica. Una rivoluzione da fare gradualmente insieme alle aziende clienti.

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